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Articoli filtrati per data: Marzo 2022

Intervista THEFT: Chi sono gli artisti della compilation ROCK TARGATO ITALIA #28 ?

 

THEFT GIACOMO GRASSO  ascolta  il brano “49 Falene”

 Chi sono i protagonisti della compilation ROCK TARGATO ITALIA #28 ?

Ascolta su Spotify: https://spoti.fi/3JzWx5h

Un mantra elettronico a bassa fedeltà stracolmo di ombre e di inquietudini, che rivela una riflessione dolorosa e spiazzante sul significato più intimo e controverso della libertà. (Roberto Bonfanti, scrittore artista)

INTERVISTA a THEFT

- Partiamo con una piccola presentazione: come ha origine il vostro percorso musicale e come si è sviluppato fino a oggi?

Nasco a Genova nel 21_03_1972, fin da piccolo con la spiccata attenzione al disegno, alla musica e ai cartoni animati.

Proprio dai cartoni animati giapponesi degli anni 70/80 che arriva la scoperta della musica e dei generi, piu passa il tempo piu mi cattura. Frequento il liceo artistico, imparo a suonare il basso e mi esibisco in Genova nei locali in vari generi musicali, poi in italia e fuori. La curiosità della musica elettronica e della sperimentazione di nuove forme e tecnologie mi porta a unire musica e immagini. mi specializzo nelle nuove tecnologie multimediali studiando sodo. insegno discipline multimediali e le applico. Nel contempo si agginge la curiosità di nuovi strumenti a corda, che compro e imparo a suonare. Ed eccomi qui a scrivere canzoni e testi.

- Come nasce un vostro brano?

Nasce da stati d'animo che il piu delle volte metto in musica con una vecchia chitarra acustica

- Che importanza hanno le parole all'interno della vostra musica?

Sono il collante, il nervo, la spezia, l'ago della bilancia che sposta il senso delle cose.

- E di cosa parlano le vostre canzoni?

Sono molto intime, di libertà, di paure, di attese, di atttimi che non tornano, di mare, di sogni, di vita di tutti i giorni.

- Quali sono gli artisti che più stimate nella scena italiana contemporanea?

Attualmente i Subsonica e mi icuriosisce molto Mahmood

- Raccontateci un aneddoto particolarmente significativo sul vostro percorso musicale.

Quando decisi di suonare il basso mi sentivo ripetere daimiei amici che i bassisiti sono dei chitarristi fallirti, in realtà con il tempo ho imoparato a suonare la chitarra, il mandolino, l'ukulele, il contrabasso, il bouzuki greco.

- Guardandovi attorno, al di là della musica, qual è la vostra visione dell'Italia di oggi?

Un paese che potrebbe essere il carro trainante dell'europa a siamo troppo presi da noi stessi e dalle nostre abitudini provinciali.

- Sogni, ambizioni o progetti per il vostro futuro?

Sogno di vivere di musica anche se oramai fuori corso, sto progettando un ep che dovrebbe uscire in inizio estate.

Francesco Caprini

Divinazione Milano S.r.l. 

Ufficio Stampa, Radio, Tv, Web & Social Network 

Via Andrea Palladio n. 16 - 20135 Milano 

Tel. 02 5831 0655  mob. 3925970778

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APNEA “Il giorno di ieri” per Rock Targato Italia - INTERVISTA

 

Chi sono i protagonisti della compilation

ROCK TARGATO ITALIA #28 ?

Ascolta su Spotify: https://spoti.fi/3JzWx5h

 

APNEA “Il giorno di ieri”

 

Il rock d’autore più introspettivo che non rinuncia però all’immediatezza e a una vena di incrollabile romanticismo. Una canzone liberatoria da cantare insieme (Roberto Bonfanti)

INTERVISTA:

Partiamo con una piccola presentazione: come ha origine il vostro percorso musicale e come si è sviluppato fino a oggi?

Gli Apnea essendo cinque personalità diverse hanno avuto, negli anni, ascolti ed influenze altrettanto differenti. di fondo però è il rock che ci accomuna, dal più alternativo al più popolare. È in questo ampio ventaglio che oggi le nostre canzoni prendono forma.

Come nasce un vostro brano? Che importanza hanno le parole all'interno della vostra musica? E di cosa parlano le vostre canzoni?

