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Da gennaio 2015 il disco "Vdb23/nulla è andato perso" di Gianni Maroccolo e Claudio Rocchi

Dal 13 gennaio 2015 sarà nei negozi di dischi “Vdb23/nulla è andato perso” di Gianni Maroccolo e Claudio Rocchi su label Alkemi/Ala Bianca Group - distribuzione Warner/Kiver

È un disco speciale “Vdb23/Nulla è andato perso” di Gianni Maroccolo con Claudio Rocchi, che esce a gennaio ufficialmente dopo una prima pubblicazione limitata nel 2013, prodotta grazie al crowdfunding.

Innanzitutto perché non era automatico vedere due musicisti con un passato così impegnativo superare retroterra e logiche di appartenenza e aprirsi l’uno all’altro, artisticamente ma prima ancora umanamente. Non era automatico che il grande psichedelico del rock italiano si trovasse a interagire con il pilastro di Litfiba e CSI nonché deus ex-machina di molto indie del nostro paese.

Non che i rispettivi retroterra o il leggero gap generazionale portassero elementi di incompatibilità musicalmente, tutt’altro. È che questo tipo di collaborazioni accadono e accadono felicemente solo se prima c’è un’intesa umana che permette di andare al di là di barriere personali e capricci dell’ego. L’album assume un valore preciso poi se si considera che è l’ultimo a cui ha lavorato Rocchi prima di morire nell’estate del 2013 per il veloce aggravarsi di una malattia degenerativa. E ascoltandolo non si può non rimanere colpiti dall’inevitabile valore testamentario delle canzoni scritte e cantate da Claudio, che in cuor suo avrebbe voluto sopravvivere ma sentiva probabilmente che quella in corso era una session estrema e particolarmente importante. Parole che guardano in faccia la morte con la luce che ha sempre illuminato la sua poetica, cantate con tutta la forza possibile in una fase già di grande sofferenza, e che trovano perfetto completamento nell’architettura sonora levata da Gianni, spigolosa e battagliera, intensa nell’intimo di un tessuto rock intriso di trame psichedeliche ma mobile nel suo regno in territori tra wave, elettronica e industrial.

Un lavoro che parla di transiti, terreni e ultraterreni, di cambiamenti e di tappe, di morte che si trasforma in vita, di energie che sembrano scomparire per rinascere in un boom di luce forte. E tutto avviene senza retorica e con mirabile asciuttezza, anche nella lunga Rinascere Hugs Suite che occupa la parte centrale del disco, venti minuti dove sfilano i contributi tanto numerosi quanto sobri e funzionali di Franco Battiato, Piero Pelù, Cristina Donà, Massimo Zamboni, Cristiano Godano, Emidio Clementi, Ivana Gatti, Monica Matticoli, Alessandra Celletti, Beppe Brotto, in un momento che sembra sviscerare l’idea di “viaggio” come esperienza di tutti, come percorso di condivisione umana.

Un passaggio di umanità in definitiva, ed è un cerchio che si chiude, a ripensare all’esordio di un Rocchi diciannovenne nel 1970, nel suo classico primo album “Viaggio”.

Un disco poi che segna una pietra miliare nel lavoro solista di Gianni, che in accordo con i contributori del crowdfunding iniziale ora lo rende disponibile a tutti, e che arriva sopra ogni altra cosa come una viscerale espressione di qualità e serenità, requisiti oggi difficilmente rintracciabili nella gran parte dei prodotti musicali di un’industria discografica sempre più virtuale e chiusa in sé stessa.

EDITORS, concerto Milano 20 luglio 2014

PIOGGIA DI EMOZIONI

Scena Rossa ...geometrie perfette .... da subito Tom Smith (un nome comunissimo nel mondo anglosassone) cantante, dalla voce rugosa calda potente, elegantissimo, originale ed unico, sul palco incanta con gli EDITORS
Il preludio stordisce le aspettative crescono. Concerto da ricordare.
Canzoni dai suoni reiterati minimali, melodie straordinarie, aperture incantevoli il viaggio con gli Editors è partito grazie Milano si sta bene. Si prevede pioggia.

Nulla di virtuosismo, ma la sensazione e non solo ê questa: i ragazzi venuti dal nord sono straordinari musicisti che sanno muoversi tra dark anni '80 all'indie '90 usare le carte tra mestiere e fantasia in modo perfetto. Concerto dalle forti emozioni.
L'ombroso lato della nostra vita è rappresentato sul palco, nel modo migliore, tra echi di narrazione New Order, The Cure, Il malessere come opportunità. Grandissimi!!
La scenografia scarna, semplicemente essenziale, proiezioni e luci monocromatiche (tante) valorizzano maggiormente il concerto.

