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Articoli filtrati per data: Aprile 2022

Fog Festival e altre notizie

Nell'ambito di FOG Performing Arts Festival di Triennale Milano

sabato 30 aprile alle ore 19.30 

durata 15’ + 15’ + 15’ + 15’ (con intervalli) 

Camilla Monga / Chiara Bersani / Philippe Kratz / Virna Toppi  

SWANS NEVER DIE

“La morte del cigno continua a intrecciare passato, presente e futuro, e a nutrire gli immaginari di generazioni di artisti.”

Progetto Swans never die 

Cosa resta oggi di un’opera coreografica considerata una pietra miliare della storia della danza occidentale del XIX secolo? In che forme e in quali corpi è sopravvissuta nel tempo? Chi ne raccoglie l’eredità e perché? Come risuona nei coreografi di oggi e che valori può trasmettere in futuro? 

Da queste domande nasce il progetto Swans never die, condiviso e promosso da una rete di soggetti – di cui Triennale Milano Teatro è parte – che hanno deciso di unire idee e progettualità intorno al solo La morte del cigno, considerato un pezzo fondamentale della storia della danza.

Il progetto invita il pubblico a pensare a questo solo come a un’opportunità per conoscere stili, tecniche, identità e culture.

Info e acquisto biglietti su

triennale.org

 

 #backstage

Edoardo II, nuova produzione del Teatro Out Off, in collaborazione con Ensemble Teatro, è un allestimento multidisciplinare basato sulla compresenza di puro testo, immagine filmica e rappresentazione dal vivo.

Ecco un po' di foto del backstage dei video che vedrete in teatro. Le location sono castelli e vecchi manieri che ricordano le atmosfere shakespeariane.

EDOARDO II sarà in scena al Teatro Out Off dal 10 al 29 maggio

 

Teatro Carcano

TRIPLE BILL

28 aprile ore 20.30

Apertura alle differenze, ricerca artistica, danza, innovazione si fondono nel lavoro di tre grandi compagnie nazionali e internazionali in Triple Bill, un inedito trittico che arriva al Teatro Carcano nella più ampia programmazione di PRESENTI ACCESSIBILI, evento italiano organizzato da Oriente Occidente, Ministero della Cultura e Regione Lombardia all'interno della rete Europe Beyond Access, il più grande progetto al mondo sull'accessibilità dell'arte e della cultura. 

Sul palco: Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto e SkånesDansteater con due duetti e Candoco Dance Company con un pezzo della grande Trisha Brown.

Info e prenotazioni Tel. 02 55181362

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Una via per Gianni Sassi

"Una via per Gianni Sassi" è l'iniziativa che intende sollecitare il Comune di Milano affinché intitoli una via a Gianni Sassi (1938–1993),

 geniale agitatore culturale della città.

L'iniziativa è nata qualche mese fa su spinta di Monica Palla, consulente in comunicazione e immagine culturale e aziendale, che di Gianni Sassi è stata braccio destro, e sostenuta da un comitato promotore composto da Aldo Colonetti (filosofo, storico e teorico dell’arte del design e dell’architettura), Gino Di Maggio (gallerista, editore, creatore e Presidente Fondazione MUDIMA), Eugenio Finardi (cantautore), Paola Nobile (imprenditrice culturale) e Stefano Senardi 

(produttore discografico e direttore artistico). 

Gianni Sassi è stato uno dei "milanesi eccellenti" a cui il Teatro Out Off ha dedicato un'ampia retrospettiva. 

 

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Andar per borghi

Edo Bricchetti presenta il suo libro Borghi milanesi del Naviglio Piccolo

Sabato 30 Aprile alle ore 16:30 presso la Biblioteca Niguarda in Via Passerini, 5, Milano

Un suggestivo “tour virtuale” alla riscoperta dei cinque storici borghi milanesi lambiti dal Naviglio Martesana:

Greco, Turro, Gorla, Precotto, Crescenzago, fra storia, arte e memorie.

Con proiezione di immagini e reading

Ingresso gratuito

Prenotazione obbligatoria chiamando il numero 02 88462542 (Biblioteca)

Green Pass rafforzato e mascherina FFP2 obbligatori 

 

Dal Blog: Rock targato Italia

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Recensione di “Vincere perdendo”, romanzo di Marco V.Ambrosi articolo di Roberto Bonfanti

Abbiamo sempre conosciuto Marco Ambrosi come eccellente chitarrista dall’anima folk e la mente aperta (prima con i Rosaluna, poi con i Nuju e i La Rosta, per citare le esperienze più significative), ma negli ultimi anni abbiamo avuto modo di apprezzarlo anche come attento operatore culturale con progetti come l’antologia “L’altro allo specchio” da lui ideata e coordinata. Quello che ancora non avevamo avuto modo di approfondire (se non per un racconto pubblicato proprio nell’antologia appena citata) è il suo lato da narratore puro, che trova finalmente spazio nel suo romanzo d’esordio da poche settimane pubblicato da Leonida Editore.

“Vincere perdendo” è un libro che scorre in modo apparentemente leggero ma per nulla banale. Racconta le vicende della squadretta di calcio giovanile di un paesino ai margini della provincia calabrese nella stagione 1992/93, ma ancora di più l’intreccio di giovani vite che si snoda attorno a quell’esperienza e il modo in cui quell’annata segnerà in modo indelebile le esistenze dei protagonisti. Un racconto che riesce a restituire con grande naturalezza il profumo di quegli anni, tratteggiando benissimo il contesto sociale dell’epoca e il modo in cui lo sport, la musica e i buoni maestri possono contribuire alla crescita umana di un gruppo di giovani alle prese con la scoperta del mondo e di sé stessi.