I nostri brani vengono scritti fuori dalle mura della sala prove, sarebbe impensabile o estremamente difficile pensare di scrivere un brano tutti insieme. In sala prove arriva una traccia di chitarra completa, accompagnata dal testo.

Le parole sono al centro delle nostre canzoni, quello che scriviamo sono estratti di vita personali piuttosto che immaginazioni ed osservazioni su quello che ci circonda. Ognuno di noi poi musicalmente cerca di interpretare al meglio il contesto sonoro su cui far fluttuare quelle parole.

Quali sono gli artisti che più stimate nella scena italiana contemporanea?

Citare dei gruppi o singoli artisti che attirano oggi la nostra attenzione, non è facile, avendo come detto prima ascolti differenti, ma di certo apprezziamo chi oggi riesce a far musica credibile. Si riesce subito a cogliere, soprattutto nelle parole, la sincerità, il non aver timore di spogliarsi nel raccontare qualcosa di vero.

Questo a noi piace molto!

Raccontateci un aneddoto particolarmente significativo sul vostro percorso musicale.

Dopo anni passati lontani dal comporre musica, è stato indescrivibile incontrare   delle persone con cui non avresti mai immaginato di condividere tutto questo. La nascita di una nuova amicizia, la condivisione delle nostre vite, il raccontarci nelle nostre canzoni i nostri momenti più belli, ma anche quelli che ci hanno segnato profondamente, le risate quelle belle e le lacrime, che tante volte dopo aver riletto uno dei nostri testi abbiamo sfogato senza vergogna. Tutto questo per noi è straordinario e lo si può riassumere con il nostro nome, APNEA.

Guardandovi attorno, al di là della musica, qual è la vostra visione dell'Italia di oggi?

“È una domenica d'autunno e sono quasi già le sei, io che non dormo non mi sveglio, che non sto bene quasi mai, e tu ridi, che pena mi fai… e nei miei sogni ad occhi aperti vedo il palazzo del potere tremare sotto i nostri passi e aver paura di cadere, e non ridi più, che pena mi fai“. COLLETTI BIANCHI, un nostro brano, è la risposta perfetta a questa domanda.

Sogni, ambizioni o progetti per il vostro futuro?

Partendo dai progetti, stiamo terminando gli arrangiamenti di nuovi brani e presto entreremo in studio per inciderli. Vorremmo farli uscire in un EP nella prossima primavera. L’ambizione più grande probabilmente è far arrivare la nostra musica più lontano possibile a più persone possibili. I sogni… beh di sogni, o desideri, ne abbiamo tanti… ma come si dice, se poi ne si parla non si avverano… quindi...

 

FRANCO SAININI

 

Divinazione Milano S.r.l. 

 

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PIETARI INKINEN DIRIGE L’ORCHESTRA DEI POMERIGGI MUSICALI IN DUE CELEBRI “QUINTE” SINFONIE DI BEETHOVEN E MENDELSSOHN

Teatro Dal Verme

giovedì 31 marzo ore 10.00 – anteprima del concerto

giovedì 31 marzo ore 20.00 – concerto

sabato 2 aprile ore 17.00 – concerto

Atteso ritorno al Teatro Dal Verme dopo due mesi per i concerti della 77a Stagione dei Pomeriggi Musicali intitolata “Racconti senza parole: la musica tra mito, letteratura e poesia” del direttore finlandese Pietari Inkinen che, giovedì 31 marzo (ore 10 e ore 20) e sabato 2 aprile (ore 17), sarà impegnato in due celebri “Quinte”: la Sinfonia n. 5 in re minore di Mendelssohn e la Sinfonia n. 5 in do minore di Beethoven.

Pietari Inkinen, già ospite assai apprezzato dei Pomeriggi Musicali negli anni scorsi e, a gennaio 2022, per la Sinfonia n. 1 di Bruckner, è oggi fra i più apprezzati interpreti wagneriani e del tardo romanticismo europeo. Sarà infatti lui a dirigere la prossima estate la nuova produzione del Ring di Wagner al festival di Bayreuth, dopo aver conquistato L’oro del Reno diretto a Palermo nel 2013 il premio Abbiati come “miglior spettacolo dell’anno”.

