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Libertà & rock’n’roll - Intervista ai Circus Punk, vincitori di Rock Targato Italia 2021 articolo di Roberto Bonfanti

Circus Punk sono i vincitori dell’ultima edizione di Rock Targato Italia e la loro musica è una scarica enorme di puro e veracissimo rock’n’roll. Abbiamo voluto saperne di più su di loro, così è nata una lunga e interessante chiacchierata virtuale con Arianna, voce e chitarra del duo, che ci ha fatto scoprire con nostro grande piacere che l’approccio rock per loro non è assolutamente solo una posa.

Partiamo con una piccola presentazione? Chi sono i Circus Punk? Come sono nati?

I Circus Punk sono un duo rock nato dall'intesa tra Antonio Squillante (batteria) e Arianna Muttoni (chitarra, voce). I due si conoscono al Rock'n Roll di Rho nel corso di una jam session e fin da subito riscontrano una grande sintonia. Decidono così di suonare insieme e dopo svariate situazioni live in cui si presentano come cover band con una bassista in formazione oppure come duo blues acustico, decidono di affittare un piccolo box insonorizzato dalle parti di Seregno e iniziare a scrivere pezzi originali.

Come avete vissuto, sia musicalmente che umanamente, il delirio degli ultimi due anni?

Rispondendo in ordine: per quanto riguarda la musica, questa pausa brusca e forzata dall'attività concertistica ci ha costretti a cambiare i piani e anche la prospettiva, con risvolti molto positivi visto che il nostro primo EP “Fuori Tutto” è il frutto di quei mesi trascorsi chiusi in casa (e in sala prove). Anzi, oserei forse dire che, sempre dietro la scusa che non si poteva fare pressoché nulla se non andare a comprare le sigarette, abbiamo avuto modo di lasciare andare la creatività senza troppi limiti di tempo, suonare parecchio, e di studiare anche. Personalmente mi alzavo la mattina presto, bevevo il caffè e studiavo scale e accordi con la chitarra fino a mezzogiorno. Mai fatto nella vita. Una goduria.

Umanamente, beh, come detto sopra, dateci una chitarra, due tamburi e un po' di vino e possiamo affrontare tutte le pandemie del mondo. E stare a casa non è poi così male, a volte. Poi c'è la parte meno divertente: quella in cui vedi con i tuoi occhi una società andare a rotoli e tutte le persone che la compongono farsi riempire il cervello di cazzate e obbedire ai sacri ordini come una mandria di pecore. Le conseguenze di questo “delirio degli ultimi due anni” sono amare e le pagheremo per diverso tempo. Ho visto persone dare di matto, altre piangere per bancarotta, senza contare il fatto che sono riscontrati moltissimi suicidi, e ho l'amaro in bocca perché c'è qualcuno in tutto ciò -qualcuno che potrebbe risolvere la situazione schioccando le dita- che siede con le gambe sotto al tavolo e rimane invisibile. E mentre là fuori la gente perde il senno e si sbrana a vicenda, mentre là fuori la gente muore, questo diventa sempre più grasso. Stiamo andando via via verso una società sempre meno a misura d'uomo, con tutte le conseguenze del caso. Potrebbe mai l'uomo perdere l'umanità? Che genere di individuo sarebbe? E che tipo di realtà si verrebbe a creare? Ho come la sensazione che ci siamo molto vicini. Per questo bisognerebbe svegliare le pecore e fare qualcosa: una rivoluzione, per esempio. Oramai non va più di moda e non sappiamo nemmeno cosa sia, una Rivoluzione. Sarebbe il momento giusto, no?

Venite dalla famosa Brianza velenosa. Che rapporto avete con la vostra terra d'origine?

Per la verità ci definiamo brianzoli importati. Lo diciamo per ridere ma in effetti è la verità: Anto ha origini salernitane e venete, io bergamasche e venete. Difatti non siamo entusiasmati dalla vita brianzola così frenetica e caotica: questa cosa di dover entrare necessariamente all'interno di un processo produttivo ed essere sempre belli, puliti e profumati va un po' a stonare con la nostra attitudine punk fino al midollo. Diciamo che si sopravvive. Si trova una soluzione, sempre. C'è da dire che vivere in Brianza ha anche i suoi vantaggi: tra Milano e dintorni si riscontrano milioni di influenze diverse, stili diversi, etnie, serate musicali di qualunque genere in qualunque angolo. Almeno, intendiamoci, pandemia a parte. Soprattutto Milano è una città in fermento che sicuramente ha tanto da offrire per due musicisti affamati di vita underground. È giusto spezzare una lancia a favore della movida e di tutte le attività musicali e non che una città come Milano ha da offrire. La medaglia ha sempre due facce. In realtà mi piacerebbe vivere in un posto sperduto nella natura, lontano dalla frenesia, ma credo che in fin dei conti un po' di caos mi mancherebbe.