Per chi negli anni in cui è ambientata la vicenda aveva, proprio come i protagonisti della storia narrata, fra i tredici e i quindici anni, il libro non può che avere il sapore di un piacevolissimo viaggio nel tempo per riassaporare l’epoca delle prime idealistiche prese di coscienza politiche, le prime cotte giovanili e le prime grandi scoperte musicali, ma anche per tutti gli altri il romanzo si presenta come una lettura estremamente piacevole piena di riflessioni sulle dinamiche dell’esistenza, sull’attaccamento alle proprie radici e sui concetti stessi di vittoria o di sconfitta tanto nella vita quanto su un campo da gioco.

Roberto Bonfanti
[scrittore e artista]

www.robertobonfanti.com

blog www.rocktargatoitalia.eu

 

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"OGGI E' DOMENICA" Il nuovo singolo di ANDREADIECI

In Radio e in tutti i Digital Stores

“Oggi è domenica”

Il nuovo singolo di ANDREADIECI

Pubblicato dall’etichetta: Terzo Millennio Records

Ascolta in streaming: https://frontl.ink/jrznzn0

 “Oggi è domenica” è il titolo del nuovo singolo del cantautore ANDREADIECI, disponibile a partire da oggi 22 aprile in Radio e in tutti i Digital Stores.

Abbandonate le sonorità raccolte e le riflessioni intimiste di “Un secondo”, l’artista propone qualcosa di completamente nuovo: un brano ballabile e spensierato, nel quale il desiderio di trascorrere una notte libera dai problemi fa da contraltare alla delusione d’amore appena vissuta.

Ritrovarsi con gli amici al bar, abbandonarsi allo svago che una notte tutta da bere può garantire, diventa quindi una via di fuga dai problemi di quella quotidianità che, al calar del sole, passa in secondo piano, anche soltanto per qualche ora.

«È ora di ubriacarsi! Per non essere schiavi martirizzati dal Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare», scriveva Baudelaire (Ubriacatevi! in Lo Spleen di Parigi); e sfuggire alla schiavitù del Tempo è proprio ciò che l’artista cerca di fare: con il vino, in questa domenica senza pensieri, e con la poesia, mettendo in parole e musica i suoi problemi quotidiani, che si elevano così a una dimensione artistica.

BIOGRAFIA

ANDREADIECI, nome d’arte di Andrea Di Lauro, nasce a Milano il 28 gennaio 1976. Se Andrea è il nome di famiglia, il suo nome d’arte invece nasce da un augurio per il suo futuro, il numero 10 ha molti significati: è il numero che artisticamente meglio si adatta alla sua persona, che riflette la fiducia in sé stessi perché è il numero dei campioni; è anche simbolo di moltitudine perché simboleggia un tratto della sua personalità, quello di saper imitare molte voci.

Fin dal suo approccio alla musica in età adolescenziale, si capisce che Andrea ha il potenziale di un artista poliedrico: all’ascolto di musica rap, soprattutto dei brani dei sottotono e degli Articolo 31, affianca quello di Antonello Venditti, Claudio Baglioni e Alberto Camerini.

Conosce la musica americana durante il liceo, avvicinandosi al blues americano e al gruppo musicale dei Doors e dei Dire Straits, che diventano importanti punti di riferimenti per “I Semplici”, il suo gruppo musicale. Col tempo, il gruppo cambia nome in “I Nativa”, avvicinandosi al mondo dei Nirvana, del rock, feste e concerti.

A vent’anni frequenta il QG Studio, i B-Nario e gli Indako; al tempo stesso affianca al lavoro una sua produzione personale: prende in mano la chitarra e inizia a comporre le sue canzoni. Milano è stata il suo palcoscenico: non solo perché suona in locali quali il “Legend”, il “Tunnel” e le “Scimmie”, ma anche perché gli permette di isolarsi per conoscere meglio sé stesso e al tempo stesso di stare immerso tra la gente.

Tutto ciò permette di intuire la profonda curiosità che lo contraddistingue: gli piace definirsi un autodidatta cresciuto per imitazione, preparato, dinamico, creativo e riflessivo. Innamorato di Morrison e di Gianluca Grignani, Ungaretti e Rimbaud, si fa chiamare “un ragazzo di strada” (citando quelli che lui stesso chiama “i mitici Corvi”).

Ha lavorato per 10 anni con il gruppo musicale dei B-Nario come tecnico, tour manager, occupandosi dell’organizzazione dei concerti e assistendoli in studio. Ha conosciuto Alioscia Arioli, musicista e produttore musicale (che ha collaborato per 7 anni con Gianluca Grignani), con cui ha collaborato per l’arrangiamento del singolo Mary Love, una sorta di favola, metafora dei sentimenti e dei comportamenti umani analizzati attraverso una chiave musicale rock. Nel gennaio 2022 ha già pubblicato il singolo “Un secondo”

NEL WEB:

Facebook: https://www.facebook.com/andrea.dieci

Instagram: https://www.instagram.com/dieciandreaofficial/

 

GIUSEPPE MARTINO – PAULA RUCOI

Divinazione Milano S.r.l. 

Ufficio Stampa, Radio, Tv, Web & Social Network 

Via Andrea Palladio n. 16 - 20135 Milano 

Tel. 02 5831 0655  mob. 3925970778

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

web: www.divinazionemilano.it

 

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Le notizie di WOW Spazio Fumetto

Apparso per la prima volta nel 1918 sul “Chicago Tribune” e da allora pubblicato ininterrottamente, Gasoline Alley di Frank King non è solo un grande classico del fumetto delle origini. Dal 1921, infatti, King introduce nel fumetto la progressione in tempo reale: i personaggi crescono e invecchiano insieme ai loro lettori, al ritmo di una strip al giorno – in bianco e nero dal lunedì al sabato, e a colori nelle splendide pagine domenicali.
Un’opera che ha attraversato più di cent’anni di storia e che sarà protagonista della mostra Frank King: Gasoline Alley. La storia di una vita, lunga una vita: un’occasione imperdibile per riscoprire quest’opera, attraverso tavole originali e pagine di quotidiani d’epoca. L’esposizione, curata da Giovanni Nahmias, sarà visitabile a WOW Spazio Fumetto dal 23 aprile al 29 maggio a ingresso libero.