In apertura di questo nuovo concerto milanese la Sinfonia n. 5 in re minore op. 107 "La Riforma" di Felix Mendelssohn-Bartholdy, composizione giovanile ideata con l’intento di celebrare nel 1830 il trecentesimo anniversario della Confessione di Augusta (1530), il principale evento luterano (il titolo originale, infatti, era quello di «Sinfonia per celebrare una rivoluzione nella Chiesa»), della “Riforma” appunto. Un pezzo scritto «nello spirito di fervente adesione al cristianesimo luterano – sottolinea nelle note di sala Raffaele Mellace – che il padre di Felix, discendente d’una facoltosa famiglia ebraica, aveva scelto per i propri figli nel 1816. Mendelssohn diresse il proprio lavoro solo due anni più tardi, il 15 novembre 1832, ma lo considerò sempre come un esperimento abortito, tanto che la sinfonia uscì a stampa solo vent’anni dopo la morte dell’autore. In realtà, se d’esperimento effettivamente si tratta, resta di grande interesse né lesina bellezze musicali. Mendelssohn aspira a coniugarvi, come farà dieci anni dopo nella Sinfonia n. 2, il portato spirituale della tradizione religiosa tedesca con i mezzi espressivi del sinfonismo romantico. L’interesse dell’operazione sta nell’aver posto alla base dell’edificio sinfonico […] un materiale tematico di derivazione ecclesiastica: sin dalle prime battute il gregoriano Magnificat tertii toni che risuona anche nella Jupiter mozartiana, il cosiddetto Amen di Dresda, che introduce l’Allegro con fuoco e Wagner adotterà come tema del Graal nel Parsifal, e, nel Finale, il corale simbolo della Riforma, scritto da Lutero nel 1527-29, che un secolo prima di Mendelssohn, era stato alla base di un’imponente, celeberrima Cantata di Bach, la BWV 80».

Il concerto prosegue con la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Ludwig van Beethoven. Titanica, sublime, drammatica e celebre anche all’orecchio di un neofita, la Quinta si è imposta attraverso i secoli nella coscienza collettiva come la più paradigmatica fra le nove Sinfonie del compositore e come incarnazione dei tratti grandiosi e profondi della sua personalità. Frutto di un processo creativo lungo e complesso, la partitura esprime il carattere della nostalgia paurosa e irrequieta e contiene un fitto simbolismo di riferimenti allegorici e morali, soprattutto improntati a concezioni illuministiche riguardo al ruolo della ragione e del futuro. «La tonalità prediletta di do minore –spiega sempre MEllace – già adottata nella Grande Sonate Pathétique, nel Terzo concerto per pianoforte e nella “Marcia funebre” dell’Eroica, compie ora il suo destino assumendo la sua maschera più autentica: la forma eroica. Il drammatico motto, un’epigrafe dantesca, che apre la Quinta – sonorizzazione del “destino che bussa alla porta”, secondo quanto riferito ad Anton Schindler da Beethoven, che però poi riferì all’allievo Czerny che era ispirato al richiamo, effettivamente molto somigliante, dello zigolo giallo – attiva un congegno implacabile, organismo dove tout se tient rigorosamente, costruzione in cui ogni dettaglio corrisponde al disegno complessivo, all’insegna d’una eloquenza che inchioda l’ascoltatore con la violenza e la pregnanza di un’invenzione dal fascino ineludibile. L’elaborazione motivica si mostra in grado di sostenere campate sinfoniche imponenti sulla base d’un materiale sonoro minimo, il celebre, minuscolo inciso d’avvio formato da quattro note, le prime tre delle quali identiche».

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"Il sogno di un uomo ridicolo" - Teatro Out Off Milano

da mercoledì 30 marzo a venerdì 15 aprile
al Teatro Out Off 
in Via Mac Mahon, 16, a Milano 
è in scena 
"Il sogno di un uomo ridicolo" 
di Fedor Dostoevskij
per la regia di Lorenzo Loris, i costumi di Nicoletta Ceccolini.

 

Un racconto fantastico, scritto intorno al 1876 da Dostoevskij, che riesce a parlarci ancora oggi della necessità dell’utopia proprio in un momento in cui il presente, più che un sogno fantastico, è un incubo distopico. Per Dostoevskij l’uomo deve porsi degli obiettivi positivi perché la felicità sulla Terra può esistere e cercarla non solo ha senso, ma è forse l’unica cosa che abbia senso fare.

