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APOCALYPSE NOW

 

Qualche settimana fa, mi mandano un link ad un video. Lo apro e quello che vedo è un gruppo di soldati sul terreno in un bosco che vengono individuati da un drone e bombardati. Questi ragazzi vengono fatti a pezzi dall’esplosione e, nonostante la ripresa video notturna con una camera ad infrarossi (montata sul drone) che non permette una perfetta visione, l’effetto è davvero impressionante. I soldati erano russi. Forse, chi ha diffuso quel video non si è reso conto della barbarie, della bassissima operazione di macelleria che stava attuando. Forse ha pensato che l’odore di ragazzi russi (ma di che parte siano è irrilevante) fatti a pezzi la mattina sapesse di vittoria. O forse, ha voluta documentare la barbarie della guerra. Il film reale di povere persone massacrate da una parte e dall’altra. Voglio pensare bene.

Neanche il tempo di cancellare quelle immagini e la CIA con un altro drone uccide il capo di Al Qaeda (era lui non bin Laden che, au contrair, era il finanziatore e il frontman). I due missili che gli lanciano contro non esplodono, sono dotati di lame rotanti atte a dilaniare il bersaglio per evitare danni collaterali. A parte la straordinaria e spettacolare crudeltà del device, c’era bisogno di uccidere un vecchietto? Un capo bastone in pensione? Non si poteva andare a prenderlo e, magari, processarlo come vorrebbe lo stato di diritto e concedergli il diritto ad essere messo di fronte ai propri accusatori? Per carità, in USA ci sono tra pochissimo le elezioni di mid term. Un missilino e magari un punticino sui repubblicani lo riguadagni.

Nel frattempo, rischiano di riesplodere le ostilità tra Serbia e Kosovo. Una questione aleatoria di targhe automobilistiche, sembra. Ovviamente, la NATO si butta a pesce da una parte e la Russia dall’altra. Sembra che una bella resa dei conti non sia così remota. Figo, no?

A complicare le cose ci si mette la visita della speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi a Taiwan che fa infuriare Pechino. La Cina allora, per rispondere, organizza muscolosissime esercitazioni militari con armi vere intorno all’isola. Alla faccia, dell’evitare pericolose escalation.

Non serve essere un raffinato storiografo per capire che siamo sull’orlo di una crisi mondiale. La profezia dell’autorevole Financial Times faceva presagire una crisi economico-finanziaria (otto mesi fa!) da far impallidire quella tra la fine e l’inizio degli Anni Dieci del Duemila. Quella risolta con le misure devastanti della troika (Germania, Francia e Fondo Monetario Internazionale) sulla Grecia e con quelle draconiane di Monti e la Fornero in Italia. Tra l’altro quello sarà il primo governo votato da nessuno e l’inizio di una tradizione che, qui, perdura da allora. Certo, il 25 di settembre prossimo venturo qui si voterà. E’ anche abbastanza inutile, credo. Si sa già chi vince e quanto durerà. Dopo l’autunno caldo dei mancati rinnovi dei contratti di lavoro, dell’inflazione al 12%, delle materie prima che costano il doppio (leggevo che una tonnellata di anidride carbonica per gasare l’acqua costava duemila euro alla tonnellata e adesso è a ventimila … passerò alla naturale), dello spread a 500 punti il governo di chi ha vinto le elezioni si sgretolerà grazie alla defezione del partito di turno e via ad un’altra ammucchiata delle larghe intese. Magari chiedendo in ginocchio al banchiere superstar di tornare, giurandogli fedeltà eterna e che mai nessuno si permetterà di contraddirlo o di disobbedire fino alla fine della legislatura. Capite che con quattro anni e mezzo da fare …

E’, tra l’altro, incredibile che del cambiamento climatico non si parli più. Una blasonata casa automobilistica tedesca presenta la nuova motorizzazione a gasolio di uno dei suoi modelli di punta. Scusate ma nel 2035 non si potranno più produrre auto con motori endotermici e adesso usciamo col diesel? Non era meglio anticipare, intanto, la sparizione di questo? Magari, poi, qualcuno ci dirà con cosa produrremo tutta quell’elettricità per le auto ad emissioni zero. Già adesso una conversione completa alle fonti rinnovabili riuscirebbe a coprire solo poco più del venti per cento del fabbisogno, immaginate con quell’aumento. Certo, ci sarebbe l’idrogeno ma non se ne parla più e la case automobilistiche, vista la direzione presa dai governi (chissà perché i petrolieri non si lamentano?), stanno abbandonando per la maggior parte questa tecnica.

