Menu

ROCK TARGATO ITALIA #28 LA COMPILATION della XXXII edizione

ROCK TARGATO ITALIA #28

LA COMPILATION della XXXII edizione

 Ascoltala su Spotify: https://spoti.fi/3JzWx5h

Fin dal 1987 il contatto umano è stato uno dei punti che ha caratterizzato la vera essenza di Rock Targato Italia. Nonostante i mille problemi, uniti all’impossibilità di abbracciarsi e suonare dal vivo, nel 2021 la manifestazione rock ha scelto di non fermarsi davanti alle avversità, portando avanti la sua missione: dare voce a un gran numero di artisti provenienti da ogni angolo dello stivale.

Dunque, come da tradizione, anche la trentaduesima edizione di Rock Targato Italia arriva al proprio culmine con la pubblicazione della compilation, che raccoglie le migliori scoperte di questa annata del concorso accanto ad alcuni interessanti ospiti, creando così uno spaccato vivo del fermento che continua ad agitarsi nel sottobosco musicale del nostro Paese, con un incrollabile entusiasmo e un desiderio enorme di ritornare sui palchi. (Roberto Bonfanti, scrittore -artista)

La compilation è pubblicata dall’etichetta discografica Terzo Millennio Records

Tracklist:

CIRCUS PUNK “Messico”

(Lombardia)

Sono in due ma fanno casino per cinque, macinando riff graffianti con la strafottenza di chi vive su un palco ed è cresciuto a birra e rock’n’roll. Divertenti e sfacciati, sono i vincitori dell’ultima edizione di Rock Targato Italia.

DESHEDUS “Lady Butterfly”

(Lazio)

Da una band dall’anima prog, una canzone imprevedibile e liberatoria capace di unire l’approccio chitarristico del rock a un senso di malinconica leggerezza dal retrogusto pop.

GAZE OF LISA “Divinamente”

(Basilicata)

Un brano trascinante da ballare in una discoteca rock anni ’90. Fra le ombre danzanti degli anni ’80 e l’approccio alternativo del decennio successivo.

GINTSUGI “Blind”

(Piemonte)

Minimalismo sonoro, atmosfere crepuscolari, una teatralità irrequieta e un fascino da fiaba gotica tanto ipnotica quanto imprevedibile. Un progetto che punta il proprio sguardo decisamente oltre confine.

LEMURI, IL VISIONARIO “La Strada degli Spiriti”

(Lazio)

La dimostrazione che si può essere pop in modo immediato e radiofonico senza rinunciare all’eleganza, alla cura per i dettagli e alla costruzione di un progetto interessante anche dal punto di vista concettuale.

MAGRITTE “Lyme”

(Valle d’Aosta)

Ci sono stati gli anni ’90 del pop alternativo, delle distorsioni che incontrano la melodia, delle tensioni emotive e dei testi introspettivi. Per fortuna ogni tanto qualcuno rievoca quello spirito e quei suoni.

AYMARA “L’alfiere”

(Lombardia)

Si riparte dalle origini: da un riff polveroso, una chitarra tagliente, una sezione ritmica massiccia e una voce dall’estensione non indifferente. Genuinamente rock nel senso più autentico e anni ’70 del termine.

MIRCO SALERNI “Scivolerai Leggera”

(Abruzzo)

Un ritornello diretto da cantare in coro in modo quasi liberatorio, una melodia pulita, una storia da raccontare e un approccio pop-rock radiofonico dal sapore molto anni ’90: a volte non serve altro.

GIACOMO GRASSO “49 Falene”

(Liguria)

Un mantra elettronico a bassa fedeltà stracolmo di ombre e di inquietudini, che rivela una riflessione dolorosa e spiazzante sul significato più intimo e controverso della libertà.

ROBERTO SARNO “Anima grida”

(Toscana)

Fra atmosfere liquide, arrangiamenti curati incentrati su un’elettronica composta e un testo meditativo scandito con aria assorta: così si compone una via elegante verso un’idea introspettiva di pop d’autore.