Le vostre radici musicali affondano evidentemente negli anni '70 e nei '90: come vedete il mondo della musica contemporanea?

Credo che dire “musica contemporanea” oggigiorno voglia dire tutto e niente. Ci sono tonnellate di musica sparsa in giro per il mondo, bisognerebbe vivere cento volte per conoscerla tutta. Sicuramente prediligo la musica underground a quella diciamo mainstream, non per una questione di partito preso ma più per un fatto di cuore. Ci sono artisti contemporanei sconosciuti ai più che regalano perle, mentre spesso e volentieri gli artisti che fanno grandi numeri subiscono l'impronta di un business spudorato, con conseguenze sul prodotto artistico stesso, e ciò porta inevitabilmente sul mercato una serie di prodotti tutti perfetti e tutti uguali. Credo molto nella libertà di espressione, concetto molto confusionario nell'epoca che stiamo vivendo... nel senso che, sì, siamo tutti liberi di dire quello che pensiamo (su Facebook, ad esempio, vergognoso) ma siamo allo stesso tempo limitati nei contenuti. E limitare i contenuti per un discorso di vendite è come trasformare l'arte in una macelleria.

Il rock è morto?

Che scherzi? Assolutamente no. Non finché c'è qualcuno a questo mondo che crede nella libertà, e non in dogmi e regole che soprattutto ora come non mai stanno moltiplicandosi, che si spinge oltre ai limiti, che non ha paura di alzare la voce per farsi sentire, e non ha paura di passare per pazzo, stronzo, casinista, masochista, scellerato e chi più ne ha... Il rock è morto? Non finché ci saranno pecore nere in giro per la città. Due sono garantite.

Siete un duo ma riuscite ad avere l'impatto di una band ben più numerosa. Essere solo in due credete sia più un limite o una risorsa?

Il punto non è essere in due, tre, cinque o sessanta: la cosa più importante è il feeling, umano e musicale, che si crea tra persone che suonano insieme. L'alchimia dal punto di vista musicale è fondamentale perché è da quella connessione speciale che si crea tra le persone che inizia la ricerca di quella formula per far funzionare tutto il discorso musicale. Certamente il fatto di essere in due comporta una ricerca musicale (a livello di suoni come di arrangiamento) diversa da quella che può avere un'orchestra, e di conseguenza “risultati” anche diversi. Il fine resta però lo stesso: stupire, colpire, trasmettere un messaggio, creare qualcosa che unisca le persone.

Che importanza hanno le parole all'interno della vostra musica? E di cosa parlano le vostre canzoni?

Le parole hanno un'importanza fondamentale poiché sono il veicolo più diretto per trasmettere un messaggio. Sono importanti almeno tanto quanto la parte musicale. I nostri pezzi parlano di quotidianità fondamentalmente. Parlano di quello che viviamo tutti i giorni, di quello che vorremmo cambiare, di un mondo freddo e inospitale fatto di piazze deserte e persone automatizzate, parlano di amore e follia, di quella fame di vivere che viene continuamente schiacciata da contingenze esterne e che si tramuta in un grido pazzo, libero.

Sono da poco usciti il vostro primo singolo e il vostro EP d’esordio. Volete parlarci un po' di questi due progetti?

“Salutami i tuoi”, il singolo, è stato il primo pezzo che abbiamo scritto. Ci abbiamo messo un bel po' prima di finirlo. Si può dire essere il punto di partenza dei Circus Punk. Da quel momento siamo entrati nel vivo della scrittura e quindi nella ricerca di quella famosa formula di cui parlavo prima. E uno dopo l'altro abbiamo scritto una decina di pezzi, tra i quali abbiamo scelto i più significativi per noi ed ecco “Fuori Tutto”, il primo lavoro ufficiale dei Circus. Siamo contentissimi e non vediamo l'ora di poterlo suonare ovunque non appena la situazione storica momentanea ci darà un po' di tregua.