Tanto insieme all’autunno caldo, tornerà il Covid con una nuova simpatica variante ma, stavolta porta gli amici! Sarà insieme al virus del Nilo, al vaiolo delle scimmie, ai batteri super-resistenti agli antibiotici e (un po’ ovunque) localizzati focolai di credulità un po’ stucchevole della gente. A quel punto però avremo già votato!

Tranquilli, non avremo il tempo di goderci il nuovo corso di casa nostra che sarà scoppiata una guerretta semi-mondiale o mondiale che vivrà e gioirà dell’inutilità di interessi geopolitici che erano desueti nel XX Secolo. Ma questo è il tempo delle terre rare e dei semiconduttori. Chi vi ha accesso tiene per le palle un mondo di sottosviluppati mentali che si sono sottoposti ad essere governati dalla tecnologia senza nessuna critica o coscienza e che, senza di questa, non riescono più nemmeno ad andare in bagno.

Chi ha qualche memoria degli studi superiori, ricorderà in che situazione si era appena prima dello scoppio della Prima Grande Guerra. Certamente, troverà delle analogie con la situazione odierna. Certamente, troverà anche delle differenze. Forse la più importante è che ai tempi, qualcuno aveva più ragione di altri.

Ora non si capisce chi ha più ragione (e smettiamola con questa balla della democrazia nel mondo occidentale governato dalla finanza e dai colossi della tecnologia che esercitano e determinano il potere che dovrebbe essere del popolo) e, soprattutto, chi sono i buoni. A occhio e croce, non siamo noi.

di Paolo Pelizza

© 2022 Rock targato Italia

PS: mancherò in questo spazio per due o tre settimane. Come sempre faccio d’estate, prendo una pausa per ricaricare la penna e riflettere. Vi auguro che le mie pre-visioni siano le più sbagliate della storia.

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IN CASO DI DISGRAZIA.

IN CASO DI DISGRAZIA.

No. Non sto facendo un de profundis e neanche sto consegnandovi le mie ultime volontà. Quindi rimanete tranquilli oppure delusi, a vostra scelta. Non scriverò nemmeno, molti decenni dopo, la recensione del bellissimo romanzo di Georges Simenon (dal titolo, appunto, “In caso di Disgrazia”) che mi fece incontrare uno scrittore inedito rispetto a quello che conoscevo: più lirico e sensuale. Il caso della disgrazia, nel mondo di oggi, è il maggior vantaggio. Ovviamente, non per i popoli che subiscono le pandemie, il terrorismo, le guerre, le crisi finanziarie, etc. e che sono quelli che pagano tutto il prezzo in termini di libertà che spariscono, economici e in vite umane perse.

La disgrazia è sempre un vantaggio per le big companies. Facciamo un esempio: la pandemia che qualcuno vuole passata, qualcun altro vuole in corso. Pensate chi ha avvantaggiato. Sicuramente, Big Pharma (quando ricapita che si paghi la ricerca con i soldi della gente e si regalino i prodotti che ne sono scaturiti alle aziende farmaceutiche che li proteggono con un brevetto a nome loro e te li rivendono a prezzo pieno secretando tutto!) ma non solo. Tutte le grosse società “tecnologiche” e i colossi dell’ e-commerce sono cresciuti in maniera esponenziale ma, oltre la contingenza, ci hanno addestrato a cambiare la nostra modalità di consumare e di vivere. Chi non vuole la pandemia al termine, è assolutamente interessato a realizzare ancora profitti enormi dalla situazione. A questi “poverini” che gestiscono il business dell’emergenza globale, devo dire di stare sereni. Infatti, Bill Gates ha annunciato una nuova più contagiosa pandemia ma con un virus molto più letale. Quindi, buone notizie, in arrivo. Tra l’altro, pare che si potrà sopravvivere solo affidandosi alla fondazione che fa capo a lui e a sua moglie.