Il Medioevo è un’età storica affascinante e misteriosa: un periodo che ha ispirato fumettisti, artisti, registi e scrittori, imponendosi come un tassello fondamentale del nostro immaginario.
Continua fino a domenica 18 settembre la grande esposizione Medioevo. Storia, storie e mito a fumetti: un viaggio attraverso tavole originali, riproduzioni di armature, manifesti e tanto altro. Per comprendere meglio un millennio di Storia, e per riscoprire le leggende e i miti più amati.

Iniziano con Simone Bianchi gli eventi organizzati da Star Shop per festeggiare l’importante traguardo dei 30 anni di attività.
Simone Bianchi girerà l’Italia con Star Shop: la tappa conclusiva sarà proprio a WOW Spazio Fumetto, sabato 30 aprile dalle 16:00.
L’artista, che si distingue per il suo stile pittorico ricco e dettagliato, ha collaborato negli Stati Uniti prima con DC Comics e poi in esclusiva con Marvel per più di un decennio, creando albi e copertine di famose testate, tra cui Wolverine, X-Men, Thor, Thanos, Spider-Man e Star Wars.
Sketch in diretta, gadget dedicati, autografi e firma-copie, litografie: l'evento è a ingresso libero su prenotazione obbligatoria tramite Eventbrite.

Continua Nuvolette a colori: il ciclo di laboratori di disegno per i più piccoli per sperimentare divertendosi, con tre moduli indipendenti dedicati ai linguaggi del disegno e alla magia del colore.

I prossimi appuntamenti saranno sabato 23 aprile e domenica 1° maggio. L'attività è per bambini dai 4 ai 6 anni, prenotazione obbligatoria.

Torna anche quest’estate il Campus Estivo di WOW Spazio Fumetto: da giugno vi aspettano attività divertenti e lezioni di fumetto pensate per bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni!
Il campus è organizzato in presenza al museo, con l'utilizzo anche degli spazi esterni per le attività ludiche: si svolge da lunedì a venerdì dalle 9:00 alle 16:30, con ingressi scaglionati e possibilità di prolungamento orario.

 

Blog: Rock Targato Italia

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Vittorini e Pavese: la Resistenza come specchio per le proprie paure

L’Italia uscita dalla Seconda guerra mondiale era un Paese allo stremo, in ginocchio dal punto di vista economico e profondamente spaccato sul piano sociale. Tuttavia, gli anni immediatamente successivi alla conclusione del conflitto si caratterizzarono per un fervore culturale e un impegno sociale senza precedenti. Il bisogno di comunicare direttamente la propria esperienza, il desiderio di abbracciare quei nuovi orizzonti culturali dai quali l’Italia si era volutamente allontanata durante il ventennio, la volontà di riabilitare la produzione artistica italiana che ormai da anni – seppur con le dovute eccezioni – diffidava dall’impegno sociale incappando in una rassicurante autoreferenzialità tutta interna alla borghesia: sono questi gli elementi alla base della nascita di quella corrente artistica che prese il nome di neorealismo.

Con il termine neorealismo indichiamo qui un contesto culturale e storico – della durata di circa dieci anni, dal 1945 al 1955 – i cui esponenti erano accomunati dalla volontà di stravolgere non solo il panorama artistico ma anche la società italiana stessa, rendendo protagoniste quelle classi subalterne fino ad allora escluse dalle rappresentazioni o relegate al ruolo di comparse. Tuttavia, l’etichetta di neorealismo – come tutte le etichette d’altronde – va intesa per ciò che è: una convenzione. Enormi sono infatti le differenze tra il neorealismo cinematografico e quello letterario: nel primo caso si può infatti parlare di vera e propria corrente artistica con i suoi codici e i suoi linguaggi; nel secondo, invece, si tratta più che altro di un clima culturale che ha permeato la produzione letteraria di quegli anni. Il risultato di questo clima fu una produzione incentrata attorno ad alcuni temi nodali quali: la presenza di un eroe, spesso di origini popolari e pronto a sacrificarsi per il beneficio della lotta comune; la schematica contrapposizione tra buoni e cattivi – quest’ultima, probabilmente, dovuta a una pedissequa ripresa dello stile e del tono dei racconti pubblicati sui giornali clandestini durante il conflitto, che per ovvi motivi svolgevano principalmente una funzione propagandistica –; l’utilizzo di un linguaggio basso con frequenti concessioni al turpiloquio, in grado di rappresentare fedelmente quello in uso negli ambienti popolari rappresentati.

Figlie di questo clima culturale, ma che al suo interno si pongono con modalità del tutto originali, sono due opere pubblicate rispettivamente nel 1945 e nel 1948: Uomini e no di Elio Vittorini e La casa in collina di Cesare Pavese. La lotta partigiana, tema tipicamente neorealista, è il motore di entrambi i romanzi. Tuttavia, i due protagonisti, lungi dall’incarnare quella figura di eroe partigiano delineata in precedenza, sono in realtà alter ego dei loro autori, che a essi affidano le proprie riflessioni più intime.
Le due vicende si svolgono quasi in contemporanea, tra il 1943 e il 1944, e vedono come protagonisti due intellettuali: il partigiano Enne 2, a capo di un Gap a Milano, e Corrado, professore in una scuola di Torino.

