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Quattro chiacchere con Løve

Il 5 febbraio è uscita Sottozero, l'ultimo singolo del cantautore romano Løve. ll brano, che alterna sonorità melodiche al rap, attraverso la metafora della temperatura fa un racconto intimo e introspettivo di un sentimento ormai passato, ma di cui ancora non si vuole lasciare andare il ricordo. 

“Sottozero” è una metafora continua, è il simbolo dell’ambivalenza dei sentimenti e della temperatura delle emozioni che sanno essere molto più fredde o calde rispetto al freddo o al caldo che avvertiamo intorno.

Abbiamo deciso di intervistare l'artista per scoprire di più sul suo progetto artistico:

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Mi sono avvicinato alla musica all’età di 8 anni circa, quando fortunatamente i miei genitori mi spinsero ad iniziare lezioni di pianoforte, da quel momento la musica è pian piano entrata e diventata sempre di più protagonista della mia vita. È stato quasi un processo inconsapevole.

Com’è nato il tuo progetto artistico?

Il mio progetto artistico è nato nel momento in cui ho consapevolizzato ciò che ero in grado di fare attraverso le mie capacità in ambito musicale, partendo dal fatto che ormai era già un po' di tempo che prendevo lezioni di canto, che scrivevo e componevo i miei pezzi e che, soprattutto, volevo diffondere il mio modo di fare musica, il mio pensiero e dare voce alla mia visione delle cose. Circa 4 anni fa iniziai a lavorare in studio di registrazione per la pubblicazione dei miei primi pezzi e da lì è partito “ufficiosamente” il mio progetto artistico pubblico (ci tengo a specificare “pubblico” perché ovviamente in realtà privatamente, per conto mio, erano già molti anni che si coltivava il mio progetto artistico, banalmente potrei dire che, anche se non ne ero ancora consapevole, il mio progetto artistico sia iniziato con le mie prime lezioni di pianoforte)

Perché Love?

Ci tengo a precisare la presenza della lettera ø nella parola Løve, perché è proprio una traduzione dal danese che vuol dire “Leone”. Poi si può giocare sul doppio significato di questa parola, se si pensa a “Love” in inglese, che ovviamente tutti sappiamo voglia dire Amore, oppure al “Løve” danese. Mi piaceva pensare alla parola “Leone”, in quanto è un animale al quale simbolicamente sono molto legato per questioni personali ed inoltre l’ho sempre visto come simbolo dell’orgoglio, quell’orgoglio che io ho trovato verso me stesso facendo musica e grazie alla musica.

Quali sono i tuoi riferimenti principali?

Spazio tra generi totalmente diversi, inizialmente ho tratto molto spunto dalla musica cantautorale italiana, specialmente quella del passato, per poi cercare di unirla e rinnovarla (sempre rispettandola al massimo) con le mie influenze pop-soul, rap e urban, di musica classica, Dance e EDM o più di recente pop-punk. Sono alla continua ricerca di un sound nuovo e alternativo che possa sorprendere e rivoluzionare le concezioni stereotipate di cantautore o rapper.

Come nascono le tue canzoni? Cosa ti ispira?

Credo che non esista fonte di ispirazione più grande della propria motivazione. Bisogna cercarla l’ispirazione: la scrittura e la composizione, fanno parte, secondo me, di un processo di ricerca complesso e attivo. Non credo molto nell’ispirazione come qualcosa di passivo e quasi “magico”. Bisogna esser bravi a saper trarre poesia e spunti da immagini, situazioni, emozioni, e qui subentra secondo me l’abilità dell’autore o compositore. Per quanto mi riguarda mi piace partire spesso da una melodia, mi capita di iniziare a suonare senza una vera idea definita e da li svariare, capisco subito quando una melodia potrebbe diventare un pezzo, e spesso le parole, o quantomeno le prime parole, mi vengono spontanee.

Oltre a cantare, sei iscritto alla facoltà di psicologia alla Sapienza: come si concilia con il tuo progetto artistico? Ciò che studi rappresenta una fonte d’ispirazione?

Sì, a dire il vero mi sono appena laureato triennale in Psicologia e credo che questa materia permei tutti gli ambiti della vita. Nello specifico, negli ambiti dove è richiesta una performance o esibizione pubblica credo che la Psicologia sia di particolare importanza. Conoscersi e sapersi autoregolare è uno step importantissimo per il successo prestazionale, ed in questo studiare Psicologia sicuramente mi aiuta. Per il resto, provo a conciliare vari ambiti rilevanti della mia vita, senza abbandonarne nessuno, e mettendo tutte le mie energie per trarre il meglio da tutto, le mie giornate sono sempre molto piene (visti anche i miei impegni sportivi) ma credo che tutto questo mi arricchisca come persona e forse giovi anche alla mia “ispirazione” o creatività.