Nel frattempo, si consoleranno gli armaioli (forse è il loro turno). Una “graditissima” guerra in Europa che dura da, ormai, più di un mese (in realtà da otto anni, nell’indifferenza generale) ha fatto correre tutti agli acquisti. Si riassortiscono bombe, munizioni, carri armati, e bombardieri. Addirittura, c’è chi pensa di rimettere la leva militare obbligatoria. Gli USA stanno dando talmente tante armi all’Ucraina che la Casa Bianca ha già convocato i più grandi produttori di armi per fare un sostanzioso ordine. Riassortire è tutto!

 In Italia non siamo da meno! Arriveremo a spendere in armi il 2% del nostro PIL: sono gli accordi con gli alleati della NATO, ci dicono. La cosa che più ci affligge che chi vuole correre verso il riarmo è, soprattutto, un partito che si autodefinisce di sinistra … Di più, sulla nostra completa dipendenza energetica che a causa del conflitto è diventata un problema non da poco, il nostro premier è uscito con una battuta particolarmente ispirata: volete la pace o i condizionatori accesi? Bé … io vivo in una mansarda, se proprio devo scegliere … Scherzo, ovviamente, perché non riesco a capire la ratio di questa dichiarazione. A parte che se la stessa battuta non l’avesse fatta uno che è tra gli uomini più influenti della finanza mondiale, ci sarebbe stato un diluvio di polemiche e, au contraire, nessuno si è permesso di fiatare. In effetti, se ci rifletto, ho sempre pensato che i condizionatori fossero oggetti liberticidi e guerrafondai.

Peccato che quando si sono fatti gli accordi con Putin per gas e petrolio era già in atto la guerra in Ucraina (dura dal 2014, come ho detto) e, comunque, i russi si erano già presi la Crimea. Oggi, c’è più interventismo di facciata. Chi manda armi, chi commina sanzioni (in effetti il surplus della Russia è record dal 1994 … funzionano di brutto le sanzioni, eh!) e chi, come l’Unione Europea fa lo spettatore pagante. Qualcuno mi ha chiesto cosa ne penso … Io rispondo così: l’unica cosa che un uomo dovrebbe imbracciare è una chitarra. Possibilmente elettrica.

Come ho avuto, già in molte occasioni, di scrivere: chi governa il mondo ci si arrapa con le emergenze. Fanno fare mucchi di soldi e, soprattutto, permettono di far fare ai popoli tutto quello che si vuole sulla base della paura. La paura è il più efficace strumento di controllo sociale. Non sono ancora così bravi ad organizzarsi … ogni tanto qualche illuminato che intuisce la direzione, c’è. Fa parte del gioco. Un fastidio necessario … poi basta tacciarlo di cretinismo, rappresentarlo come un’idiota, associarlo ad un terrapiattista e il gioco è fatto.

Qualcuno di voi, nelle passate settimane mi ha scritto che più che un visionario, sono un veggente … con “veggente” veniva male il titolo della rubrica, intanto e a Francesco (Caprini N.d.R.) non sarebbe piaciuto. In realtà, basta studiare un po’ la Storia ed è facile comprendere in che direzione si sta andando. Evidentemente, qualcuno non è stato attento in classe oppure è intelligente ma non si applica. Aveva ragione Gramsci; la Storia è un’insegnante senza scolari.

Le emergenze globali, dovrebbero farci ragionare sul ruolo degli Stati e quello delle multinazionali. Le crisi dovrebbero spingerci a correggere il sistema e impedire che ci intruppino come pecoroni. Perché se le grandi imprese internazionali hanno così tanto potere, state tranquilli, che lo eserciteranno e si approvvigioneranno di qualsiasi caso di “disgrazia”. Le sventure dei popoli sono immensi vantaggi per loro, a way to run. Pensate al CEO di Pfizer che, prima che ci sia qualsiasi autorizzazione e/o validazione da parte degli Enti preposti (vedremo poi dai procedimenti giudiziari se questi sono stati davvero attenti e imparziali nelle loro deliberazioni), ha già deciso che è fondamentale una quarta dose del vaccino per tutti … Sarebbe ridicolo se fosse non terribilmente vero e così spaventoso.