Partiamo con Uomini e no, scritto a conflitto ancora in corso e pubblicato subito dopo la Liberazione. Già la struttura del romanzo – con la sua suddivisione in capitoli scritti in tondo, che narrano le vicende del protagonista, e capitoli scritti in corsivo, nei quali si miscelano perfettamente atmosfere oniriche con i pensieri e le riflessioni di Enne 2 – si caratterizza per una complessità perfettamente in linea con lo stile dell’autore, che quindi non si allinea a quell’immediatezza comunicativa tanto ricercata dagli scrittori neorealisti. Come dicevamo, Enne 2 diventa il tramite attraverso il quale Vittorini espone le sue riflessioni sulla condizione umana; e proprio l’ampia portata di queste sue considerazioni fa sì che la lotta partigiana rimanga solo il pretesto, il contesto nel quale esse prendono forma ma dal quale poi esulano per rendersi applicabili all’intera storia dell’umanità. Contrariamente a quanto il titolo potrebbe far pensare, nel romanzo non è presente una rigida contrapposizione tra uomini e non uomini, tutt’altro: Vittorini si interroga su quanto disumano possa essere l’uomo e su quanto spesso umanità e disumanità riescano a convivere anche all’interno della stessa persona.

«Appena vi sia l’offesa, subito noi siamo con chi è offeso, e diciamo che è l’uomo. Sangue? Ecco l’uomo. Lagrime? Ecco l’uomo. E chi ha offeso che cos’è? Mai pensiamo che anche lui sia l’uomo. Che cosa può essere d’altro? Davvero il lupo? Diciamo oggi: è il fascismo. Anzi: il nazifascismo. Ma che cosa significa che sia il fascismo? Vorrei vederlo fuori dell’uomo, il fascismo. Che cosa sarebbe? Che cosa farebbe? Potrebbe fare quello che fa se non fosse nell’uomo di poterlo fare?»

Così anche l’epilogo della vicenda, con il sacrificio di Enne 2 – ormai individuato dai fascisti che, con a capo Cane Nero, si stanno dirigendo al suo appartamento –, e che a primo impatto sembrerebbe rientrare nei clichés del romanzo neorealista, è in realtà l’inevitabile conclusione della stanchezza di vivere del protagonista: la possibilità di uccidere Cane Nero come ultimo gesto eroico, nonostante fosse sempre stata lì presente, si palesa agli occhi di Enne 2 solamente in seguito all’indicazione dell’operaio andato a fargli visita. Il sacrificio finale racchiude così le tre direttive fondamentali della vicenda: la lotta partigiana, la complicata storia d’amore con Berta, ma soprattutto quella volontà di “perdersi” che più volte emerge lungo tutto il romanzo.

«Non c’era che resistere per resistere, o non c’era che perdersi. Non c’era sempre stata sugli uomini la perdizione? I nostri padri erano perduti. Sempre il capo chino, le scarpe rotte. O erano perduti dal principio; o resistevano per resistere, e poi lo stesso si perdevano. Perché ora sarebbe finita? Perché vi sarebbe stata una liberazione? Ora molti resistevano per una liberazione che doveva esserci. Anche lui aveva resistito per questo, ancora per questo resisteva, era sicuro che vi sarebbe stata, ma ecco, proprio per questo, che resistere non era semplice.»

Ancor più atipico è il secondo romanzo che prendiamo qui in considerazione, La casa in collina di Cesare Pavese. Il protagonista è Corrado, professore di chimica in una scuola di Torino, che ogni sera lascia la città per andare a rifugiarsi nelle colline torinesi, al sicuro dai bombardamenti. Qui, fondamentale è il bosco, all’interno del quale il professore passeggia spesso con il cane Belbo, e che – oltre a ricordargli le colline della sua infanzia – gli conferisce un senso di protezione e di sicurezza. Pavese trasfonde in Corrado tutti i suoi timori e le sue paure, cogliendo l’occasione per operare una vera e propria riflessione sul ruolo dell’intellettuale. Inevitabilmente influenzato dal continuo richiamo all’azione degli anni della sua giovinezza – un esempio: Giovanni Gentile, filosofo e ideologo del fascismo, nel 1925 dichiarava guerra all’intellettualismo da “torre d’avorio” invitando gli italiani a “scendere in strada” –, Pavese avvertiva come codardia il suo schierarsi solo a parole, cui non faceva seguito – apparentemente – alcuna azione concreta.
La casa in collina si scopre quasi un romanzo autobiografico se si pensa che, dopo l’8 settembre 1943, Pavese andò a rifugiarsi dalla sorella nel Monferrato, senza prendere parte attiva alla Resistenza. Questo romanzo è il prodotto del conflitto interiore che attraversò lo scrittore in questi anni, un conflitto che spesso vedeva proprio nello stesso Pavese il suo giudice più spietato e crudele; pronto a una feroce autocritica non tanto per ciò che ha fatto o non ha fatto, quanto per ciò che è. Analizzando il romanzo sotto quest’ottica, possiamo notare come anche in questo caso la guerra e la lotta partigiana non siano altro che un pretesto: nel momento in cui un così radicale sentimento di inettitudine si è instillato in una persona, questo tende a emergere davanti a ogni più piccola difficoltà. Così anche il titolo della raccolta nella quale è inserito il romanzo, “Prima che il gallo canti” – ovvio è il riferimento al tradimento di Giuda –, rimanda a un altro tradimento, quello dello stesso Pavese e dell’intellettuale nei confronti della causa in cui crede ma nella quale non riesce a impegnarsi sino in fondo. Lungo tutta la vicenda, narrata da Corrado, ormai al sicuro tra le colline nelle quali è cresciuto, questo sentimento di vergogna emerge a più riprese; soprattutto dopo l’arresto di Cate e degli altri dell’osteria, Corrado si lascia andare a una sofferta riflessione sul perché sia toccato a loro e non a lui.

