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TRA BARON SAMEDI, APPRENDISTI STREGONI E PIFFERAI MAGICI.

   Mentre il mondo implacabilmente continua a giocare allo stesso gioco con il rinnovo del lancio di missili da parte del dittatore nordcoreano (d’altra parte era tempo che non se lo cagava nessuno), con il rischio di una guerra nel civilissimo oriente della cara vecchia Europa teatro di una simpatica escalation anni Sessanta, con la pandemia che è finita oppure no, con i vaccini sicuri oppure no (tanto che dopo il conclamato PfizerGate, si sta procedendo in USA con una class action contro la Food and Drug Administration costretta a fornire l’intera documentazione entro otto mesi da una Corte di Giustizia del Texas), mentre su Marte c’è un traffico di rover che nemmeno in tangenziale durante l’ora di punta, anche quest’anno c’è Sanremo. Inevitabile come sempre. Inesorabile e lunghissimo come, oramai, è tradizione.

Anche quest’anno, Amadeus ha compiuto almeno tre miracoli! Avvisate Bergoglio, prego! Lo vogliamo santo subito.

Primo miracolo ha introdotto lo spirito vitale, in almeno quattro artisti che pensavamo non fossero più tra noi. Novello Baron Samedì rivitalizza Gianni Morandi, Iva Zanicchi, Rettore e Massimo Ranieri. Potere del voodoo, queste vecchie glorie si difenderanno alla grande. La Zanicchi è ancora in voce e non ha perso la sua verve interpretativa, Morandi (forse era Frankenstein non il voodooo) risulta “jovanottizzato” più ragazzo fortunato che eterno ragazzo, Rettore si diverte in un duo al femminile con Ditonellapiaga (davvero? C’è già Sanremo … metterci anche il dito …) e Massimo Ranieri canta una canzone di spessore sui migranti esaltando le sue grandi doti di interprete e quelle di uomo di teatro.

Secondo miracolo. Da apprendista stregone ha portato sul palco cantanti poco ispirati, poco precisi nel seguire il tempo e poco in voce. Incredibile, lo hanno seguito tutti … sembrava di stare in un karaoke non ad un festival di musica … vabbé, avete ragione voi, uno l’ha anche ammesso di non beccare tutte le note. Amico mio, almeno qualcuna? Su, fallo per noi. Tra l’altro l’artista in questione ha un album in testa alle classifiche in Italia. Non vincerà ma questa è l’ennesima dimostrazione che chi vota a Sanremo non spende soldi per la musica.

Terzo miracolo. La settantaduesima edizione è anche quella, in cui il grande Amadeus oltre a battere tutti i record di ascolti, ci trascina (moderno?) pifferaio magico da una cosa straordinaria all’altra.

Peccato che Fiorello fa sempre la stessa cosa e, magari, la battuta sui no vax se la poteva risparmiare visto il clima che ancora si respira. Peccato che le discoteche e i locali da ballo sono chiusi e sui pezzi di Ana Mena e Dargen D’Amico invita il pubblico a scatenarsi … A proposito, dei due artisti testé citati, non vincono nulla ma ce li ritroveremo implacabili nel device del nostro vicino d’ombrellone a Cattolica questa estate (andrò in montagna), in attesa che risveglino anche Baby K.

Peccato che il monologo di Drusilla Foer è arrivato alle due di notte … Per seguirla ho dovuto farmi rianimare. Grandissima personalità e sempre impeccabile nei suoi interventi anche nella presentazione degli artisti, ha una marcia in più delle altre co-conduttrici. Bello il suo discorso sull’unicità di ognuno di noi. Alla fine, canta anche e se la cava meglio di molti in gara.

Peccato che il grande tennista, bravo ed elegantissimo, fosse la persona più monosillabica e laconica del mondo. Ridateci l’ipertrofico e sovrabbondante Ibra! Un po’ di sovrumana presunzione ci è mancata. L’altra sportiva ciclista, arriva, addirittura, con un regalino per il conduttore ed è molto più spigliata. Ovviamente, viene liquidata frettolosamente ed in platea mentre il laconico numero sei del mondo occupa per interminabili minuti col nulla, il palco.

Peccato che il formidabile Checco Zalone piazza una favola transfobica subito dopo che Lorena Cesarini aveva fatto (commuovendosi) un bel pezzo (forse un po’ lungo) sul razzismo con tanto di lettura de Il Razzismo Spiegato A Mia Figlia di Tahar Bel Jelloun … Come si dice in italiano? Esatto! Si dice “mandare in vacca”. Il “pezzo” finisce con l’invito a fare causa ad Amadeus e non a lui. Si rifarà con la parodia del hippopparo finto dei bassifondi dall’epico nome di Ragadi che eseguirà il pezzo “Poco Ricco” lamentandosi di avere una sola filippina a casa. Infine, chiuderà col virologo televisivo di Cellino che, finendo la pandemia, dovrà tornare in ospedale con tanto di bacio al primo tampone positivo della zona. Anche questo, abbastanza controverso. Molte delle star televisive di questi tempi, hanno precisato di non essere virologi … Mah … Viene da chiedere ma, allora, cosa fate?