Questi colossi economici sono praticamente delle divinità: godono di illimitata libertà di azione, pagano le tasse che desiderano (se lo desiderano e, di solito, quando decidono di pagarle è per rifarsi il make up) e restano completamente impuniti qualsiasi cosa accada.

Concludendo, che senso ha gioire perché ci danno una matita e una scheda elettorale ogni quattro o cinque anni, se poi le decisioni le prende qualcun altro che non è stato scelto dal popolo secondo le regole del gioco democratico? Il tema è che, o ci ribelliamo alla condizione di bestiame da reddito e consideriamo di voler conservare quei diritti e quei valori che (forse troppo frettolosamente) abbiamo ipotizzato fossero acquisiti, oppure, dobbiamo smettere di mentire a noi stessi. Evitiamo almeno l’ipocrisia visto che non eviteremo nessuna delle disgrazie in arrivo.

di Paolo Pelizza

© 2022 Rock targato Italia

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GUERRA O CONCERTI? articolo di Vincenzo Somma, economista

Pubblichiamo volentieri l'articolo

GUERRA O CONCERTI? di Vincenzo Somma

Da un mese in Europa, dopo settant’anni di pace, è tornata la guerra. Questo almeno il pensiero comune che vede la Russia colpevole di aver infranto questo sogno. Non entro nel merito, né giudico questo pensiero comune, ma ne approfitto per condividerti la mia riflessione quando ho sentito le dichiarazioni di Biden – https://rb.gy/gprzgl – in merito a 800 milioni di dollari di aiuti militari all’Ucraina impegnata nel conflitto.

Questi milioni si aggiungono a 200 altri milioni di dollari che l’amministrazione di Biden aveva nella stessa settimana approvato e al miliardo di dollari (650 + 350 milioni) elargito poco prima della guerra sempre all’Ucraina. In totale due miliardi di dollari in armi, sistemi di difesa e intelligence (le cose delle spie) che il contribuente americano ha finanziato con le proprie tasse. Potevo limitarmi a fare spallucce e mentalmente non curarmene con un “fatti loro” – parlo del modo in cui vengono usati i soldi dei contribuenti negli Usa -, ma la mia (de-) formazione di economista ha riportato alla mia mente il concetto di moltiplicatore (https://rb.gy/rswhvg).

Provo a spiegartelo come posso, o come riesco. Il signor Biden non dà 2 miliardi di dollari in contanti in mano agli ucraini, ma questi due miliardi sono il valore di cose (sistemi missilistici, carrarmati, droni…) che vengono trasferite dagli Stati Uniti all’Ucraina. Supponiamo che questi armamenti siano efficienti – tanto per capirci non siano vecchi schioppi con baionetta o simili - e che pertanto debbano poi essere sostituiti nell’arsenale Usa andato un po’ svuotandosi dopo la donazione. In altri termini il contribuente americano dovrà in un prossimo futuro sborsare due miliardi di dollari in tasse. Sicuri?

In realtà questi armamenti Biden li comprerà da aziende americane e, se le cose là funzionano come qua, e così in parte è, questi due miliardi di dollari di spesa per il contribuente Usa sono due miliardi di vendite per queste aziende. Su queste vendite non si pagano tasse (l’iva negli Usa su queste transazioni non c’è), ma sui guadagni sì che si pagano. Facciamo finta che i costi per produrre quelle armi siano il 50% dei ricavi, detto in altro modo che i profitti dei masters of war, i padroni della guerra, così li chiamava Bob Dylan, siano il 50% dei due miliardi: quindi 1 miliardo.

Su questo miliardo di profitti le aziende Usa pagheranno il 27,1% - è l’aliquota media delle corporation americane (qui non riesco a sopprimere un moto d’invidia, visto che in Italia il tax rate è al 59% - https://rb.gy/2qf15d). Quindi dei due miliardi estratti dalla tasca sinistra di Biden, 271 milioni rientrano nella sua tasca destra. Non è finita. Del miliardo di costi sostenuto dalle aziende produttrici di armi facciamo finta che la metà vadano in stipendi degli uomini che le armi le progettano, fabbricano e vendono… Costoro le tasse le pagano con aliquote tra il 15% (sic) e il 35%: se facciamo finta che l’aliquota media sugli stipendi sia il 25%, 125 milioni di dollari tornano nella famosa tasca destra di Biden. Possiamo continuare.