«Perché la salvezza sia toccata a me non a Gallo, non a Tono, non a Cate, non so. Forse perché devo soffrire dell’altro? Perché sono il più inutile e non merito nulla, nemmeno un castigo? […] sono al punto che esser vivo per caso, quando tanti migliori di me sono morti, non mi soddisfa e non mi basta.»

I due autori trattati sono oggi riconosciuti tra i più importanti del nostro Novecento; uno dei loro maggiori pregi sta, a mio modo di vedere, nell’aver saputo raccontare la lotta partigiana e la Seconda guerra mondiale con una spiccata attenzione alla realtà e alla rappresentazione fedele delle dinamiche in essa operanti, senza però per questo rinnegare il proprio fondamentale contributo individuale e soggettivo. Infatti in entrambi i romanzi la lotta partigiana è un elemento sì importante, ma secondario, che fa quasi da sfondo alle riflessioni e ai timori più intimi dei due autori.

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21 e 23 aprile Pehlivanian Chopin Fregona

Il direttore franco-statunitense sarà ospite di Michela Fregona per il nuovo incontro di “Connessioni fuori foyer” insieme allo scrittore Antonio Moresco

Teatro Dal Verme

giovedì 21 aprile ore 10.00 – anteprima del concerto

giovedì 21 aprile ore 18.00 – “Connessioni fuori foyer”

giovedì 21 aprile ore 20.00 – concerto

sabato 23 aprile ore 17.00 – concerto

tteso ritorno sul podio dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali del carismatico direttore franco-statunitense George Pehlivanian per i concerti della 77a Stagione “Racconti senza parole: la musica tra mito, letteratura e poesia” di giovedì 21 aprile (ore 10 e ore 20) e sabato 23 aprile (ore 17). Ospite la pianista argentina Ingrid Fliter solista del celeberrimo Concerto n. 1 in mi minore per pianoforte e orchestra op. 11 di Fryderyk Chopin – compositore del quale è ritenuta fra le principali interpreti di oggi – cui seguirà la Sinfonietta di Francis Poulenc, due brani lontani più di un secolo ma caratterizzati da virtuosismi “contrapposti”, nel primo caso del solista e nel secondo naturalmente dell’orchestra.

Si conclude il ciclo “Connessioni fuori foyer”, curato e condotto da Michela Fregona che, giovedì 21 aprile alle ore 18 (Sala Terrazzo, Teatro Dal Verme) ospita il direttore Pehlivanian insieme allo scrittore Antonio Moresco, conversando su Voltare pagina. Storie di addii e di trasformazioni.

I tre appuntamenti concertistici si aprono con una delle più incandescenti pagine del Romanticismo musicale, il Concerto n. 1 in mi minore per pianoforte e orchestra op. 11 di Fryderyk Chopin. Eseguito da lui stesso per la prima volta a Varsavia nell’ottobre del 1830 e accolto con successo, si tratta cronologicamente del secondo concerto scritto dal Polacco ma il primo edito; dedicatario il virtuoso Friedrich Kalkbrenner, considerato all’epoca “il Paganini della tastiera” e un vero idolo per il giovanissimo compositore. Il movimento iniziale “Allegro maestoso”, tanto ampio da occupare una buona metà del concerto, «concede molto spazio, pur in assenza di cadenze, al solista – sottolinea Raffaele Mellace nelle note di sala – tanto nell’esibizione più atletica e muscolare, quanto nel canto sovente malinconico e sempre da intendersi “con espressione”. Vige una forma sonata i cui temi principali sono incardinati rispettivamente in Mi minore e maggiore, determinato e struggente il primo, elegante e cantabile il secondo, fino al fuoco d’artificio d’una spericolata Coda virtuosistica». La “Romanza” che costituisce il secondo movimento – utilizzata talvolta nella filmografia contemporanea – è così descritta dal compositore in una lettera al caro amico Tytus Wojciechowski: «Non è pensata per creare un effetto potente; è piuttosto una romanza, calma e malinconica, che dà l'impressione di qualcuno che guarda dolcemente verso un punto che richiama alla mente mille ricordi felici. È una sorta di meditazione nel bel tempo primaverile durante il chiaro di luna». Il “Rondò” conclusivo è invece «dominato dallo spirito folklorico di una particolare danza polacca, il Krakowiak, di metro binario e andamento rapido, che attraverso un percorso armonico originale corona euforicamente il concerto».

Dal clima Biedermeier di Chopin si passa al primo Novecento con la Sinfonietta del francese Francis Poulenc. Pur non avendo avuto una solida educazione musicale fin dall’infanzia, sotto la guida di Eric Satie entra a contatto con l’ambiente artistico degli anni Venti e frequenta il gruppo di giovani musicisti denominatyo Les Six. Si arruola durante la Prima Guerra Mondiale e, al ritorno alla vita civile, si dedica totalmente alla composizione: nel 1947, su commissione della BBC scrive la Sinfonietta dedicata a Georges Auric, un brano leggero, pieno di ritmi di danza e a tratti satirico, simbolico della sua «visione estetica che coniuga moderna estetica del music hall e schietto neoclassicismo ispirato a nitore, eleganza, ironia, economia di mezzi, velocità […] La Sinfonietta, nei quattro tempi canonici nonostante l’understatement del titolo, compensa il virtuosismo richiesto alla compagine sinfonica con una cornucopia di energia, colori, fascino melodico, umorismo» (Raffaele Mellace).