Preparazione studio professionalità, tecnica e una dose massiccia di belle canzoni premiano gli Editors gruppo internazionale dall'approccio immediato coinvolgente, con diversi gradi in più di tanti artisti locali che riempiono San Siro grazie all'abuso dei media ma insignificanti artisticamente.
Quella del gruppo di Tom Smith è musica altro non è. Gusto sensibilità ricerca sperimentazione, lavoro. Tra Atom For Peace e National, la storia musicale del rock contemporaneo ci stanno anche gli Editors tra i protagonisti ai massimi livelli, assoluti.

Al City un'altra serata indelebile per chi ama musica, gli angeli sanno incantare!
Potenza delle 7 note: per alcuni si sono aperte le strade del paradiso per gli altri le verdi praterie, per tutti la luce.
Emozioni tante

FURETTO

Nota.
Una emozione senza freni, empatica, magica, coglie anche l'amico di Marco. Presissimo, coinvolto dal concerto canta tutti i brani della band e, con dovizia certosina, racconta particolari del gruppo, parla delle canzoni. Uno straordinario cicerone dalla cultura rock, una conoscenza musicale immensa; dal dark inglese al metal internazionale fino ai nostri ELI, il Magia e altro. Grandissimo, preparato, sorprendente. Grandissima sorpresa umana.

Marco sostiene che ai concerti incontri il mondo, scopri cose nuove, una grande occasione per uscire dalla banalità quotidiana dalla routine.
È vero!!

Ciao Mondo amici sempre.

Abba il libro

È la storia della degli ABBA, (uno show incredibile), il gruppo svedese più famoso nel mondo.
La band che nel giro di pochi anni è riuscita a vendere la bellezza di quasi 400 milioni di dischi, fare tournèe mondiali, in ogni luogo, dal Giappone all’Australia con sold-out ovunque.

Icone gay, Principi delle Discoteche, protagonisti assoluti della musica Dance e Pop, ammirati e imitati da migliaia di musicisti e simbolo di quegli anni ’70, anni di grande vitalità gli ABBA, ancora oggi, hanno fans sparsi in tutto il mondo, sono spesso citati in straordinari film e grandi Stars contemporanee coverizzano, ancora, i loro brani con grande successo.

I personaggi principali sono sempre: Agnetha, Bjorn, Benny e Frida.

Il libro, bellissimo, elegante, pieno di illustrazioni e memorabilia, prodotto da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 ORE è di quelli che sono considerati imperdibili, che bisogna avere a casa.

I motivi sono diversi, ugualmente importanti. Sintetizzando ne cito tre - ma voi, leggendolo, troverete senz'altro altre ragioni – La prima di interesse storico-culturale per gli amanti della musica pop, la seconda i fans, che avranno modo di rivivere le tappe, fondamentali, del successo dei loro beniamini un viaggio fantastico, la terza ragione, per coloro che gli ABBA non hanno conosciuto o, come succede qualche volta per artisti vincenti, sono refrattari se non addirittura detrattori, questi avranno modo leggendo il libro di comprendere meglio il successo della band e di farsene una ragione.

Sfogliando il libro, scritto da Ingmarie Halling con Carl Magnus Palm, approvato dagli ABBa, con testi di Agnetha, Anni-Frid, Benny, Bjorn, imbatterete in poster, riproduzioni di documenti rari, memorabilia personali da far felice e deliziare tutti.

Confesso, infatti, che sono stato attratto dalla straordinaria storia e attività della band, dalle sue origini nel ’72 e chiusa 10 anni più tardi, che ha realizzato molti brani tra i quali: Mama Mia, Fernando, I have a Dream, Dancing Queen, Eagle, e molti altri …..tanto per non farci mancare nulla

Uno straordinario viaggio rivissuto sulle pagine del libro con foto, testi di canzoni entrate nella storia, lettere, disegni e, i racconti degli stessi protagonisti.

ABBA gruppo indimenticabile, libro irrinunciabile per gli amanti della musica e non solo

Furetto

Il Cavaliere Serpente: Più Libri Più Liberi

IL CAVALIER SERPENTE
Perfidie di Stefano Torossi

22 dicembre 2014
PIU’ LIBRI PIU’ LIBERI

Più libri più liberi
Innumerevoli i demeriti del fascismo, ma sull’architettura niente da dire. Questo meraviglioso scatolone è il Palazzo dei Congressi, progettato da Adalberto Libera nel ’38 per essere il perno dell’E42, faraonica, anzi imperiale e megalomaniaca esposizione celebrativa del Ventennio.

Solo che i calcoli erano sbagliati (non quelli architettonici, quelli politici) e l’E42, è diventata l’EUR, un qualunque quartiere cittadino. Malgrado il vecchio trucco di cambiare nomi e sigle, l’edificio, insieme agli altri sopravvissuti dell’epoca, rimane magnifico. Anzi, ci sembra ogni giorno più bello, come tutta la nostra architettura di regime, uffici postali, tribunali, stazioni, scuole.

