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“MARY LOVE” il nuovo singolo di ANDREA DIECI

 - Pubblicato dall’etichetta: Terzo Millennio Records

 - Andrea Dieci torna a far sentire la sua musica con un nuovo singolo dal titolo “Mary Love”, dal 3 settembre disponibile su tutti i digital stores. Il singolo, pubblicato dall’etichetta Terzo Millennio, è stato anticipato dalla pubblicazione del videoclip sul canale YouTube dell’artista: https://youtu.be/j_qwLX_wAGQ .

Un brano che racconta la bellezza e le difficoltà di un sentimento travolgente e vivo come quello dell’amore.

“Mary Love” racconta la storia di un ragazzo impegnato alla continua ricerca del suo amore platonico, quello immaginario che sogna da tempo, ma che ancora non ha trovato. Una storia che si avvicina a ciò che succede ancora oggi a molte persone.

 

Basta stare più insieme / e darci un bacio d’amore / Sotto a un temporale /

Parlami ancora di te / E dimmi i tuoi segreti negli angoli del cuore /

Questo cuore che ci lega / che ci fa sentire fragili /

Io e te

“A volte ci convinciamo che quella persona, o quell’amore che stiamo vivendo, siano davvero ciò di cui abbiamo bisogno, quello che cerchiamo, ma in realtà ci stiamo solo illudendo e innamorando dell’idea che abbiamo di esso. Vorremmo che sia in un modo, ma in realtà alla fine non è mai così” - afferma l’artista. 

BIOGRAFIA

Perché ANDREA DIECI?

Un augurio a fare bene le cose, Andrea il nome di famiglia, me lo sono ritrovato, il 10, invece, perché è il numero che meglio si adatta a me artisticamente, è il numero dei campioni e ho molto fiducia di me stesso. Anche quando mi ritrovavo in compagnia della nazionale cantautori, ero in grado di imitare molte voci, quindi il 10 è il sinonimo di moltitudine, una attitudine che è parte della mia personalità…  10 i campioni, 10 il team di B-Nario, 10 Fargetta.

AMBIENTE

Ho iniziato da adolescente ascoltando musica rap (Sottotono, Articolo 31) e poi Venditti.  Camerini e Baglioni, non amo un genere specifico.  Sono un autodidatta, sono cresciuto per imitazione, sono molto preparato, curioso e dinamico.

Con la Scuola Superiore ho conosciuto la musica americana: Doors, il blues americano. Nel mio peregrinare artistico ho anche fondato il gruppo “I Semplici” e avevo come riferimento i Doors e Dire Straits. Nel tempo “I Semplici” diventano “I Nativa” melodie diverse, distorsori, mi sono avvicinato al mondo dei Nirvana. Belle soddisfazioni feste, gruppi rock, concerti: Morgan. Le Vibrazioni, ero vicino al team dei B-Nario. Per 10 anni assistente, lavoravo spesso con loro come tecnico, tour manager, nei concerti e anche in studio. Ero lì quando capitava, la mia disponibilità era totale, non a livello professionale ma amicale.

ARTISTICAMENTE

Comporre tue canzoni e prendere in mano la chitarra, a vent’anni, cantare brani propri e fare cose mie è stata una scoperta straordinaria, frequentavo il QG studio, B-Nario, a suonare facevo cose mie, poi gli “Indako” in modo più determinato e professionale.

Legend, Tunnel, Scimmie, erano i luoghi dove suonavo, Milano è sempre casa mia di riferimento, con esperienza Parma, 7 anni per amore. Milano amore infinito, ci lavoro e da 17 anni al Panino Giusto svolgo la mia attività con passione.   

Isolarmi per conoscere meglio me stesso, vedere paesaggi, stare con la gente, confrontarsi prendere il treno e passeggiare. Sono cose che amo particolarmente fare, in quanto mi rendono una persona maggiormente creativa e riflessiva.