Teatro Dal Verme

giovedì 21 aprile ore 10 e 20.00

sabato 23 aprile ore 17.00

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Direttore George Pehlivanian

Pianoforte Ingrid Fliter

 

George Pehlivanian direttore

Americano d’adozione, George Pehlivanian ha studiato direzione d’orchestra a Los Angeles con Boulez, Maazel e Leitner. Primo artista americano a conseguire il Primo premio al Concorso Internazionale per Direttori d’orchestra di Besançon, si è imposto da quel momento come uno dei direttori più coinvolgenti della propria generazione. Ha debuttato alla Long Beach Opera di Los Angeles e in seguito ha diretto Traviata all’Opera del Kirov di San Pietroburgo. Ha ricoperto il ruolo di Direttore Artistico e Musicale dell’Orchestra Filarmonica Slovena e il ruolo di Primo Direttore Ospite in molte prestigiose istituzioni. Ha diretto molte delle orchestre più importanti del mondo, e notevoli sono le collaborazioni anche in ambito italiano. È una presenza costante sul podio dei Pomeriggi Musicali. Ha inoltre preso parte a prestigiosi festival internazionali. Annovera collaborazioni con molti solisti di prestigio, tra cui: Vengerov, Maisky, Repin, Ax, Raimondi, Freni, Furlanetto. Numerose le sue incisioni discografiche per BMG, EMI/Virgin Classics, Chandos e Studio SM.

Ingrid Fliter pianoforte

Nata a Buenos Aires, inizia i suoi studi con Elizabeth Westerkamp. All’età di 11 anni si esibisce per la prima volta in pubblico e a 16 debutta con l’Orchestra al Teatro Colon. Trasferitasi in Europa, continua gli studi alla Musikhochschule di Friburgo, a Roma, all’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola (dove oggi è docente) con Franco Scala e Boris Petrushansky e partecipando a Masterclass con Leon Fleisher, Alexander Lonquich e Louis Lortie. Ha debuttato negli Stati Uniti con l’Atlanta Symphony pochi giorni dopo aver ricevuto il Gilmore Artist Award 2006. Come solista ha suonato alla Carnegie Hall, al Metropolitan Museum, alla Chicago Orchestra Hall e si è esibita in America, Europa e Asia con prestigiose orchestre sinfoniche. Vincitrice di numerosi concorsi in Argentina e in Europa, ha dato recital a Parigi, Barcellona, Milano, Tokio, Sydney e Londra. Le sue registrazioni sono state considerate tra le "top 10" dalla rivista “Gramophone”. Ha suonato in alcuni dei più importanti festival internazionali, tra cui Mostly Mozart negli Stati Uniti, La Roque d'Anthéron in Francia, il Prague Autumn nella Repubblica Ceca e le World Pianist Series a Tokyo. Interprete oggi di riferimento per Chopin, ha inciso due cd monografici per EMI Classics, premiati dalle principali riviste di settore come “Gramophone” e “Classic FM Magazine”.

Teatro Dal Verme

Connessioni Fuori Foyer

Voltare pagina. Storie di addii e di trasformazioni

Antonio Moresco, Stelle in gola (Sem) e George Pehlivanian

In che modo la musica e la letteratura diventano distacco, cambiamento, punto e a capo?

Chopin saluta una terra e una donna; Poulenc corre incontro a un nuovo secolo; nel nuovo libro di Antonio Moresco, il braccio di ferro di una vita tra pagina bianca e creazione. La musica e la parola come territorio di trasformazione di sé attraverso l'arte.

Antonio Moresco è scrittore, saggista, animatore culturale e camminatore; della sua vasta opera romanzesca, saggistica e teatrale, si ricordano almeno Gli esordi (Feltrinelli, 1998), Canti del caos (Feltrinelli, 2001), Gli increati (Mondadori, 2015), Chisciotte (Sem, 2019).

Michela Fregona (www.michelafregona.it)

È nata e vive a Belluno; giornalista, è laureata in lettere antiche a Venezia e diplomata in flauto traverso. Insegna nelle scuole serali dal 2000. Ha pubblicato per la Postcart di Roma Tangomalia (2004) e Buenos Aires Café (2008), reportage di vite e luoghi (premio Marco Bastianelli 2009), con fotografie di Lucia Baldini. Dal 2018 si prende cura della pagina della “Letteratura” della rivista online «Cultweek». È tra le fondatrici di “Scrittori a domicilio”, la prima rete di presentazioni virtuali degli scrittori italiani, nata nel marzo del 2020. Ha collaborato con l’Accademia dei Lincei. Il suo romanzo d’esordio, La classe degli altri, segnalato nel 2017 dal Comitato di lettura del Premio Italo Calvino, è stato pubblicato da Apogeo Editore (Adria) nel settembre del 2019. Nel novembre del 2020 è uscito Riscossa, primo volume della collana Vocabolario dell’Arca – parole in caso di diluvio, pubblicato da Anima Mundi (Otranto).

 

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Tanti buoni motivi per andare a teatro!

Nell'ambito di FOG Performing Arts Festival di Triennale Milano mercoledì 27 e giovedì 28 aprile, alle ore 19.30:  

Stefania Tansini

MY BODY SOLO

Solo intimo ed evocativo, My body solo esplora le possibilità di relazione tra l’esistenza individuale e l’esperienza collettiva. Con questo lavoro, la coreografa e danzatrice Stefania Tansini – vincitrice del bando DNAppunti coreografici 2020 – continua il suo percorso di sperimentazione sul corpo e sul movimento, alla ricerca di una forma di espressione autentica e di un contatto profondo con l’altro. Il lato vulnerabile dell’individuo viene esposto con generosità, attraverso un’accettazione della sua precarietà. In uno spazio metà nero e metà oro, un suono accoglie l’ingresso del pubblico e tre luci ne guidano l’incontro con il movimento, il respiro e la voce della danzatrice.