Nel tuo ultimo singolo, "Sottozero", inserisci riferimenti al tuo vissuto personale: com'è mettersi a nudo attraverso la musica?

Ho sempre vissuto la musica in modo intimo, non c’è cosa che ho scritto in una mia canzone che non fosse una parte di me, quindi sono abituato a mettermi a nudo nei miei brani. Sicuramente questo da una parte è un rischio, in quanto essere veri e mettersi a nudo può rivelare aspetti di te che magari non piacciono a tutti, ma dall’altra è sicuramente un orgoglio per me essere sempre sincero e autentico, perché credo che alla lunga le persone lo apprezzino di più e questo porti i suoi vantaggi.

Quali sono le tue aspettative per il futuro? Hai altri singoli pronti?

Sicuramente non vedo l’ora di potermi tornare a esibire su un palco ed a cantare live, spero che dopo questa estate sarà nuovamente possibile. Per quanto riguarda il mio nuovo singolo ci siamo quasi, uscirà qualcosa a breve e non vedo l’ora di annunciarne l’uscita ufficiale.

BIOGRAFIA

Daniele Capone, in arte Løve, nasce e cresce a Roma nel quartiere Eur/Montagnola. Musicalmente si forma suonando il pianoforte, prendendo lezioni private dai suoi 8 ai 16 anni, età nella quale decide di sfruttare le sue competenze per iniziare a scrivere e comporre i suoi primi pezzi. È allora che comincia a studiare canto, all’età di circa 17 anni, continuando fino ad oggi, di fatti tutt’ora studia canto alla scuola popolare di musica di Donna Olimpia a Roma ed alla Accademia Spettacolo Italia. A 19 anni decide di iniziare a concretizzare i suoi primi brani, facendosi arrangiare e produrre le sue composizioni e pubblicandole con l’etichetta indipendente Millenari Records, ad oggi sono già diversi i suoi singoli usciti sulle varie piattaforme digitali. Per pagarsi la musica, Daniele, lavora part time in alcuni locali, tra pizzerie e ristoranti, e allo stesso tempo cerca di portare a termine gli studi per una laurea triennale in psicologia alla Sapienza di Roma. Daniele è diplomato al liceo scientifico, ed ha sempre praticato sport, in particolare tennis, anche a livello agonistico per molti anni. Di tutti i suoi pezzi egli è unico autore, afferma infatti di vivere la musica a 360° e tra la scrittura, la composizione, le giornate passate in studio di registrazione, l’arrangiamento dei suoi pezzi e il diletto nel suonare la chitarra o semplicemente sedersi al piano lasciar andare le mani sopra esso, gli piace mettere del suo in tutte le fasi che portano alla concretizzazione dei suoi brani e progetti musicali.
Il suo nuovo brano dal titolo “Sottozero” è disponibile in digitale dal 5 febbraio e in radio dal 12 febbraio 2021.

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Di: Nadia Mistri

Blog: Rocktargatoitalia.eu

 

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"Fragile": intervista a Eliseo Chiarelli

Dopo il suo album Un po' d'amore un po' di rivoluzione, il cantautore crotonese Eliseo Chiarelli torna sulla scena con un nuovo singolo. Fragile è un invito al sentirsi liberi di rivelare i punti deboli, le nostre fragilità,  togliendosi quella maschera che ci fa apparire forti e invincibili e che ci fa sentire sempre sotto pressione.

Per quanto possiamo sembrare e sentirci forti, non lo siamo, siamo come elastici, continuamente sotto pressione e rischiamo di spezzarci. Nel momento in cui io, sto per spezzarmi, mi accorgo che non sono l’unico in questa situazione, allora resisto un po' di più. Fragile nasce per non sentirmi solo, per non sentirvi soli.

Abbiamo intervistato l'artista per scoprire qualcosa in più sul suo progetto:

Quando e come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Tutto nasce all’età di 6 anni quando i miei genitori mi iscrivono a scuola di musica, da quel giorno la musica mi accompagna quotidianamente, e da hobby è diventata una necessità, lo strumento per superare i momenti difficili ed andare avanti.

Com’è nato il tuo progetto musicale? Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Se il mio amore per la musica si colloca già nell’infanzia, ho scoperto il piacere della scrittura dei miei pensieri più tardi, all’età di 17 anni circa. Se devo essere sincero, è sempre l’amore a far scoprire certe cose, e infatti la mia prima canzone penso proprio sia stata una canzone d’amore. La differenza è che prima scrivevo di amori felici, adesso invece solo di amori tristi, ma questa è un’altra storia.