CAPATOSTA “’A capa mia”

(Campania)

L’approccio delle posse e dei centri sociali degli anni ’90 rivive in un caleidoscopio di rock, blues e approccio combat. Tantissima energia, eclettismo e una voglia irrefrenabile di mischiare le carte e non stare fermi.

LA FORMA DELLE NUVOLE “Congiunti”

(Lombardia)

Il fascino della semplicità. Due chitarre acustiche, una melodia pulita, un approccio piacevolmente surreale che richiama l’indie “da cameretta” di inizio millennio e il bisogno di dire qualcosa con leggerezza e ironia.

LOGAN LAUGELLI “Genere drammatico”

(Lombardia)

Rock d’autore in chiave minimalista. Una chitarra elettrica scandisce con toni tanto intimi quanto drammatici una serie di amare riflessioni personali frutto di uno sguardo tagliente sul mondo e su di sé.

ANDREA DIECI “Marylove”

(Lombardia)

Una canzone d’amore sognante come una ninnananna, leggera come i ricordi più dolci dell’adolescenza e fresca come un temporale che rompe la calura di una giornata estiva.

I MAMA “Giassai”

(Lombardia)

Un linguaggio musicale fresco capace di miscelare con estrema immediatezza tradizione e modernità. Con un occhio al pop, uno alla canzone d’autore, uno allo swing e uno alle nuove tendenze.

APNEA “Il giorno di ieri”

(Marche)

Il rock d’autore più introspettivo che non rinuncia però all’immediatezza e a una vena di incrollabile romanticismo. Una canzone liberatoria da cantare in coro.

  1. rocktargatoitalia.eu

 

FRANCO SAININI

Divinazione Milano S.r.l. 

Ufficio Stampa, Radio, Tv, Web & Social Network 

Tel. 02 5831 0655 mob. 3925970778

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

web: www.divinazionemilano.it

www.rocktargatoitalia.it

 

Leggi tutto...

Gli ascolti di febbraio 2022. articolo di Roberto Bonfanti

"Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi” diceva uno dei personaggi de “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. Nell’Italia di oggi sembra che si sia arrivati invece a una totale inversione di tendenza: non cambia niente perché tutto possa cambiare in peggio. Ci si trincera dietro a una facciata di immobilismo mentre tutto corre all’impazzata verso il baratro. Ma, come sempre, noi siamo qui solo per parlare di musica, dunque ecco quattro belle novità discografiche da ascoltare in queste settimane.

Fa un piacere enorme, a ormai sette anni dall’ultima prova discografica dei suoi Valentina Dorme, vedere Mario Pigozzo Favero proporsi con un progetto solista. “Mi commuovo, se vuoi” è un album stracolmo di quel fascino decadente e di quell’approccio poetico che chi ha amato la band trevigiana conosce bene. Certo, cambiano le sonorità, si lasciano da parte il fragore e le distorsioni per abbandonarsi a qualcosa di più intimo e sfaccettato, ma il cuore di tutto resta la scrittura tremendamente evocativa e letteraria dell’artista veneto con il suo universo popolato da vite in disfacimento, malinconie alcoliche e cupo romanticismo.

Come si può facilmente intuire dal titolo (“Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali”), è la pioggia il filo conduttore del nuovo album di Murubutu: un disco che suona leggermente meno cupo e più immediato rispetto alle ultime prove dell’artista emiliano ma che s’incastra perfettamente nel suo lungo percorso incentrato sull’unione fra rap e letteratura. Quindici brani in cui la pioggia fa da sfondo ad altrettanti intriganti racconti ambientati in tempi e mondi lontanissimi fra loro, con quella scrittura precisa e cinematografica a cui Murubutu ci ha ormai abituati.