Ho conosciuto Alioscia Arioli (produttore, musicista e grande amico) persona seria, del giro giusto ha lavorato 7 anni con Gianluca Grignani. Ali ha un ruolo importante nella mia attività artistica.

Nel frattempo, il rapporto di lavoro con il vecchio management è stato complesso quindi ho deciso di chiudere i rapporti. Un ringraziamento speciale va a Gianluca Pecchini della nazionale cantanti (persona straordinaria) che mi ha prodotto diversi singoli e demotape e – anche se non sono mai stati pubblicati – mi è stato di grande supporto.

Il Singolo

La canzone Mary Love è stata composta da me con arrangiamenti di Alioscia, è una sorta di favola, una metafora dei sentimenti e comportamenti umani analizzati tramite una chiave musicale rock. Solo su social e YouTube.

Conclusione

Mi sento un poeta urbano innamorato di Morrison e di Gianluca Grignani, Ungaretti e Rimbaud di scrittori, pittori, musicisti e artisti da strada. Un ragazzo di strada (una dedica ai mitici Corvi), un autentico rocker dalla vita meravigliosamente autentica e originale. Una passione alimentata dalla curiosità infinita e da un fuoco interiore che arde costantemente.

NEL WEB:

Facebook: https://www.facebook.com/andrea.dieci

Instagram: https://www.instagram.com/dieciandreaofficial/

 

IRENE INZAGHI

Divinazione Milano S.r.l. 

Ufficio Stampa, Radio, Tv, Web & Social Network 

Via Andrea Palladio n. 16 - 20135 Milano 

Tel. 02 5831 0655  mob. 3925970778

e-mail:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

web: www.divinazionemilano.it 

 

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023 - “San Remo” (saremo) un giorno forse diversi?

di Antonio Chimienti

Non ti stupisco sé ti dico che il festival anche quest'anno non lo ho visto, ma forse ti stupisco sé ti confesso che per me da molti anni non esiste neanche più.

E non è per snobismo o per la presunzione di essere migliore e sentire di meritare di meglio…. no è proprio perché non c’è il contenuto nella scatola da consumare: non c’è la musica.

Eppure un suono uscirebbe dagli altoparlanti della televisione, ma nessuno può deglutire una torta di polistirolo dopo aver goduto per anni con una torta vera.

Ma non sono il solo a descrivere tutto ciò. Alla mia età sì conoscono molte persone: Produttori molto più importanti di te, fonici molto più preparati di te e persone molto più sagge di te e poterle ascoltare fa giungere alle tue orecchie e alla tua coscienza un solo ed unisono coro, un canto di dolore per un’arte che di arte non ha più assolutamente nulla: la musica.

Il contraddittorio è auspicabile e sempre ben accolto da chiunque voglia imparare di più potendo appunto aggiungere qualcosa al suo sapere sostituendo o aggiungendo qualcosa proprio attraverso il confronto, che di suo stabilisce proprio le condizioni di esemplarità dell’umano errare, ma quando il contraddittorio svanisce perché alcune posizioni non sono difendibili dal raziocinio di alcuno… bhè in quel momento il vuoto ti sommerge.

Nessuno che non siano emissari della rai o di persone coinvolte dall’immagine irradiata del Festival di San Remo dirà che ha visto San Remo con grande soddisfazione personale e soddisfacimento della sua anima.

Sé potessimo togliere 1 euro dal nostro canone rai selezionando con un segnetto il quadratino corrispondente sul bollettino di pagamento rinunciando al Festival vedremmo milioni di euro risparmiati.

Non è polemica e mi scuso sé urto la sensibilità di alcuno; ma è che sto riassumendo il pensiero di migliaia di persone appartenendo io contemporaneamente a diversi comparti della musica e quindi quotidianamente scrivendo e leggendo ogni giorno in tanti gruppi e confrontandomi con tanti amici.