Peccato che ancora si parla di Achille Lauro e David Bowie … Il performer si esibisce con un ottimo coro gospel e dà scandalo con un autobattesimo e con una toccatina ai genitali. Chissà a Cattolica come l’hanno presa …

Peccato che i Maneskin siano la prima sera. Questi ragazzi non sono sul tetto del mondo a caso e occupano completamente quel palco da dove tutto era (ri)cominciato per loro. Il problema è che agli altri (quelli in gara, ndr) restano le briciole. Due uscite per loro, una con la canzone vincitrice dell’anno scorso (quello del Festival sottovuoto) e l’altra con un’inedita versione di Coraline che termina con le lacrime di Damiano. Orribile e gratuita la pantomima di Amadeus versione autista che li va a prendere con una macchinina.

Peccato che Morandi arriva terzo portandosi per la serata dei duetti sul palco proprio lui, il Lorenzone nazionale, in arte Jovanotti. Scaltro il diversamente giovane!

Peccato che la vittoria finale fosse una formalità dall’inizio e che, ancora una volta, il sistema di voto è degno di un culto misterico. Comunque, vince Mahmood in coppia con Blanco con il pezzo Brividi. Bravi e in voce, vincono meritatamente un Festival dove a tallonarli da vicino non c’era nessuno. Da un lato, sono contento perché Mahmood mi è simpatico ed è bravo: mi sarebbe dispiaciuto che l’unica vittoria sanremese l’avesse avuta per ragioni “politiche”. Così, abbiamo riequilibrato il suo karma e il nostro. Andranno all’Eurovision Song Contest a difendere il titolo e forse apriranno anche loro un concerto dei Rolling Stones, chi può dirlo? Elisa è seconda dopo ventuno anni dalla sua prima vincente kermesse rivierasca. Dei pezzi che vincono si può dire con i latini in medio stat virtus. Terzo, il già citato Morandi jovanottizzato ed il premio della Giuria … boh … io avevo capito che c’era la sala stampa, la demoscopica 1000 (evoluta come il nuovo treno veloce: il Frecciarossa Mille) e il televoto … vabbé, misteri della fede. Dicevo il premio della Giuria va a Massimo Ranieri con Lettera al di là del Mare, meritatissimo.

A proposito di mare, in rada sulla nave dello sponsor ci sono Orietta Berti e Rovazzi … A parte, pantomime e outfit incredibili, da là non arriva nulla di interessante. Per quattro sere, ho pregato per (in ordine di apparizione): naufragio, attacco dei pirati, apparizione del Kraken e sparizione dell’imbarcazione stile Triangolo delle Bermude.

Senza voto gli amici di Maria che appaiono serenamente passando sulla gara come una piuma su uno specchio … Più emozionante, Fanta Sanremo, vinto (sembra) da Emma.

Sabrina Ferilli, co-conduttrice dell’ultima serata, risplende come una puntata di Porta a Porta dopo aver preso una tisana di camomilla e valeriana.

E comunque, volevo dire anche io: papalina e ciao zia Mara!  Anche con l’inchino di Highsnob e Hu!

Voto al festival, dieci e lode. Meglio così non si poteva ripartire! Ah, scusate! … le accuse di plagio sono già arrivate?

di Paolo Pelizza

© 2022 Rock targato Italia

PS: mi scuso con tutti i lettori per questo lungo periodo di silenzio. Ho avuto dei contrattempi e poi è arrivato il Festival, con cui ci divertiamo a scherzare sempre. Ora sono tornato e cercherò di essere più continuo. Ringrazio, tutti quelli che mi hanno cercato, stimolato e mi sono stati vicini anche durante questa lunga pausa.

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galluci: novità bambini e ragazzi

NOVITÀ BAMBINI E RAGAZZI

Il lupo e il leone (8+ anni)

di Christelle Chatel, Gilles de Maistre

Alla morte del nonno Alma torna nella casa dell’infanzia, su un’isola in mezzo a un lago circondato dalle foreste. La tranquillità delle sue giornate è sconvolta quando all’improvviso nella sua vita fanno irruzione un lupacchiotto e un leoncino. La ragazza decide di prendersene cura di nascosto da tutti, per proteggerli dagli uomini che li vogliono catturare e rinchiudere.
I due cuccioli crescono giocando insieme come fratelli. Ma un giorno il segreto viene scoperto: il lupo è rinchiuso in una riserva naturale e il leone spedito in un circo. Separati da centinaia di chilometri, da sbarre e recinti, Alma e i suoi due amici cercano disperatamente di ritrovarsi

All’interno le foto del film

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SOS Veleni in mare (9+ anni)

di Sabina Colloredo
disegni di: Sara Not

I quattro cugini Olivia, Zoe, Luca e Devin sono pronti a trascorrere insieme una nuova vacanza. Ma quando arrivano in spiaggia, una brutta sorpresa li attende alla foce del fiume: pesci, rane, insetti e persino due scoiattoli galleggiano inermi sospinti dalla corrente. Le acque sono avvelenate. Ma chi è stato? E come? Una nuova sfida per i ragazzi della Quercia Storta: scoprire i colpevoli e fermare il degrado ambientale!