I fabbricanti di armi il loro stipendio lo spendono per cambiare l’auto, noleggiando barche per battute di pesca, comprando hamburger e birra, attrezzi da campeggio o cappellini da baseball… tutte cose su cui si paga l’iva e che generano altri guadagni per altre aziende e altri stipendi per altri lavoratori, tutti soggetti che a loro volta pagano altre tasse. Così la tasca destra di Biden si ingrossa ancora. Possiamo continuare. I guadagni delle società di armi che supponiamo siano quotate in Borsa – e lo sono – pagano dei dividendi, su cui gli azionisti pagano tasse che finiscono ancora nella tasca destra di Biden. Possiamo continuare a spaccare il capello e moltiplicare i soldini. C’è chi ha calcolato che un dollaro di spesa pubblica, come commissionare armi, genera tra 60 centesimi e 2,43 dollari di “ritorno” sotto forma di maggior ricchezza prodotta.

Per onestà devo dire che non tutti gli studi trovano gli stessi risultati - https://rb.gy/zf4qlv - e che spesso - in economia accade sempre - “dipende”. Nei nostri esempi, però, i soldi spesi sono un profittevole investimento per l'amministrazione americana e almeno un terzo dei soldi spesi dai contribuenti torna nell’ormai famosa tasca destra di Biden, nelle loro. Regalare armi dunque conviene? Parrebbe. Almeno quanto organizzare un concerto un’attività che però non ammazza nessuno e rende felici quasi tutti. C’è chi ha calcolato - https://rb.gy/y6ehsb – che un soldino speso nell’organizzazione di un evento culturale ne genera due. Una lezione da tenere a mente.

Vincenzo Somma

MASTERS OF WAR
Come you masters of war
You that build the big guns
You that build the death planes
You that build all the bombs
You that hide behind walls
You that hide behind desks
I just want you to know....

Bob Dylan – 1963
https://www.youtube.com/watch?v=KGFagK-LuQo

 

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FESTIVAL CHARLIE CHAPLIN

FESTIVAL CHARLIE CHAPLIN AL TEATRO DAL VERME

La magia del cinema muto su grande schermo con la musica dal vivo dei Pomeriggi Musicali 

Da City Lights a The Gold Rush cinque capolavori restaurati con la colonna sonora eseguita dall’orchestra milanese

È una delle forme di spettacolo più alla moda degli ultimi anni: la visione di un capolavoro del cinema muto con la colonna sonora eseguita dal vivo da una grande orchestra.

In tutto il mondo, le sale da concerto hanno sempre più aperto le porte al cinema, permettendo ad alcune pellicole oggi mitiche di rivivere, spesso dopo un accurato lavoro di restauro, davanti a un pubblico moderno.

Massimo esperto internazionale di queste operazioni è il direttore d’orchestra statunitense Timothy Brock che domenica 27 febbraio alle ore 16 torna a Milano, al Teatro Dal Verme per il Festival Chaplin 2022 organizzato dai Pomeriggi Musicali, ricominciando “da dove ci eravamo fermati”: nel febbraio 2020 infatti era stato proiettato con enorme successo solo il primo dei cinque titoli originariamente in programma (“Tempi moderni”) per questo festival dedicato al mitico regista e attore del cinema muto.

Adesso è il momento di riprogrammare i cinque film che completavano originariamente il festival, una volta al mese sempre la domenica alle ore 16: il 27 febbraio sarà proiettato uno dei capolavori di Chaplin, City Lights (“Luci della città”, 1931, 87 minuti), considerato fra le migliori dieci commedie romantiche della cinematografia statunitense, diretto appunto da Brock; il 27 marzo ci sarà il divertentissimo The Circus (“Il circo”, 1928, 71 minuti – Oscar alla Carriera per Chaplin) sempre con Brock sul podio dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali; il 10 aprile il dittico composto da A Dog’s Life (“Vita da cani”, 1918, 35 minuti) e Shoulder Arms (“Charlot soldato”, 1918, 36 minuti) con la bacchetta di José Antonio Montaño; l’8 maggio il ciclo si chiude con The Gold Rush (“La febbre dell’oro”, 1925, 81 minuti) e la direzione di Helmut Imig, inserito fra i cento migliori film statunitensi di tutti i tempi.