Sogni, ambizioni o propositi per il 2022? E per il futuro della band?

Questo 2022 si apre con l'uscita del nostro primo lavoro in studio! Credo si prospetti un anno frizzante. Più che tutto vogliamo portare la nostra musica in giro, quindi fare più show possibili. E ovviamente continuare a scrivere pezzi e cercare la musica. E beh, dopo un EP di cinque pezzi si potrebbe parlare di registrare un album....

Roberto Bonfanti
www.robertobonfanti.com

blog www.rocktargatoitalia.it

 

 

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espoarte: mostra legàmi

VIA ALLA MOSTRA LEGÀMI 

FIRENZE | STROZZINA DI PALAZZO STROZZI | 16 – 19 DICEMBRE 2021

I 24 artisti finalisti del Concorso EneganArt a Palazzo Strozzi

Un progetto di portata nazionale, giunto alla sua sesta edizione, rivolto a tutti gli artisti e finalizzato a promuovere i migliori talenti italiani. Si tratta del Concorso Nazionale di Arte Attuale EneganArt che quest’anno avrà come tema e titolo della mostra Legàmi. Il progetto è promosso e sostenuto da Enegan Spa, azienda leader nel settore della fornitura di luce, gas e telecomunicazioni. La mostra sarà ospitata nelle sale della Strozzina di Palazzo Strozzi, a Firenze, dal 16 al 19 dicembre e visitabile gratuitamente tutti i giorni dalle 10:00 alle 20:00 (ad eccezione del 16 dicembre, quando l’apertura sarà alle 15:00).

Il significato del tema Legàmi nasce con l’obiettivo di analizzare e valorizzare il contesto circostante, portando gli artisti ed il pubblico ad una riflessione legata all’attualità che li circonda. In un momento di pandemia siamo costretti a difenderci da un virus con l’arma più efficace: il distanziamento sociale e la riduzione, al minimo, di rapporti sociali ed interpersonali, quei legami che stiamo perdendo e dimenticando e che sono praticamente azzerati. Ma, allo stesso tempo, la pandemia ci ha fatto riscoprire legami che, in alcuni momenti, erano scontati o persi: quelli con la famiglia, con le persone più care e con l’ambiente che ci circonda. Su questi concetti gli artisti si sono concentrati per proporre le loro suggestioni e le loro emozioni.

Il Concorso è rivolto a tutti gli artisti pittori, fotografi, scultori – professionisti e non – provenienti da qualsiasi paese del mondo, maggiorenni e residenti in Italia. Dopo i numeri importanti delle prime cinque edizioni, nel 2021 si è raggiunta la cifra di oltre 1.300 artisti iscritti.

Durante la cerimonia di inaugurazione, che si terrà il pomeriggio di sabato 18 dicembre, verranno decretati i 4 vincitori che si aggiudicheranno un premio in denaro, compreso il premio Save the Planet (per un totale di 10.000 euro), oltre alla pubblicazione sul Catalogo d’Arte. Le opere vincitrici entreranno a far parte della Collezione EneganArt. Per questa edizione la Giuria sarà composta da Arturo Galansino, Direttore Generale Fondazione Palazzo Strozzi e Presidente di Giuria; Antonio De Crescenzo, Fondazione CR Firenze; Giandomenico Semeraro, Storico dell’arte contemporanea e docente Accademia di Belle Arti di Firenze; Patrizia Cammeo, Fondatore Gruppo UFO, architettura radicale; Giovanni Pucci, Amministratore delegato e socio co-fondatore Enegan Spa; Elena Stoppioni, Presidente Save The Planet Aps e Gabriele Chianese, Art Advisor.

Assoluta novità di questa edizione sarà invece il Museo virtuale. Navigando all’interno del sito ufficiale www.eneganart.it, sarà possibile muoversi in un ambiente realizzato interamente in 3D per consultare le opere di questa edizione, e scoprire i padiglioni delle mostre precedenti, vivendo così un’esperienza unica. Questa iniziativa rappresenta una novità assoluta per EneganArt, che in questo modo permetterà agli utenti di poter consultare, in modo avveniristico, di tutte le opere vincitrici delle varie edizioni.