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Scopri anche Fuoco nel bosco

Orsetto Bruna guida il carro attrezzi (2+ anni)

disegni di: Benji Davies

Aiuta Orsetto Bruno a riparare l’auto guasta e divertiti a giocare con i meccanismi! Segui questo simpatico personaggio nelle sue avventure: i testi in rima della storia e i meccanismi a scorrimento delle pagine stimoleranno la tua fantasia!

A cursore

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Scopri tutte le avventure di Orsetto Bruno

 

Blog: Rock Targato Italia

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Gli ascolti di gennaio 2022. articolo di Roberto Bonfanti

"Consapevoli sterminatori, accorti nel distruggere, attenti nell'arricchire. […] Siccome sanno quello che fanno, non li perdono, non li perdonerò." cantava un quarto di secolo fa il sempre lungimirante Giovanni Lindo Ferretti in una canzone intitolata “Buon anno, ragazzi” che, riascoltata oggi, suona come la colonna sonora ideale per il capodanno spettrale appena passato. Prima di gettarci a capofitto nel caos di questa notte senza fine, però, mi sembra giusto iniziare il nuovo anno parlando di cose belle e dando, come ogni mese, la meritata attenzione ad alcuni dischi importanti usciti di recente.

Pur simpatizzando istintivamente un certo approccio idealista, devo ammettere che mi dispiace che “Il deserto la notte il mare” di Andrea Chimenti sia stato distribuito solo in formato “fisico”. Mi dispiace perché il nuovo album dell’ex voce dei Moda è un lavoro davvero affascinante e ispirato che racchiude la summa della poetica che ha accompagnato Chimenti in tutti questi anni e che non sarebbe giusto considerare come un prodotto “di nicchia”. Un disco crepuscolare e tremendamente evocativo, intriso della canzone d’autore più introspettiva, di qualche ombra neofolk o qualche apertura a un pop d’alta scuola e di una vena rock tanto intima quanto irrequieta. Un lavoro fatto di pensieri notturni ed eleganza che merita di essere ricordato fra le prove più significative della lunga carriera di una delle voci più raffinate della nostra musica alternativa.

Se si vuole parlare di commistione fra musica e letteratura, “L’altra faccia della luna” dei Carver è uno degli esempi più sfrontati di come si possa tentare di percorrere questa strada in modo realmente privo di compromessi e per nulla consolatorio. Il nuovo album della band lombarda è infatti un percorso apocalittico in cui un’elettronica distorta cupissima e pregna di inquietudine ci accompagna alla scoperta di storie crude, dolorose e spesso disturbanti nel senso più poetico e caustico del termine. Un disco per stomaci forti e menti molto aperte che non concede nessun appiglio a un ascolto rilassato o superficiale ma che proprio da questa sua estrema coerenza trae un fascino tutt’altro che trascurabile.

Quello di Max Manfredi è un nome che, per gli amanti della musica d’autore più pura e pregiata, rimane sempre una certezza e il suo nuovo album intitolato “Il grido della fata” non fa certo eccezione. Dodici canzoni sognanti e poetiche, ricche di riferimenti letterari e deliziose acrobazie linguistiche, che vanno a innestarsi su sonorità limpide e molto ben calibrate che uniscono con grande naturalezza tradizione e innovazione. Un album fuori dal tempo e forse anche dallo spazio che, regalando a piene mani grazia e conferme, appare come una bella boccata d’aria pulita capace di coniugare, tanto nei suoni quanto nelle tematiche, sano classicismo e modernità.

A ormai quasi vent’anni dal brillante esordio e dalle relative attese, Babalot continua a rappresentare una strana anomalia nella musica italiana. Un personaggio sfuggente che scompare e riappare a proprio piacimento regalando piccole perle di cantautorato sghembo e visionario. “Coso”, il nuovo split album condiviso con Pootsie, si presenta come una vera e propria scheggia impazzita in cui i due artisti si divertono a mischiare la vena cantautorale sporcata da una poetica surreale di Babalot con il rock a bassa fedeltà pregno di ironia del compagno d’avventura. Un disco spontaneo, divertito e piacevolmente fuori dagli schemi.