Dostoevskij concepisce Il sogno di un uomo ridicolo come un racconto fantastico, scritto intorno al 1876 e inizialmente inserito nel Diario di uno scrittore. Un uomo ripercorre la sua vita e le ragioni per cui si è sempre sentito estraneo alla società. Ogni interesse, ogni impulso vitale sembra in lui ormai drammaticamente destinato a esaurirsi nel nulla, quando ecco la svolta salvifica presentarglisi in forma di sogno, suggerendo un’improvvisa quanto inaspettata opportunità di riscatto. Il racconto decolla così assieme al suo protagonista, si sposta di piano e approda in altri mondi: le anguste pareti di una povera stanza in affitto esplodono letteralmente nello spazio, e una rivelazione di trascinante potenza si offre disinteressata agli occhi dell’uomo con la forza di una resurrezione per il suo corpo segnato dal dolore e dalla sconfitta. La felicità sulla Terra può esistere, e cercarla non solo ha senso, ma è forse l’unica cosa che abbia senso fare. Ora l’uomo ridicolo lo sa, l’ha vista e toccata con mano, il suo sogno gliel’ha inequivocabilmente mostrata, e ciò che si è visto c’è, non può non esserci. La sua condizione non gli è più di peso, e il tempo della sua vita ora è un tempo pieno, un tempo di parole da regalare, di semplici verità da confidare, senza patemi, a chi, casomai, tra una risata e l’altra le volesse ascoltare.

 

Blog: Rock Targato Italia

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THE LAST INTERNATIONALE: apriranno per DEEP PURPLE a Roma e Bologna!

Saranno THE LAST INTERNATIONALE ad aprire i concerti di DEEP PURPLE previsti a luglio a Rock In Roma e Bologna Sonic Park! La rock band di New York salirà quindi sul palco prima del concerto di Ian Gillan e compagni per due serate che già da ora si annunciano davvero imperdibili.

DEEP PURPLE
+ The Last Internationale

02.07.2022 ROMA, Rock in Roma c/o Cavea Auditorium Parco della Musica

03.07.2022 BOLOGNA, Bologna Sonic Park c/o Arena Parco Nord 

I biglietti sono disponibili su Ticketone.

 

DEEP PURPLE saranno dal vivo anche in autunno al Mediolanum Forum di Assago (Milano) il prossimo 17 ottobre. Biglietti in vendita su Ticketone.

 

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GUERRA O CONCERTI? articolo di Vincenzo Somma, economista

Pubblichiamo volentieri l'articolo

GUERRA O CONCERTI? di Vincenzo Somma

Da un mese in Europa, dopo settant’anni di pace, è tornata la guerra. Questo almeno il pensiero comune che vede la Russia colpevole di aver infranto questo sogno. Non entro nel merito, né giudico questo pensiero comune, ma ne approfitto per condividerti la mia riflessione quando ho sentito le dichiarazioni di Biden – https://rb.gy/gprzgl – in merito a 800 milioni di dollari di aiuti militari all’Ucraina impegnata nel conflitto.

Questi milioni si aggiungono a 200 altri milioni di dollari che l’amministrazione di Biden aveva nella stessa settimana approvato e al miliardo di dollari (650 + 350 milioni) elargito poco prima della guerra sempre all’Ucraina. In totale due miliardi di dollari in armi, sistemi di difesa e intelligence (le cose delle spie) che il contribuente americano ha finanziato con le proprie tasse. Potevo limitarmi a fare spallucce e mentalmente non curarmene con un “fatti loro” – parlo del modo in cui vengono usati i soldi dei contribuenti negli Usa -, ma la mia (de-) formazione di economista ha riportato alla mia mente il concetto di moltiplicatore (https://rb.gy/rswhvg).

Provo a spiegartelo come posso, o come riesco. Il signor Biden non dà 2 miliardi di dollari in contanti in mano agli ucraini, ma questi due miliardi sono il valore di cose (sistemi missilistici, carrarmati, droni…) che vengono trasferite dagli Stati Uniti all’Ucraina. Supponiamo che questi armamenti siano efficienti – tanto per capirci non siano vecchi schioppi con baionetta o simili - e che pertanto debbano poi essere sostituiti nell’arsenale Usa andato un po’ svuotandosi dopo la donazione. In altri termini il contribuente americano dovrà in un prossimo futuro sborsare due miliardi di dollari in tasse. Sicuri?