Ma d'altro canto il Festival come ho già scritto altre volte è e sarà sempre , come ogni altra manifestazione a carattere nazionale ( da una partita della Nazionale di calcio a una qualsiasi altra manifestazione purché sempre a carattere nazionale), un'espressione dei nostri tempi e della nostra mentalità ed i nostri tempi sono doloranti proprio di questa angosciante necessità di esserci, di continuare ed esserci senza prendere neanche minimamente in considerazione la possibilità di morire per poi rinascere. E per questo che così portiamo avanti e indugiamo in scelte nefaste che già hanno prodotto brutture la volta precedente.

Insistiamo con comportamenti sociali generali che già ci hanno creato dei serissimi danni, ma rispetto alla quale sostituzione evidentemente il dolore minore risulta continuare a starci dentro.

Neanche i “Padri”, quelli che quando i miei figli erano bambini glieli descrivevo come i nostri salvatori, i vecchi del mondo che in caso di necessità avrebbero presidiato e protetto il valore di ogni cosa, Senatori della Repubblica piuttosto che anziani discografici o produttori ( e ne conosco diversi di entrambe le famiglie) sembrano essere interessati a fare qualcosa per questo cambiamento di rinascita. Il loro mantra è : “ cosa possiamo farci noi?”. Sto parlando di produttori con incassi  semestrali di diritto di autore di milioni di euri o Senatori della Repubblica con la capacità di spesa di 10 calciatori di serie A più l’optional dei derivati del manovrare il potere.

San Remo deve essere chiuso prima che la chiusura glielo imponga a sua volta.

Deve chiudere fino a quando il valore trainante la competizione ritorna ed essere quello della competitività dell’anima.

La gara che a fronte di un meritato premio permette agli artisti di indagare nella propria profondità dell’anima per acchiappare, il vincitore più di altri, quel seme di umanità che la sua canzone potrà svelare agli altri. L’anima come ogni altra parte dell'essere umano, secondo alcune vecchie scritture, combacia come ogni altra parte ciascuna con un luogo geografico del nostro pianeta e quindi con una popolazione ed ancora la riflessa cultura di quel popolo. Ecco quindi che l’aspetto intellettivo e matematico verrebbe fatto corrispondere all’India piuttosto che lo stomaco con la Cina ed altre parti con altri paesi, ma è con la nostra bellissima e fortunatissima Italia, nonché baciata da ogni sorta di privilegio, che sì fà corrispondere l’Anima del mondo…. e noi cosa facciamo?

Va bene non sapere, ma anche convincersi di non sentire alcuno schifo quando il cibo in bocca sa di spazzatura… mi sa che va incontro ad una sola e meritatissima riflessione: dobbiamo sprofondare ancora un bel po’ prima di capire che quello che siamo è poca cosa rispetto a quello che dobbiamo essere per tutta l’umanità.

In altre parole finché pensiamo a quanto ognuno di noi può sopportare singolarmente, non ci renderemo conto che staremo facendo sopportare la stessa cosa a tutto il pianeta e quello a cui va la mia attenzione non è l’aspetto terreno, ma quello spirituale che da esso viene supportato affinché possa esprimersi.

Per essere chiarissimi: sé non ho mangiato e riposato a sufficienza non riesco neanche a sintetizzare i miei pensieri sublimi e tramite essi la mia testimonianza di vita.

Bene capite che da qua a San Remo… di acqua ce ne passa.

Comunque sempre confrontandomi con altre persone molti sì sono espressi con parole di apprezzamento per il conduttore o i vestiti, ma capite… nulla sulle canzoni e quindi sì un grande spettacolo con grandi investimenti e tante luci, ma sé devo guardare uno spettacolo di barzellette o di intrattenimento … un Varietà a portata di telecomando sì troverebbe comunque sempre. Ma sé se invece volessi assistere ad un concorso della CANZONE ITALIANA?