Il Festival permetterà così di vedere sul grande schermo, come poche volte capita nella vita, una delle icone del cinema del Novecento, insieme all’emozionante esecuzione delle musiche dal vivo: un’esperienza imperdibile per quattro occasioni domenicali da vivere a tutte le età.

Le pellicole proiettate sono state restaurate dalla Cineteca di Bologna, dove è custodito anche l’Archivio Charlie Chaplin; il ciclo a Milano è realizzato in collaborazione con il Chaplin Office di Parigi / Roy Export S.A.S. 

Teatro Dal Verme

Domenica 27 febbraio 2022 ore 16.00 City Lights

Domenica 27 marzo 2022 ore 16.00 The Circus

Domenica 10 aprile 2022 ore 16.00 A Dog’s Life / Shoulder Arms

Domenica 8 maggio 2022 ore 16.00 The Gold Rush

27 febbraio 2022

City Lights (“Luci della città”)

Direttore Timothy Brock

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Regia Charlie Chaplin

Durata 87 minuti

Genere Commedia, drammatico, sentimentale

Anno e paese di produzione 1931 - USA

Interpreti principali Charlie Chaplin, Virginia Cherrill, Florence Lee

Riconoscimenti vincitore del premio NBR (National Board of Review, USA) nel 1931, vincitore del premio “National Film Registry” (USA) nel 1991, vincitore del premio OFTA (Film Hall of Fame) nel 2005

Trama Charlot, povero vagabondo in una città in festa, incontra una fioraia cieca che, a causa di un malinteso, lo scambia per un milionario e se ne innamora perdutamente. Quello stesso giorno, Charlot salva un milionario ubriaco dal suicidio e quest’ultimo per ringraziarlo lo invita a festeggiare insieme l’eroico salvataggio. Il giorno seguente, ancora reduce dalla sbornia, il milionario aiuta Charlot a fare colpo sulla fioraia, comprando tutti i fiori per regalarglieli e portandola a casa in macchina. Il milionario, tornato sobrio, si rivela freddo e indifferente e caccia via il povero Charlot, che torna a vagare per la città cercando di trovare i soldi per curare la cecità dell'amata.  Da qui in poi Charlot si improvvisa netturbino, pugile e fuggitivo in una serie di vicissitudini tragicomiche grazie alle quali riesce a raccogliere e consegnarle i soldi, ma che lo porteranno dritto in prigione. Una volta uscito da carcere, Charlot rincontra l’amata fioraia che, grazie al denaro ricevuto, è riuscita a riacquistare la vista e aprire un negozio.

27 marzo 2022

The Circus (“Il circo”)

Direttore Timothy Brock

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Regia Charlie Chaplin

Durata 82 minuti

Genere Commedia, sentimentale

Anno e paese di produzione: 1928 - USA

Interpreti principali Charlie Chaplin, Albert Austin, Henry Bergman

Riconoscimenti vincitore del premio onorario a Charlie Chaplin agli Oscar (USA) del 1928, 3 nomination al Faro Island Film Festival nel 1928

Trama Il vagabondo Charlot viene assunto in un circo, dove suscita l'ilarità del pubblico che accorre sempre più numeroso per vederlo. In poco tempo diventa l'attrazione principale dello spettacolo, ma, nonostante il suo successo, la sua posizione e la sua paga restano uguali. La giovane trapezista Myrna rivela la verità a Charlot, aiutandolo ad ottenere un aumento di stipendio. Segretamente innamorato di lei, Charlot si illude di essere destinato a sposare Myrna in seguito alla profezia di una chiromante; tuttavia, il suo futuro marito si rivelerà essere l’equilibrista Rex. Una sera Charlot viene chiamato ad esibirsi al posto di Rex, ma la sua esibizione scontenta il proprietario del circo e viene licenziato. Myrna abbandona il circo per stargli accanto e Charlot, grato del suo gesto, fa in modo che Rex la raggiunga e la sposi.