Ileana Mayol, ideatrice e coordinatrice del progetto, dichiara: “Dopo uno stop forzato a causa della pandemia ci siamo rimessi in gioco con un tema che facesse riflettere sulla situazione emotiva attuale. Il progetto EneganArt continua a crescere con soddisfazione permettendoci di dare visibilità a tanti artisti e ad oggi si può collocare tra le iniziative più importanti in Italia nel settore dell’arte”.

Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi dichiara: “Siamo lieti di essere parte di questo progetto e di ospitare negli spazi della Strozzina il progetto EneganArt. Il tema di questa edizione crea una riflessione attuale sulla contemporaneità: la connessione e gli spazi di condivisione tra le persone. Palazzo Strozzi si pone quindi come luogo ideale per una mostra che vuol dare spazio a nuove voci, di artisti in grado di fornire nuove visioni e prospettive”.

Per tutte le info è possibile consultare il sito www.eneganart.it.

 

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CREPUSCOLI D’AGOSTO.

CREPUSCOLI D’AGOSTO.

“Il diavolo è un ottimista

se crede di poter peggiorare

gli uomini.”

Karl Kraus

Sul balconcino davanti allo spettacolo dei cieli, del lago sottostante e del verde dei boschi che culminano in nude rocce rosso-brune, assisto a tramonti bellissimi dai colori sfumati che vanno dal rosa al rosso e che dipingono la realtà di sogni e suggestioni. Ormai, è ufficiale: il Trentino è sempre più il mio Tibet, il luogo dove ricarichi le batterie in mezzo alla bellezza, una bellezza reale, anche cruda. Forse anche difficile da capire per chi fa il turista. E’ una realtà in cui ci si deve immergere, una realtà dalla quale farsi adottare.

Mentre guardo la luce lasciare il posto alle ombre della notte incombente non posso non pensare che tra quattro ore e mezza, una giovane donna in un posto molto lontano ma che, ora più che mai, ci pare vicinissimo, si siederà anche lei a guardare il crepuscolo. Intorno a lei ci sarà suo marito che le terrà la mano e gli altri suoi familiari. Lei ha ventisette anni, è donna ed è la sindaca di una cittadina dell’Afghanistan. Tutti i giorni, aspetta che la vengano a prendere e la uccidano. Perché il tema non è “se” ma solo “quando”.

E’ il crepuscolo della ragione quello di chi ha abiurato a lottare per la civiltà contro la barbarie, di chi pensa che con i tagliagole si possa ragionare, di chi ha chiesto a questi criminali “farete i bravi?” e i talebani hanno risposto “certo, signor Presidente! Parola di lupetto”. Probabilmente, si sono sbellicati dalle risate. Eppure per difendere quel diritto e quei diritti, per esportare quei principi, si è mobilitata tutta la comunità internazionale, la NATO, le Nazioni Uniti. Viene da chiedersi, cosa sia cambiato dopo vent’anni. Come si fa a spiegare a chi ha faticosamente ottenuto il riconoscimento di appartenere alla comunità degli esseri umani, che deve tornare ad avere il valore di una capra e accettarlo di buon grado, pena tortura e morte.

E’, anche, il crepuscolo cerebrale di quelli che sostengono che non sia più un problema nostro, che abbiamo combattuto contro il terrorismo e, adesso, che siamo più al sicuro non ci riguarda. Peccato, che il ricercato numero uno per terrorismo, tale Khalil Haqqani è stato acclamato dalla folla (degli studentelli coranici) mentre passeggiava per Kabul.

Bisogna, anche, discernere … lì non abbiamo più interessi. Strano che su quel paese di gente dura e di grandi montagne, ci si siano fiondati Cina e Russia senza perdere un attimo. Sembra che sia ricco da un punto di vista minerario (oltre all’oppio che è da sempre l’oro dei taleban) e, da un punto di vista geo-politico, averci un piede dentro sia strategico. Poco importa, se per ottenere qualche risultato di realpolitik si stringono le mani di conclamati assassini. Poco importa, se i talebani non sono (per la maggior parte) afgani … Quindi, il nuovo Presidente americano, quello di questa grande fuga, ha detto una cosa sbagliata: non è una guerra civile della quale ci si possa disinteressare ma una guerra di aggressione alla quale non si doveva arrivare. Magari, potevamo anche evitare  di riempire di soldi governi corrotti che hanno lasciato il popolo senza protezione, per poi scappare all’estero a godersi il malloppo. Non so se essere più indignato per la stupidità dimostrata o per la codardia acclarata.