In realtà questi armamenti Biden li comprerà da aziende americane e, se le cose là funzionano come qua, e così in parte è, questi due miliardi di dollari di spesa per il contribuente Usa sono due miliardi di vendite per queste aziende. Su queste vendite non si pagano tasse (l’iva negli Usa su queste transazioni non c’è), ma sui guadagni sì che si pagano. Facciamo finta che i costi per produrre quelle armi siano il 50% dei ricavi, detto in altro modo che i profitti dei masters of war, i padroni della guerra, così li chiamava Bob Dylan, siano il 50% dei due miliardi: quindi 1 miliardo.

Su questo miliardo di profitti le aziende Usa pagheranno il 27,1% - è l’aliquota media delle corporation americane (qui non riesco a sopprimere un moto d’invidia, visto che in Italia il tax rate è al 59% - https://rb.gy/2qf15d). Quindi dei due miliardi estratti dalla tasca sinistra di Biden, 271 milioni rientrano nella sua tasca destra. Non è finita. Del miliardo di costi sostenuto dalle aziende produttrici di armi facciamo finta che la metà vadano in stipendi degli uomini che le armi le progettano, fabbricano e vendono… Costoro le tasse le pagano con aliquote tra il 15% (sic) e il 35%: se facciamo finta che l’aliquota media sugli stipendi sia il 25%, 125 milioni di dollari tornano nella famosa tasca destra di Biden. Possiamo continuare.

I fabbricanti di armi il loro stipendio lo spendono per cambiare l’auto, noleggiando barche per battute di pesca, comprando hamburger e birra, attrezzi da campeggio o cappellini da baseball… tutte cose su cui si paga l’iva e che generano altri guadagni per altre aziende e altri stipendi per altri lavoratori, tutti soggetti che a loro volta pagano altre tasse. Così la tasca destra di Biden si ingrossa ancora. Possiamo continuare. I guadagni delle società di armi che supponiamo siano quotate in Borsa – e lo sono – pagano dei dividendi, su cui gli azionisti pagano tasse che finiscono ancora nella tasca destra di Biden. Possiamo continuare a spaccare il capello e moltiplicare i soldini. C’è chi ha calcolato che un dollaro di spesa pubblica, come commissionare armi, genera tra 60 centesimi e 2,43 dollari di “ritorno” sotto forma di maggior ricchezza prodotta.

Per onestà devo dire che non tutti gli studi trovano gli stessi risultati - https://rb.gy/zf4qlv - e che spesso - in economia accade sempre - “dipende”. Nei nostri esempi, però, i soldi spesi sono un profittevole investimento per l'amministrazione americana e almeno un terzo dei soldi spesi dai contribuenti torna nell’ormai famosa tasca destra di Biden, nelle loro. Regalare armi dunque conviene? Parrebbe. Almeno quanto organizzare un concerto un’attività che però non ammazza nessuno e rende felici quasi tutti. C’è chi ha calcolato - https://rb.gy/y6ehsb – che un soldino speso nell’organizzazione di un evento culturale ne genera due. Una lezione da tenere a mente.

Vincenzo Somma

MASTERS OF WAR
Come you masters of war
You that build the big guns
You that build the death planes
You that build all the bombs
You that hide behind walls
You that hide behind desks
I just want you to know....

Bob Dylan – 1963
https://www.youtube.com/watch?v=KGFagK-LuQo

 

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MAGRITTE presentazione Intervista e complation RockTargatoItalia #28

MAGRITTE

con il brano “LYME”

sono tra i protagonisti della compilation

ROCK TARGATO ITALIA #28 ?

Ascolta su Spotify: https://spoti.fi/3JzWx5h

 

Intervista per Rock Targato Italia – Magritte _ feb.2022

Come ha origine il vostro percorso musicale e come si è sviluppato fino a oggi?

