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Il silenzio di settembre 2021.

   Articolo di Roberto Bonfanti

  -  Passeggiavo per il centro di una cittadina ligure. Nei carrugi, appesi ai muri, c’erano targhe con frasi di De André. “Non si risenta la gente perbene se non mi adatto a portar le catene”, diceva una. “L’inferno esiste solo per chi ne ha paura”, recitava un’altra. A poche centinaia di metri da lì una cover band suonava in una piazzetta circondata da recinzioni alte più di due metri con controlli digitali all’ingresso mentre, un paio di giorni dopo, un’orchestra di liscio si sarebbe esibita in una piazza vicina con il divieto per il pubblico di ballare (che immagino sia un po’ come proiettare un film porno con il divieto di masturbarsi).

In quel momento mi è venuto spontaneo pensare al 1992, quando proprio De André, per non tradire i propri principi, rifiutò l’invito a esibirsi in quello che sarebbe stato il più monumentale spettacolo dal vivo della sua carriera (il concerto-evento insieme a Bob Dylan all’interno delle celebrazioni per i 500 anni della scoperta dell’America a cui De André, per rispetto verso le popolazioni native americane, si rifiutò di partecipare in veste di rappresentante della città d’origine di Cristoforo Colombo, ndr). Poi ho guardato il cellulare e mi ha travolto il silenzio assordante degli artisti di oggi verso la deriva sempre più asfissiante imboccata in questi ultimi mesi dal nostro Paese. Gente che ha costruito intere carriere sull’esaltare chi è “morto per la libertà” oggi considera serenamente rinunciabile ogni forma di libertà individuale. Artisti che si sono riempiti per anni la bocca di “restiamo umani” oggi chiudono gli occhi davanti a un sistema che ci spinge a guardare ogni individuo come un potenziale pericolo anziché, appunto, come un essere umano. Ex ribelli sbraitano contro chi “non rispetta le regole”. Paladini dei diritti hanno improvvisamente dimenticato anche i propri slogan più classici, da “il corpo è mio” in giù. Vecchi poeti si dimostrano capaci di azzardare qualche timida lamentela solo quando si tocca il loro orticello improvvisando discorsi da ragionieri sulla “filiera”.

Sia chiaro: non è una situazione facile. È ovvio che per molti si tratta di decidere se lavorare o meno o quanto meno di scegliere se inimicarsi o meno gli ingranaggi di quel sistema che gli permette di lavorare molto di più, ma purtroppo questo è un dilemma che nei prossimi mesi toccherà sempre più persone in modo sempre più violento e, anche per questo motivo, da determinati personaggi ci si aspetta quel pizzico di lucidità, integrità e coraggio (o almeno, se vogliamo accontentarci del minimo sindacale, inventiva nel trovare modi alternativi per esprimersi e stimolare la riflessione senza prostrarsi a ogni minimo diktat di regime) che dovrebbe valere loro la definizione di “artisti”. Per questo l’unica musica che ho sentito quest’estate e che mi sento di recensire alla vigilia di un periodo che si preannuncia ancora più drammatico è stata il silenzio assordante di un’intera classe di musicisti su tutto ciò che sta stravolgendo i pilastri del nostro vivere civile e il concetto stesso di essere umano.

Proprio De André, in un’intervista di diversi anni fa, disse testualmente: “l'artista è un anticorpo che la società si crea contro il potere. Se si integrano gli artisti, ce l'abbiamo nel culo”. E in effetti…

Roberto Bonfanti
[scrittore e artista]

www.robertobonfanti.com

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Playlist “I COLORI DELLA PRIMAVERA 2020“

Playlist “I COLORI DELLA PRIMAVERA 2020“

La musica indipendente, by Rock Targato Italia

SPOTIFY: https://spoti.fi/2wvAb5f

Realizzata da: Divinazione Milano e Roberto Bonfanti (scrittore/artista)

Primavera non bussa, lei entra sicura”, cantava De André.

Quest’anno forse dell’arrivo della primavera ce ne stiamo accorgendo meno che mai però, proprio per questo motivo, mentre il mondo impazzisce sempre di più, ci sembra doveroso mantenere salde le nostre consuetudini e proporre anche questa volta, come a ogni cambio di stagione, una playlist che provi a fotografare lo stato di salute della nostra musica. Una playlist che questa volta pesca più che mai a piene mani nel calderone della musica d’autore in ogni sua sfumatura. Roberto Bonfanti (scrittore/artista)

TRACKLIST:

Non Voglio Che Clara - Liquirizia

Un piccolo romanzo condito con malinconia, eleganza e un inconfondibile retrogusto anni ’60.

En Roco - Ho chiuso casa

La canzone d’autore più classicamente genovese va a nozze con un pizzico di acidità rock

Sudestrada - Bazar

Quando il pop sintetico incontra la canzone d’autore e il vento del Nordafrica.

Paolo Benvegnù - Pietre

Paolo Benvegnù. Basta il nome. Una delle poche certezze che continuiamo ad avere.

Olden - Aquilone

Una canzone che non fa sconti. Come un pugno in faccia dato con un guanto elegantissimo.

Lucio Corsi – Cosa faremo da grandi?

Andamento da filastrocca, giochi di parole riusciti e pensieri in fermento.

Cmqmartina – Carne per cani

Si possono raccontare pensieri e storie anche ballando sulla pista di una discoteca.

Pay - Giganti

Un nome storico del punk italiano non perde mai freschezza e ironia.

Mariposa - Licio

Un caleidoscopio di contaminazioni, creatività e desiderio di andare sempre oltre.

Il Mare Verticale - Mezzo secolo di luce

Un pugno di ricordi si rincorrono sul filo di una melodia cristallina genuinamente pop d’autore.

L’avversario - La città sta male

Fra nebbia e ombre notturne si fa largo un brano rock d’autore moderno e riflessivo.

Diodato – La lascio a voi questa domenica

Una fotografia in chave pop degli strani tempi che viviamo.

Fabrizio Tavernelli - Lune Cinesi

Senza porsi confini, si parte dal rock d’autore, si sfiora il prog e si vola verso oriente.

I Rumori Di Via Silvio Pellico - Io non so

Echi anni ’90 e lampi di poesia sussurrata in una canzone atipica e destrutturata.

Massimo Zamboni - Lunghe d’ombre

Oltre vent’anni dopo “T.R.E.” dei C.S.I., Zamboni riassapora in modo diverso la Mongolia.

 

Nel web:

  1. rocktargatoitalia.eu

 

FRANCESCO CAPRINI – FRANCO SAININI

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