Per quanto riguarda i miei modelli di riferimento, non mi è mai piaciuto parlare di artisti ispiratori, ho sempre ascoltato i grandi cantautori italiani, da Dalla a De Gregori, passando per Rino Gaetano, però, non mi piace l’idea di avere dei precisi modelli di riferimento, sono più dell’idea che è bello navigare in tutta la musica ed in tutti i generi, senza avere dei chiari modelli di riferimento.

Qual è il processo creativo che ti porta alla stesura di un brano? Da cosa prendi ispirazione?

I temi che affronto più spesso nelle mie canzoni sono due, l’amore in tutte le sue sfaccettature e le questioni sociali, i due temi che poi hanno dato il nome proprio al mio ultimo disco. Seppur possa sembrare che le mie canzoni parlino di esperienze personali, alla fine non sempre è così, molto spesso cerco di immedesimarmi in situazioni non mie per cercare di capire cosa si potrebbe provare ad essere in una determinata situazione, ed allora poi tramuto in musica e parole la risposta a questo mio interrogativo.

Dopo aver fatto uscire il tuo album “Un po’ d’amore un po’ di rivoluzione” e qualche altro singolo ti sei “rinchiuso in letargo in attesa che qualcosa di nuovo nasca”: ti senti cambiato? Hai cambiato le tue prospettive?

Il letargo nel quale – nonostante il singolo – ancora sono, più che cambiare me, sta cambiando il mio modo di vedere il mondo della musica. La musica, scrivere musica per me ormai è una necessità, non credo che riuscirei a vivere senza scrivere, però, mi sto rendendo conto sempre di più che per arrivare a più orecchie e cuori possibili c’è bisogno di fare qualcosa di grande. Quindi, questi singoli pubblicati dal 2018 ad oggi sono “esperimenti” che mi servano per capire bene in che direzione sto andando ed eventualmente correggermi, questo, ovviamente, nell’ottica di qualcosa di bello, di qualcosa di grande.

Il tuo ultimo singolo, in uscita per il 26 marzo, è Fragile: com’è nato questo pezzo?

Questo brano nasce dalla voglia di spronare alla consapevolezza delle fragilità che ognuno di noi ha e dalla possibilità di rendere meno pesanti queste fragilità guardandosi attorno e stringendosi alle altre persone che alla fine sono fragili come noi.

Nel testo ti poni in un modo – sfortunatamente – insolito rispetto alla maggior parte dei cantautori, che raramente fanno trasparire le loro fragilità. Secondo te ci vuole coraggio per rivelare questa parte di sé?

Non credo sia una questione di coraggio, credo sia più una questione di consapevolezza. Essere consapevoli di avere certe debolezze è il primo passo per affrontare quelle stesse debolezze, non ci vuole coraggio, ci vuole senso critico e di osservazione nei confronti della propria persona. Poi, nelle mie canzoni parlo sempre in prima persona, ma lo faccio cercando anche di mettermi nei panni di chi poi, magari, ascolterà la mia canzone, quindi nelle mie canzoni non ci sono solo io, ma ci sono un po' tutti, o almeno le mie intenzioni sono quelle di dare voce a determinate situazioni nelle quali tutti noi potremmo ritrovarci.

Come vedi il tuo futuro? Hai alti pezzi in uscita?

Non ho una visione chiara del mio futuro, ho una visione di come vorrei che fosse, ma questa non ve la svelo. Però, aldilà di tutto, ho una serie di pezzi che attendono solo il momento giusto e gli strumenti giusti per essere incisi su di un disco. Quindi spero presto che possiate ascoltare qualcosa di più che un semplice singolo. Ma tempo al tempo, non ho alcuna fretta.

BIOGRAFIA

Eliseo, crotonese classe 98’ studia musica sin da piccolo, approcciandosi al pianoforte come primo strumento, per poi esplorare il mondo della batteria ed ultimamente della chitarra. Dopo diverse esperienze in varie band, prima come tastierista e poi come batterista, è insieme alla chitarra che da qualche anno scrive quello che gli passa per la testa e per il cuore. Nel 2017 pubblica il suo primo EP da solista dal titolo “EP senza nome” completamente autoprodotto e nel 2018 il suo primo disco dal titolo “Un po' d’amore un po' di rivoluzione”, un album in tutto e per tutto indipendente in cui si alternano nostalgie di amori persi a riflessioni sulla società contemporanea. Dopo aver presentato il disco in giro nei club della città e dintorni e dopo aver pubblicato alcuni singoli, si rinchiude in letargo in attesa che qualcosa di nuovo nasca. Nel frattempo, ride, vive, piange e scrive.

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Di: Nadia Mistri

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