M: I Magritte nascono dall’incontro tra Giada Cognein, Luca Consonni, Stefano Angelini, che già suonavano insieme in un gruppo rock alternative, e Chris Costa, che suonava il basso in diverse formazioni di carattere più funk. L’intreccio delle diverse anime musicali ci ha fin da subito ispirato nuove produzioni che sono confluite, dopo un primo periodo di rodaggio e lavoro in garage, nel nostro primo disco “Casa degli Specchi” registrato non con poche difficoltà in piena pandemia. Nel 2021 abbiam suonato le 8 canzoni dell’Album nei pochi live a disposizione e sviluppato nuove idee che speriamo di riuscire a completare con un nuovo disco prima possibile.

-Come nasce un vostro brano? Che importanza hanno le parole all'interno della vostra musica? E di cosa parlano le vostre canzoni?

M: Solitamente Luca ci presenta un riff o una particolare sonorità attorno ai quali Chris e Stefano cominciano a sviluppare insieme una sezione ritmica e una struttura mentre Giada ricama una melodia per la voce. Quando il pezzo è pressoché terminato Giada scrive il testo in base alle sensazioni che la canzone le ispira. In generale le canzoni cercano di tradurre in testo e musica le diverse sensazioni che l’animo umano riesce a esprimere.

- Quali sono gli artisti che più stimate nella scena italiana contemporanea?

M: Possiamo citare sicuramente i Marlene Kuntz, Cristina Donà e Paolo Benvegnù

- Raccontateci un aneddoto particolarmente significativo sul vostro percorso musicale?

M: Ricordiamo volentieri la prima volta che abbiamo suonato dal vivo le canzoni dell’Album, a causa della pandemia non avevamo provato molto e dovevamo suonare in presa diretta in uno studio televisivo per una trasmissione in onda su RAI 3 regionale. Ovviamente eravamo tesissimi, ma, come sperato, una volta che Stefano ha battuto i 4 (anzi i 3 visto che molte nostre canzoni sono in 3/4) siamo riusciti a suonare al meglio e portare a casa un bel concerto.

- Guardando vi attorno, al di là della musica, qual è la vostra visione dell'Italia di oggi?

M: Un’Italia divisa tra fazioni e composta da persone sempre più isolate. Sinceramente non si respira un bel clima di questi tempi, anche se si può percepire la voglia della gente di reagire, di rialzarsi e di riscoprire un po’ di senso comune.

- Sogni, ambizioni o progetti per il vostro futuro?

M: Fare Musica. E soprattutto ritornare a suonare dal vivo come e più di prima.

 

Francesco Caprini

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Nicola Pucci La figura e il paradosso

 

Fondazione Mudima | MILANO 

25 marzo – 29 aprile 2022

[Inaugurazione giovedì 24 marzo ore 15-20]

 

Il mondo non è così ovvio. Per chi sa osservarlo, l’evidenza è soltanto illusoria, e la pittura di Nicola Pucci [Palermo, 1966] gioca con l'illusione come artificio della realtà. Dipingere, per lui, è aprire gli occhi, spingere le porte, aprire i cassetti, è esplorare universi inediti e inventare giochi in equilibrio instabile. I quadri di Nicola Pucci si costruiscono in un curioso disordine di personaggi, animali, luoghi, situazioni paradossali, la cui evidenza risiede solamente nella volontà dell'artista di farne nascere un dipinto. E questo disegna un’opera di innesti improbabili, incontri frontali e associazioni instabili. Le coppie e gli opposti (miniatura-immensità, dentro-fuori, animale-figura umana, forza-fragilità) trasmettono un'esperienza plastica della poetica dello spazio: i giochi di espansione e ritrazione aprono la via a un'immaginazione ancorata a una realtà onirica e istintiva.

La personale Nicola Pucci | La figura e il paradosso, a cura di Dominique Stella si inaugura il 24 marzo 2022

(vernissage dalle 15 alle 20) alla Fondazione Mudima di Milano che la ospiterà fino al 29 aprile.

 

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VASCO, “LA PIOGGIA ALLA DOMENICA”, con MARRACASH: fuori da venerdì 25 marzo

Da Venerdì 25 marzo fuori dappertutto il super singolo di primavera

VASCO, “LA PIOGGIA ALLA DOMENICA”, con MARRACASH

i cui proventi saranno devoluti a Save the Children

Ecco il commento dei due artisti:

“Mi piace Marracash, - scrive Vasco sui suoi social - “è nato ai tempi del rap ma ha la penna del cantautore. Quando mi ha chiesto di campionare Gli Angeli per un brano del suo nuovo album, ho trovato molto interessante il suo lavoro e da lì è nata l’idea di affidargli “La pioggia alla domenica”. Ne è venuta fuori una autentica contaminazione con un senso artistico: Marra ha centrato perfettamente lo spirito ironico e frustrato della canzone, con un suo testo originale e coerente.