La giovane danzatrice Stefania Tansini propone la sua alta ed evidente qualità stilistica in modo assolutamente originale. klpteatro.it

Info e acquisto biglietti su triennale.org

  

Nell'ambito della stagione teatrale POST 2022 di ZONA K, mercoledì 20 e giovedì 21 aprile alle ore 20.00, sul nostro palco andrà in scena: 

Anagoor

L'ITALIANO È LADRO di P.P. Pasolini

una transizione imperfetta 

Nel 1955 viene pubblicato, in un fascicolo della rivista letteraria «Nuova Corrente», un frammento de L‘Italiano è ladro di Pier Paolo Pasolini, unica traccia a stampa di un poema plurilingue composto tra il 1947 e la seconda metà degli anni Cinquanta. 

Per l’apertura alla rappresentazione delle classi popolari e la tendenza alla narratività, questo lavoro è un testimone rappresentativo della stagione poetica degli anni Cinquanta e della storia politica culturale e letteraria in cui essa si inserisce. 

Anagoor tenta di restituire il fervore e la complessità di una scrittura in ebollizione, di un pensiero e di una lingua che stavano allora diventando sistema e visione, illuminando la virulenza teatrale che sembra pulsare sotto il verso poetico. 

Info e acquisto biglietti solo su www.zonak.it

  

Teatro della Cooperativa
NOME DI BATTAGLIA LIA

dal 20 al 24 aprile

Il ritratto partecipato di Gina Galeotti Bianchi, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna, caduta a Niguarda il 24 aprile 1945.

 Un storia della Niguarda resistente, dedicato alle donne e al loro coraggio. Un testo basato su testimonianze dirette del nostro recente passato, che, attraverso la riscrittura drammaturgica, si fa tragedia, dolore antico, arcaico.

 

Teatro Carcano

TRIPLE BILL 

28 aprile ore 20.30

Apertura alle differenze, ricerca artistica, danza, innovazione si fondono nel lavoro di tre grandi compagnie nazionali e internazionali in Triple Bill, un inedito trittico che arriva al Teatro Carcano nella più ampia programmazione di PRESENTI ACCESSIBILI, evento italiano organizzato da Oriente Occidente, Ministero della Cultura e Regione Lombardia all'interno della rete Europe Beyond Access, il più grande progetto al mondo sull'accessibilità dell'arte e della cultura. 

Sul palco: Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto e SkånesDansteater con due duetti e Candoco Dance Company con un pezzo della grande Trisha Brown.

Info e prenotazioni Tel. 02 55181362

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IN CASO DI DISGRAZIA.

IN CASO DI DISGRAZIA.

No. Non sto facendo un de profundis e neanche sto consegnandovi le mie ultime volontà. Quindi rimanete tranquilli oppure delusi, a vostra scelta. Non scriverò nemmeno, molti decenni dopo, la recensione del bellissimo romanzo di Georges Simenon (dal titolo, appunto, “In caso di Disgrazia”) che mi fece incontrare uno scrittore inedito rispetto a quello che conoscevo: più lirico e sensuale. Il caso della disgrazia, nel mondo di oggi, è il maggior vantaggio. Ovviamente, non per i popoli che subiscono le pandemie, il terrorismo, le guerre, le crisi finanziarie, etc. e che sono quelli che pagano tutto il prezzo in termini di libertà che spariscono, economici e in vite umane perse.

La disgrazia è sempre un vantaggio per le big companies. Facciamo un esempio: la pandemia che qualcuno vuole passata, qualcun altro vuole in corso. Pensate chi ha avvantaggiato. Sicuramente, Big Pharma (quando ricapita che si paghi la ricerca con i soldi della gente e si regalino i prodotti che ne sono scaturiti alle aziende farmaceutiche che li proteggono con un brevetto a nome loro e te li rivendono a prezzo pieno secretando tutto!) ma non solo. Tutte le grosse società “tecnologiche” e i colossi dell’ e-commerce sono cresciuti in maniera esponenziale ma, oltre la contingenza, ci hanno addestrato a cambiare la nostra modalità di consumare e di vivere. Chi non vuole la pandemia al termine, è assolutamente interessato a realizzare ancora profitti enormi dalla situazione. A questi “poverini” che gestiscono il business dell’emergenza globale, devo dire di stare sereni. Infatti, Bill Gates ha annunciato una nuova più contagiosa pandemia ma con un virus molto più letale. Quindi, buone notizie, in arrivo. Tra l’altro, pare che si potrà sopravvivere solo affidandosi alla fondazione che fa capo a lui e a sua moglie.

Nel frattempo, si consoleranno gli armaioli (forse è il loro turno). Una “graditissima” guerra in Europa che dura da, ormai, più di un mese (in realtà da otto anni, nell’indifferenza generale) ha fatto correre tutti agli acquisti. Si riassortiscono bombe, munizioni, carri armati, e bombardieri. Addirittura, c’è chi pensa di rimettere la leva militare obbligatoria. Gli USA stanno dando talmente tante armi all’Ucraina che la Casa Bianca ha già convocato i più grandi produttori di armi per fare un sostanzioso ordine. Riassortire è tutto!