4 – 8 dicembre: Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, “Più libri più liberi”. Molti editori, diverse sale per convegni, poche toilette, due minuscoli bar, e solo una porta per entrare e uscire, delle circa venti che si aprirebbero sulla facciata del palazzo se non fossero sbarrate; con imbarazzanti botte ai fianchi e inutili code. Scarsità di personale? Mah. Forse solo di organizzazione.

Far frullare i cervelli e provocare domande. Bersaglio centrato, soprattutto per gli incontri con autori, critici, editori. Non ce li siamo fatti tutti, ma qualcuno sì, e ci ha lasciato delle impressioni.

In Sala Rubino, Marcello Fois, scrittore sardo un po’ snob, ne dice una che non ci convince un gran che. Come molti intellettuali (fra cui qualcuno, secondo noi, sclerotico) è contro i media, soprattutto il grande satana, la TV, e per darci un esempio racconta di un certo arcipelago dei mari del sud (di cui non ricorda il nome) dove la televisione era fuorilegge per decreto del locale capotribù, fino a quando anche lui dovette cedere, e i suoi sudditi cominciarono a guardarla.

Non l’avessero mai fatto! Scoprirono che c’era un mondo diverso dal loro, si resero conto di essere tutti grassi, quindi brutti, e di conseguenza aumentarono in modo spropositato i suicidi.
Fin qui la parabola. Stiamo banalizzando, ovvio, ma allora quale dovrebbe essere il rimedio? Il buon suddito selvaggio tenuto nell’ignoranza della realtà, oppure il filtro, se non l’eliminazione di tutti i mezzi di comunicazione - corruzione? Si chiama censura. Un po’ stalinista, ci pare. Forse l’idea potrebbe essere non di escludere, ma di preparare fin dall’inizio a quello che c’è là fuori (che sarebbe la vita, compresa l’odiata tecnologia). La conclusione dello scrittore sul tema ci è sfuggita: c’era un po’ di confusione.

Passiamo alla Sala Smeraldo dove “Sale di Sicilia” di Mariacristina Di Giuseppe è tenuto a battesimo dall’arguto, facondo, spiritoso Umberto Broccoli, un signore al quale invidiamo facilità e felicità di parola. Si manifesta qui una delle situazioni più pericolose di questi eventi: il relatore è talmente brillante che rischia di consumare tutto l’ossigeno a disposizione del futuro lettore, prima che questi riesca ad affrontare il libro. Che noi non abbiamo ancora letto, ma ci dicono che non corra alcun pericolo, essendo più che robusto.
In realtà si tratta di una specie di rodaggio che, se funziona, fa bene al motore e prepara il veicolo a scendere in strada.

Sempre in Sala Smeraldo, il giorno dopo. Lidia Ravera interroga Dacia Maraini: “Esiste ancora una società letteraria?” O, per capirci: “C’è ancora la trattoria con il tavolo degli artisti?”
Cioè, il luogo e il pretesto di riunioni non a tema né programmate, ma casuali, generate solo dal piacere, dall’abitudine, talvolta dal bisogno di stare insieme. Appunto il tavolo alla trattoria.
“Perché sono finiti questi cenacoli, questi appuntamenti? E’ forse colpa dei social, dello schermo del computer dietro il quale non c’è nessuno, e sulla cui rappresentazione non si può intervenire? Cioè della tecnologia che disumanizza i rapporti personali”?

Ravera chiede, Maraini non dà risposte.

Noi un abbozzo di spiegazione l’avremmo. E ci viene dall’avere frequentato a lungo una tavola di questo tipo alla trattoria da Otello alla Concordia, in Via della Croce.
Il tavolone del cinema, quando noi cominciammo a esserci, naturalmente molti anni fa e ai margini, riuniva a cena Gassman, Monicelli, Scola, Gregoretti, Maselli, Pontecorvo, Scarpelli, De Bernardi, Arlorio, Delli Colli. Il condensato del cinema italiano. Tutti più o meno coetanei. Abbiamo continuato a frequentare osservando: parecchi se ne sono andati definitivamente, altri hanno cominciato a non uscire più tanto da casa, finché la barca si è arenata da sé per mancanza di passeggeri e pilota. E in tutti quegli anni, ben pochi dei più giovani si erano fatti vedere.

La nostra ipotesi è che la colla di questi gruppi sia proprio l’appartenenza alla stessa generazione. Certo, conta anche fare lo stesso mestiere o avere le stesse idee politiche. Ma l’elemento principale rimane l’età. Perduta quella coincidenza, finisce anche il gruppo.
Un’esperienza personale e singola. Potrebbe non essere abbastanza; a noi sembra di si.


L’archivio del Cavalier Serpente, o meglio la covata di tutte le sue uova avvelenate, sta al caldo nel suo blog. Per andare a visitarlo basta un click su questo link: http://blog.libero.it/torossi

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