Abbiamo già conosciuto i Circus Punk come vincitori dell’ultima edizione di Rock Targato Italia, ma fa piacere trovare nel loro EP d’esordio una bella conferma di quanto già avevano mostrato nel corso del concorso. Con “Fuori tutto” il duo brianzolo dimostra ancora una volta di essere una rock band nel senso più viscerale del termine, sfoderando cinque canzoni fulminanti in cui si mischiano rock’n’roll, schegge di blues elettrico, sfuriate punk e uno sguardo ironico e tagliente sul mondo.

Hanno una personalità particolare, i Barabba, e il loro EP d’esordio intitolato “Primo tempo” è una di quelle cose che affascinano ma che si fa molta fatica a definire. Un disco che scorre lento, fra atmosfere notturne e sonorità che spaziano fra la new-wave, l’urban e un certo tipo di elettronica dalle tinte ombrose ad accompagnare parole disincantate scandite con uno stile a cavallo fra rap e canto sommesso. Un lavoro moderno che sembra la colonna sonora perfetta per accompagnare un giro notturno fra le strade di una metropoli deserta.

Roberto Bonfanti
[scrittore e artista]

www.robertobonfanti.com

blog www.rocktargatoitalia.eu

 

Leggi tutto...

Recensione de “Il nodo”, romanzo di Pieralberto Valli. articolo di Roberto Bonfanti

Pieralberto Valli si conferma sempre più una mente preziosa nel panorama contemporaneo. Lo abbiamo scoperto come musicista ormai una quindicina d’anni fa come leader dei Santo Barbaro, poi ci siamo lasciati affascinare dalla ricerca sonora e poetica sempre personalissima e fortemente visionaria dei suoi lavori da solista (“Atlas” del 2017 e “Numen” del 2019), e in tempi più recenti abbiamo molto apprezzato anche il suo percorso da scrittore che, dopo “Finché c’è vita” del 2015 e “Trilogia della distanza” del 2020, si arricchisce con “Il nodo” di un nuovo importante tassello.

“Il nodo” è un romanzo che assimila molto bene gli insegnamenti dell’Orwell di “1984” e dell’Huxley de “Il mondo nuovo”, ma anche di alcuni lavori di P.K.Dick o del Bradbury di “Fahrenheit 451”, trasportandoli però in una narrazione ancora più filosofica e introspettiva. Un libro che scorre molto lento, dando un peso enorme a ogni singola sfumatura e scendendo, grazie anche al grande spazio dato alla dimensione onirica, molto in profondità nella mente e dell’animo del protagonista, finendo di riflesso col portare il lettore a guardare attraverso i suoi occhi e le sue paure inconsce le contraddizioni di un futuro distopico in cui, con un’esasperazione della tecnica che porta a una società fortemente venata di transumanesimo, tutto è studiato per apparire comodo e rassicurante.

Se con “Trilogia della distanza” Pieralberto Valli ci aveva regalato una serie di riflessioni profonde sul tema dell’allontanamento e dell’isolamento, rispecchiando l’aria che molti di noi respiravano in quel 2020 in cui il libro uscì, con “Il nodo” l’artista romagnolo compie il passo successivo, scontrandosi con un mondo in cui la tecnica ha ormai vinto sulla carne e confrontandosi con il bisogno di umanità di una fetta della popolazione ma anche con i relativi rischi. Un lavoro scritto in modo magistrale in cui non c’è nessuno spazio per la banalità o per le risposte consolatorie, ma soprattutto un libro profondamente pensato e destinato a mettere in modo riflessioni quasi mai facili da affrontare che vanno a toccare temi spinosi come il significato del dolore, il concetto di società e la natura stessa dell’essere umano.

Roberto Bonfanti
www.robertobonfanti.com

blog www.rocktargatoitalia.eu

 

Leggi tutto...