10 aprile 2022

A Dog’s Life / Shoulder Arms

Direttore José Antonio Montaño

Orchestra I Pomeriggi Musicali

A Dog’s Life (“Vita da cani”)

Regia Charlie Chaplin

Durata 33 minuti

Genere Commedia, drammatico

Anno e paese di produzione 1918 - USA

Interpreti principali: Charlie Chaplin, Albert Austin, Henry Bergman

Trama Charlot è un vagabondo continuamente affamato e infreddolito che vive in una casa malconcia e che nonostante i molti tentativi non riesce a trovare un lavoro. Un giorno salva un piccolo cane di nome Scraps e incontra una giovane cantante in un locale squattrinato. Nel frattempo, alcuni ladruncoli si impossessano di un portafogli e lo nascondono nella casa dove Charlot è solito dormire. Una volta tornato a casa, Charlot trova il prezioso bottino e corre felice al locale per farne parola con la cantante, che purtroppo è stata malamente licenziata. Dopo diverse vicissitudini e grazie al denaro sottratto ai ladri, i due riescono a comprarsi una piccola casa e trovare la loro felicità.

Shoulder Arms (“Charlot soldato”)

Regia Charlie Chaplin

Durata 36 minuti

Genere Commedia, drammatico, guerra

Anno e paese di produzione 1918 (seconda edizione febbraio 1927) - USA

Interpreti principali: Charlie Chaplin, Edna Purviance, Syd Chaplin

Trama Charlot è una giovane recluta americana reduce da un duro addestramento. Durante la Prima Guerra Mondiale si prepara per andare a combattere in prima linea contro il nemico. Giunto al fronte francese, dimostra il suo valore militare grazie ad una coraggiosa manovra che gli permette di catturare da solo 13 soldati nemici. In seguito al suo atto eroico gli viene affidata una pericolosa missione: infiltrarsi tra le linee nemiche travestito da albero per scoprire i segreti militari degli avversari. Tuttavia, Charlot fallisce ed è costretto a nascondersi nella casa malmessa di una giovane ragazza francese, che successivamente viene rapita dai soldati tedeschi. Riesce però a salvarla e viene accolto trionfalmente dagli altri soldati.

8 maggio 2022

The Gold Rush (“La febbre dell’oro”)

Direttore Helmut Imig

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Regia Charlie Chaplin

Durata 95 minuti

Genere Commedia, family

Anno e paese di produzione 1925 - USA

Interpreti principali Charlie Chaplin, Mack Swain, Tom Murray

Riconoscimenti 2 candidature agli Oscar del 1943 nelle categorie miglior sonoro e miglior colonna sonora per un film non musicale a Max Terr

Trama Charlot è un cercatore d’oro solitario che si avventura per le montagne del Klondike in Canada per partecipare alla corsa all’oro. Smarritosi durante il suo cammino, viene travolto da una bufera che lo costringe a cercare rifugio nella capanna abitata dal fuorilegge Black Larsen. Qui incontra anche Big Jim, un cercatore d’oro che, come lui, è in cerca di riparo a causa della tormenta. I tre convivono per alcuni giorni sfidando il freddo e la fame, fino a quando le loro strade si dividono. Charlot si reca al villaggio vicino dove si invaghisce di una giovane ragazza di nome Georgia.  Dopo aver trovato l’oro grazie all’aiuto di Charlot, anche Big Jim giunge al villaggio e divide con lui la sua ricchezza, aiutandolo a conquistare il cuore della bella Georgia.

Informazioni e biglietteria

Teatro Dal Verme

via San Giovanni sul Muro, 2 - 20121, Milano

Tel. 02 87 905 – www.ipomeriggi.it

Il servizio informazioni presso il Teatro Dal Verme è aperto dal martedì al sabato dalle 11 alle 19

I biglietti per il Festival Chaplin hanno un costo da 5 a 12 euro.

La biglietteria del Teatro Dal Verme è aperta da martedì a venerdì ore 10:30 – 18:30; sabato ore 10:30 – 14:00

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. / tel 02 87905201

In ottemperanza alle normative vigenti, gli abbonamenti e i biglietti sono nominativi; all’ingresso viene controllato il Super Green Pass ed rilevata la temperatura corporea; è obbligatorio disinfettare le mani, indossare sempre le mascherine ffp2 e seguire le indicazioni del personale e della segnaletica.

Vendita online www.ticketone.it

 

 

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