Roberto Bonfanti
[scrittore e artista]

www.robertobonfanti.com

 

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In Radio e in tutti i Digital Stores “49 FALENE” il singolo di THEFT GIACOMO GRASSO

  - Il nuovo singolo di THEFT GIACOMO GRASSO

Pubblicato dall’Etichetta: Terzo Millennio Records https://www.terzomillenniorecords.com/

… “Libertà è partecipazione”, cantava un trentaquattrenne Giorgio Gaber nel pieno dell’entusiasmo politico degli anni ‘70. “La libertà è una forma di disciplina”, salmodiava Giovanni Lindo Ferretti nell’inquieto rigore dei sui trentasette anni proprio a cavallo fra il tramonto degli anni ’80 e l’alba dei ’90. Nel 2021, a un passo dai cinquant’anni d’età, il genovese Giacomo “Theft” Grasso ci dice invece che “la libertà è solitudine che incatena il coraggio.”

“49 falene”, nuovo singolo dell’artista genovese, è un affascinante e irrequieto mantra elettronico a bassa fedeltà. Un brano pieno di ombre e di disillusione, accompagnato da una base elettronica tanto minimale quanto distorta con un retrogusto anni ’80 e un approccio fra il post-punk e l’alt-rock molto anni ’90, che scorre su una melodia cadenzata capace di diventare ipnotica.

All’origine di tutto questo c’è però una riflessione dolente sul susseguirsi degli anni che si bruciano uno dopo l’altro come falene e soprattutto sul senso più intimo della libertà che va al di là degli aspetti prettamente sociali e politici per farci scoprire che “nessuno è libero” ma anche che la ricerca della libertà, nella sua accezione più individuale e personale, è una condanna alla solitudine (concetto peraltro vicino a quello espresso da un altro genovese, Fabrizio De André, nel suo “Anime Salve”) e che a volte questa solitudine può trasformarsi in una forma di difesa o in una gabbia (in un senso però diverso rispetto a quanto evocato da Gaber con la sua “Libertà obbligatoria”, per tornare al maestro milanese) che impedisce al singolo individuo di provare a uscire dal guscio delle proprie sicurezze e quindi di evolversi… (Roberto Bonfanti scrittore e musicista www.robertobonfanti.com)

BIOGRAFIA

Giacomo Grasso, in arte “Theft”, nasce a Genova il 21 marzo 1972. Dopo essersi diplomato alla Scuola d’Arte Paul Klee della sua città ed essersi specializzato in nuove tecnologie e video arte, ha lavorato come grafico, designer, musicista e videomaker, riuscendo dunque ad unire molte delle sue passioni.

Durante la sua carriera, ha lavorato per aziende quali Sony, Apple, Elea, Midiware, Steinberg e Roland e ha affinato le sue capacità tecniche fino a diventare un formatore Steinberg e Presonus qualificato per applicazioni multimediali audio e video, tenendo anche lezioni sulle nuove tecnologie in studi di registrazione e al Conservatorio di Genova.

La musica è sempre stata una delle sue passioni più importanti, oltre che sua compagna di crescita personale. Sa suonare il basso, il contrabbasso, la chitarra acustica ed elettrica, il mandolino, il bouzuki greco e l’ukulele. Le sinfonie di tutti questi strumenti si uniscono alla sua passione per l’elettronica, attraverso l’uso di sintetizzatori e del theremin (manipolatorie di suoni che utilizza un hardware).

Oltre che di musica, Giacomo si occupa anche di produzione, registrazione e del mixaggio delle canzoni presso il suo studio a Genova, dove si occupa anche di riprese e montaggio video.

Si è esibito in Italia, Francia, Germania e Svizzera. A Genova è stato chiamato a suonare nei locali più importanti della città e in prestigiose location, come la sala mercato Teatro Modena, il Museo d’arte moderna Villa Croce, le Cisterne del Palazzo Ducale, il Palazzo della Commenda di Prè e il teatro Gustavo Modena.

Ha suonato prima insieme a gruppi locali e poi come solista, o come lui stesso afferma “One man band”. Ultimamente collabora con Fabrizio Repetto, clarinettista e suo amico di lunga data, con cui cura anche alcuni progetti multimediali. Si sono esibiti insieme a Firenze, presso le Murate per il festival di musica contemporanea “Diffrazioni” e al festival della luce “Novi Light”.

Nel 2012 Giacomo torna a scrivere musica e testi in forma di canzone, mettendo in pausa la sperimentazione sonora e visiva che lo ha accompagnato per 15 anni, facendo uscire il singolo “Cometa

NEL WEB:

Instagram: https://www.instagram.com/giacomograssotheft/

YouTube: https://www.youtube.com/channel/UC8uOoRlm4iSBPLvub6FSUlg

FRANCO SAININI

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