Gli ascolti di gennaio 2022. articolo di Roberto Bonfanti

"Consapevoli sterminatori, accorti nel distruggere, attenti nell'arricchire. […] Siccome sanno quello che fanno, non li perdono, non li perdonerò." cantava un quarto di secolo fa il sempre lungimirante Giovanni Lindo Ferretti in una canzone intitolata “Buon anno, ragazzi” che, riascoltata oggi, suona come la colonna sonora ideale per il capodanno spettrale appena passato. Prima di gettarci a capofitto nel caos di questa notte senza fine, però, mi sembra giusto iniziare il nuovo anno parlando di cose belle e dando, come ogni mese, la meritata attenzione ad alcuni dischi importanti usciti di recente.

Pur simpatizzando istintivamente un certo approccio idealista, devo ammettere che mi dispiace che “Il deserto la notte il mare” di Andrea Chimenti sia stato distribuito solo in formato “fisico”. Mi dispiace perché il nuovo album dell’ex voce dei Moda è un lavoro davvero affascinante e ispirato che racchiude la summa della poetica che ha accompagnato Chimenti in tutti questi anni e che non sarebbe giusto considerare come un prodotto “di nicchia”. Un disco crepuscolare e tremendamente evocativo, intriso della canzone d’autore più introspettiva, di qualche ombra neofolk o qualche apertura a un pop d’alta scuola e di una vena rock tanto intima quanto irrequieta. Un lavoro fatto di pensieri notturni ed eleganza che merita di essere ricordato fra le prove più significative della lunga carriera di una delle voci più raffinate della nostra musica alternativa.

Se si vuole parlare di commistione fra musica e letteratura, “L’altra faccia della luna” dei Carver è uno degli esempi più sfrontati di come si possa tentare di percorrere questa strada in modo realmente privo di compromessi e per nulla consolatorio. Il nuovo album della band lombarda è infatti un percorso apocalittico in cui un’elettronica distorta cupissima e pregna di inquietudine ci accompagna alla scoperta di storie crude, dolorose e spesso disturbanti nel senso più poetico e caustico del termine. Un disco per stomaci forti e menti molto aperte che non concede nessun appiglio a un ascolto rilassato o superficiale ma che proprio da questa sua estrema coerenza trae un fascino tutt’altro che trascurabile.

Quello di Max Manfredi è un nome che, per gli amanti della musica d’autore più pura e pregiata, rimane sempre una certezza e il suo nuovo album intitolato “Il grido della fata” non fa certo eccezione. Dodici canzoni sognanti e poetiche, ricche di riferimenti letterari e deliziose acrobazie linguistiche, che vanno a innestarsi su sonorità limpide e molto ben calibrate che uniscono con grande naturalezza tradizione e innovazione. Un album fuori dal tempo e forse anche dallo spazio che, regalando a piene mani grazia e conferme, appare come una bella boccata d’aria pulita capace di coniugare, tanto nei suoni quanto nelle tematiche, sano classicismo e modernità.

A ormai quasi vent’anni dal brillante esordio e dalle relative attese, Babalot continua a rappresentare una strana anomalia nella musica italiana. Un personaggio sfuggente che scompare e riappare a proprio piacimento regalando piccole perle di cantautorato sghembo e visionario. “Coso”, il nuovo split album condiviso con Pootsie, si presenta come una vera e propria scheggia impazzita in cui i due artisti si divertono a mischiare la vena cantautorale sporcata da una poetica surreale di Babalot con il rock a bassa fedeltà pregno di ironia del compagno d’avventura. Un disco spontaneo, divertito e piacevolmente fuori dagli schemi.

Roberto Bonfanti
[scrittore e artista]

www.robertobonfanti.com

 

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Contatti

ROCK TARGATO ITALIA
c/o Divinazione Milano Srl
Via Palladio 16 20135 Milano
tel. 02.58310655
info(at)rocktargatoitalia.it

Log In or Sign Up

Password dimenticata? / Nome utente dimenticato?