Faccio, anche, rilevare che la prima cosa che hanno fatto gli studenti coranici entrando a Kandahar, è stato di prendere possesso della più importante emittente radiofonica della regione, per costringerli a smettere di trasmettere musica. Sembra che faccia venire una insana voglia di libertà che proprio non va bene.

E’ il crepuscolo del coraggio, il tramonto della giustizia. Se la situazione non fosse così terribile, farebbe molto ridere vedere le potenze internazionali, le più imponenti macchine belliche del pianeta scappare come cuccioli durante un temporale. Ma questo è quanto e, finito questo agosto, non ci si penserà più … abbiamo altri problemi. Tipo la pandemia che sta ripartendo, nonostante i vaccini.

E, sempre, durante uno di questi tramonti estivi, la Storia ha, purtroppo, smentito Ronnie Wood. Un paio di anni fa, commentando la pronta guarigione di Mick Jagger da un problema cardiaco aveva battezzato sé stesso e gli altri Stones, immortali. Invece, Charlie Watts ci ha lasciato. Aveva ottant’anni. Era il più “regolare” della banda, impermeabile alle lusinghe delle groupies, delle conigliette di Playboy, degli eccessi. Mick Jagger era solito dirgli che essere nei Rolling Stones e non vivere da rollingstoner era un peccato. Charlie era così. Innamorato di sua moglie e del jazz. Insomma, era un batterista in prestito alla più formidabile, longeva ed iconica band rock della storia. Efficiente, solido ed efficace faceva il suo da motore musicale del gruppo.

Oggi, che mancano pochi giorni alla fine del mese, sono costretto a darvi conto di un altro lutto. Dopo lunga malattia, si è spento Alberto Gaviglio, flautista, chitarrista, paroliere e fondatore de la Locanda delle Fate, gruppo prog piemontese. Ai suoi familiari, amici e colleghi di band, le nostre condoglianze. Alberto è stato  un grande e significativo musicista, dentro alla migliore parte della storia della nostra musica.

di Paolo Pelizza

© 2021 Rock Targato Italia 

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Diamoci una mossa: una rassegna per il rinnovamento della socialità

La rassegna “Diamoci Una Mossa” nasce dalla volontà di ricostruire, a partire dall’idea di una partecipazione attiva, il tessuto di relazioni e rapporti che la pandemia ha danneggiato; vuol essere inoltre un “regalo” destinato ai più giovani, che più hanno pagato l’azzeramento della vita sociale.

Anche la vita della Scuola è stata profondamente compromessa dall’avvento del virus. La quotidianità scolastica non è solo la semplice esistenza di un'istituzione perché essa coincide con la crescita, fisica e psicologica, dei giovani. La prova è stata, dunque, durissima: separati, distanziati, confinati, talvolta abbandonati. Il disagio di questa generazione di figli non è vittimistico, ma reale. Molti studenti hanno dovuto reclamare la necessità di recarsi quotidianamente a scuola, a riprova del fatto che essa non è solo composta da lezioni e compiti, ma anche da un confronto attivo con i compagni, creazione di una comunità, per crescere insieme e superare i propri limiti.

Attraverso l'utilizzo dell’arte teatrale, che viene definita come costruttrice di comunità, la rassegna “Diamoci Una Mossa” si pone come obiettivo la ricostruzione della rete di rapporti sociali persi a causa della pandemia. Per ristabilire i contatti con tutto ciò che ci circonda può essere di grande aiuto l’utilizzo del linguaggio dell’arte come strumento di interpretazione e, tramite un processo di reintegrazione della comunità, si giungerà, così, al risanamento del rapporto con il nostro senso critico e con la nostra potenza immaginativa.

La rassegna dedicherà l’ultimo weekend di agosto e tutti i fine settimana di settembre agli adolescenti, ai quali sarà rivolta la fruizione di 15 spettacoli selezionati ad hoc. Per quanto riguarda gli argomenti e le tematiche trattate durante i singoli spettacoli, sono stati selezionati temi sensibili e vicini agli ideali giovanili; essa si terrà presso i Giardini di via Mosso a Milano dando così la possibilità di rivivere, oltre che la socialità, anche i luoghi.

 

Blog Rock Targato Italia

Stefano Romano: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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