Dal canto suo Marracash scrive: “Ho sempre ritenuto Vasco uno dei più grandi poeti del ‘900, uno che ha insegnato a tutti a scrivere canzoni tridimensionali e per questo è il mio personale autore preferito di sempre."

I due artisti hanno deciso di devolvere i proventi del singolo a Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, a favore dei bambini coinvolti nella guerra in Ucraina. Save the Children, che opera nel paese dal 2014, sta distribuendo aiuti ai bambini tuttora intrappolati nel Paese e che stanno rischiando la loro vita, e sta supportando coloro che sono fuggiti nei paesi limitrofi e che hanno bisogno di protezione e di beni di prima necessità.

VASCO LIVE 2022

La primavera bussa alle porte…cadono dal 1 maggio tutte le restrizioni e, finalmente dopo 2 anni di fermo, Vasco Rossi si prepara alla ripartenza dei concerti (che daranno il via alla stagione dei grandi live in Italia). 

Non sta più nella pelle, non vede l’ora di riabbracciare il suo pubblico e il suo pubblico non aspetta altro che un suo concerto (molti i fan che esibiscono sui social i biglietti arrivati in questi giorni...).

È per questo motivo che VASCO LIVE ’22 sarà un tour lungo, 11 date in tutta Italia, da nord a sud al centro.  Tutte sold out.

 

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CONTRO VITA E DESTINO DI NOVAK DJOKOVIC SIMONE ETERNO

«Mi interessa cosa pensano le persone di me, ma continuerò a difendere ciò in cui credo». Coerente solo a se stesso: se necessario, contro tutto il mondo.

Il 14 luglio 2019, a Londra, dentro uno stadio traboccante di spettatori ormai fuori controllo, Roger Federer è a un solo punto dalla conquista del nono titolo di Wimbledon,

il ventunesimo successo in un torneo dello Slam Dall’altra parte della rete, però, c’è un giocatore che si chiama Novak Djokovic: uno che, lottando da solo contro quindicimila persone, riuscirà a ribaltare un finale che pareva già scritto; uno che in conferenza stampa dirà: «Quando il pubblico grida: ‘Roger! Roger!’ quello che sento nella mia testa è: ‘Novak! Novak’».

Due anni dopo, a New York, è Djokovic a disputare la finale degli US Open per raggiungere la famigerata quota 21, oltre che completare il Grande Slam, traguardo atteso nel tennis da più di 50 anni. Ma è sotto di due set e, al cambio campo, il russo Daniil Medvedev servirà per chiudere il match. A New York, più che altrove, Djokovic non è mai stato particolarmente amato, ma ecco l’imponderabile: l’intero stadio si alza per applaudirlo e per scandire il suo nome. Djokovic si batte la mano sul cuore, poi però non trattiene le lacrime: sta ancora piangendo quando si posiziona a fondo campo per arrivare alla fine della partita da cui uscirà sconfitto.

Si sarebbe tentati di dire che la parabola di Novak Djokovic, uno dei più straordinari atleti che il mondo dello sport abbia mai conosciuto, stia tutta qui, in questi due estremi della carriera. Eppure non è così. Ce lo dimostra Simone Eterno – giornalista e testimone oculare degli eventi che hanno segnato la recente storia del tennis – in questa avvincente biografia. Contro, edito da Sperling & Kupfer, è un incredibile racconto sportivo, fatto di dolorose cadute (e scivoloni) e improvvise accelerazioni, dietro cui si dipana una straordinaria e controversa vicenda umana.

Simone Eterno è giornalista sportivo. A Eurosport dal 2011, ha seguito come cronista i grandi eventi del circuito tennistico internazionale in giro per il mondo, arrivando a coprire 39 Slam, di cui 15 da inviato. Assieme a Jacopo Lo Monaco è stato autore del podcast Schiaffo al volo. Questo è il suo primo libro.

 

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