 In Italia non siamo da meno! Arriveremo a spendere in armi il 2% del nostro PIL: sono gli accordi con gli alleati della NATO, ci dicono. La cosa che più ci affligge che chi vuole correre verso il riarmo è, soprattutto, un partito che si autodefinisce di sinistra … Di più, sulla nostra completa dipendenza energetica che a causa del conflitto è diventata un problema non da poco, il nostro premier è uscito con una battuta particolarmente ispirata: volete la pace o i condizionatori accesi? Bé … io vivo in una mansarda, se proprio devo scegliere … Scherzo, ovviamente, perché non riesco a capire la ratio di questa dichiarazione. A parte che se la stessa battuta non l’avesse fatta uno che è tra gli uomini più influenti della finanza mondiale, ci sarebbe stato un diluvio di polemiche e, au contraire, nessuno si è permesso di fiatare. In effetti, se ci rifletto, ho sempre pensato che i condizionatori fossero oggetti liberticidi e guerrafondai.

Peccato che quando si sono fatti gli accordi con Putin per gas e petrolio era già in atto la guerra in Ucraina (dura dal 2014, come ho detto) e, comunque, i russi si erano già presi la Crimea. Oggi, c’è più interventismo di facciata. Chi manda armi, chi commina sanzioni (in effetti il surplus della Russia è record dal 1994 … funzionano di brutto le sanzioni, eh!) e chi, come l’Unione Europea fa lo spettatore pagante. Qualcuno mi ha chiesto cosa ne penso … Io rispondo così: l’unica cosa che un uomo dovrebbe imbracciare è una chitarra. Possibilmente elettrica.

Come ho avuto, già in molte occasioni, di scrivere: chi governa il mondo ci si arrapa con le emergenze. Fanno fare mucchi di soldi e, soprattutto, permettono di far fare ai popoli tutto quello che si vuole sulla base della paura. La paura è il più efficace strumento di controllo sociale. Non sono ancora così bravi ad organizzarsi … ogni tanto qualche illuminato che intuisce la direzione, c’è. Fa parte del gioco. Un fastidio necessario … poi basta tacciarlo di cretinismo, rappresentarlo come un’idiota, associarlo ad un terrapiattista e il gioco è fatto.

Qualcuno di voi, nelle passate settimane mi ha scritto che più che un visionario, sono un veggente … con “veggente” veniva male il titolo della rubrica, intanto e a Francesco (Caprini N.d.R.) non sarebbe piaciuto. In realtà, basta studiare un po’ la Storia ed è facile comprendere in che direzione si sta andando. Evidentemente, qualcuno non è stato attento in classe oppure è intelligente ma non si applica. Aveva ragione Gramsci; la Storia è un’insegnante senza scolari.

Le emergenze globali, dovrebbero farci ragionare sul ruolo degli Stati e quello delle multinazionali. Le crisi dovrebbero spingerci a correggere il sistema e impedire che ci intruppino come pecoroni. Perché se le grandi imprese internazionali hanno così tanto potere, state tranquilli, che lo eserciteranno e si approvvigioneranno di qualsiasi caso di “disgrazia”. Le sventure dei popoli sono immensi vantaggi per loro, a way to run. Pensate al CEO di Pfizer che, prima che ci sia qualsiasi autorizzazione e/o validazione da parte degli Enti preposti (vedremo poi dai procedimenti giudiziari se questi sono stati davvero attenti e imparziali nelle loro deliberazioni), ha già deciso che è fondamentale una quarta dose del vaccino per tutti … Sarebbe ridicolo se fosse non terribilmente vero e così spaventoso.

Questi colossi economici sono praticamente delle divinità: godono di illimitata libertà di azione, pagano le tasse che desiderano (se lo desiderano e, di solito, quando decidono di pagarle è per rifarsi il make up) e restano completamente impuniti qualsiasi cosa accada.

Concludendo, che senso ha gioire perché ci danno una matita e una scheda elettorale ogni quattro o cinque anni, se poi le decisioni le prende qualcun altro che non è stato scelto dal popolo secondo le regole del gioco democratico? Il tema è che, o ci ribelliamo alla condizione di bestiame da reddito e consideriamo di voler conservare quei diritti e quei valori che (forse troppo frettolosamente) abbiamo ipotizzato fossero acquisiti, oppure, dobbiamo smettere di mentire a noi stessi. Evitiamo almeno l’ipocrisia visto che non eviteremo nessuna delle disgrazie in arrivo.

di Paolo Pelizza

© 2022 Rock targato Italia

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Visita guidata – Misteri e maledizioni intorno al Carrobbio

 Sabato 23 Aprile 

ore 10:30 

Misteri e maledizioni

intorno al Carrobbio

 

Il Carrobbio, in fondo a via Torino, si trova al centro di una serie di luoghi che evocano, nei nomi o nei monumenti, personaggi ed eventi della storia di Milano. Piazza Vetra e le condanne a morte, la colonna infame di Gian Giacomo Mora, le colonne di San Lorenzo e la colonnetta di Rosetta, ma anche la Torre dei MalsaniSan Giorgio al Palazzo, la stretta Bagnera

Un tour che ci porta a riscoprire la Milano sacra e quella pagana, ma anche reminiscenze di età romana oltre a episodi legati alla malavita e alla cronaca nera, primo fra tutti la storia del primo serial killer milanese, Antonio Boggia.

PUNTO DI RITROVO: Via Pio IV incrocio piazza Vetra

DURATA: 90 minuti ca

COSTO: € 17,00

Il costo include: visita condotta da guida abilitata, microfonaggiolibro di Giuseppe Tesorio Il giro di Milano in 80 misteri.

Nel caso di prenotazione per 2 persone si potrà scegliere, in alternativa, il libro di Giovanni Luzzi Il giallo della stretta Bagnera

 Prenotazione obbligatoria 

  • tramite il sito In Giro per Milano, indicando: partecipanti, eventuale libro alternativo, telefono
  • inviando sms o whatsapp a 333 6377831, indicando: partecipanti, eventuale libro alternativo 

Vivamente consigliato l'utilizzo della mascherina a tutela dei partecipanti

 

 

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