Un pensiero a Luigi Tenco (quando sì parlava della sensibilità dell’anima) e siccome durante San Remo non sì trova mai il tempo per certe cose, anche a Stefano D'Orazio che credetemi era davvero umile e imbarazzantemente alla mano come viene descritto, tanto che quando lo incontravi pensavi fosse il Suo sosia tanto ti dava la mano come fosse un tuo vicino di casa…...sconcertante.

testo di Antonio Chimienti

blog www.rocktargatoitalia.it

 

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022 - Il Sacro della Musica

di Antonio Chimienti

Questa volta scomodiamo l'Antropologia per rivelare quello che in realtà tutti nel nostro “Io” riconosciamo universalmente alla Musica: la Sua Sacralità.

Ognuno di noi sia che siamo chitarristi Heavy Metal o puristi della Musica Classica o Neomelodici o seguaci del Jazz o followers dell’ultima boy band coreana “sentiamo” quel trasporto emotivo che con carattere di urgenza ci promette che ci sentiremo meglio sé da lì a poco accettiamo “l'IDEA”  di ricevere la nostra musica preferita.

Ci gira in testa come uno di quei desideri che somigliano alla fame o contestualmente ad altri momenti “confetto” della nostra vita. Quei momenti a cui proprio non vogliamo rinunciare.

Anzi stiamo male sé perduriamo in questo stato di negazione del desiderio.

Urge la voglia, il desiderio poi diventa necessità .. corriamo a comprare una radiolina sé davvero ci troviamo nella impossibilità del ricevere la “Nostra Musica”, il nostro pasto.

Tutto quello che facciamo senza porci troppe domande sulla sua natura è ancestrale. Come dice Alberoni .“ sé prima di fare un passo ci devi pensare .. allora è meglio che tu non lo faccia”. Bello ! Mi ha sempre colpito questa frase e per me suona come una dogana al di là della quale sì trova tutto quello che non mi deve riguardare, ma ( e questo l’altro lato della medaglia) mi dona la totale fiducia nella bontà delle mie azioni quando queste ricadano al di quà di questa dogana immaginaria.

Dunque il Sacro è alle radici della musica e non è la musica ed apparirci Sacra per la sua bellezza. Capite? Il ciliegio non prende il nome dalla ciliegia, dal suo frutto, ma è il frutto a prendere il nome dalla sua pianta. Dai che per una volta cominciamo a mettere le cose nel giusto ordine. In un mondo dove l’apparire contestualizza il senso è giusto che qualcuno ricordi come stanno le cose e da dove esse traggono la loro linfa ed esistenza; motivo per cui se non esistesse questo stato remoto non esisterebbe neanche l’apparenza.

Ed ecco che per chiarire questo ultimo concetto rievochiamo la Antropologia.

Durante un viaggio scientifico presso una tribù incontaminata vengono mostrati oggetti , foto e registrazioni audio e video che documentano la nostra società contemporanea. Quando viene fatta ascoltare la voce di Maria Callas il capo tribù sì emoziona perchè questa persona ed il suo canto sprigionano sacralità, la riconoscono e vi sì rispecchiano e  per questo sì inchinano alla persona che stanno ascoltando cantare in quel momento.

Là in fondo , a distanza forse di millenni, facendo un balzo indietro nella nostra “evoluzione” ( aggiungo relativa) le vere verità sì manifestano. Fra esse il nome dell’albero che produsse la musica: Sacro.

Nel suono sì annidano le cause scatenanti esse stesse il suono[1] . Nel suono , l'apparato che costituisce nelle sue articolazioni e regole  il suono stesso è ciò che noi necessitiamo tutti come nutrimento e che quando addirittura, siamo fra coloro che la coltivano (la producono) rispondendo ad un desiderio di cui non conosciamo la fonte, ci trasformano in sacerdoti e divulgatori di tali nutrimenti.

Perché la musica? Perché è una forma di energia e noi siamo, in quanto figli di questa energia, completamente dotati di ciò che ci serve per usarla, mostrarla e moltiplicarla. La nostra voce è lo strumento deputato a questo scopo. Molti significati sono traslati oltre la parola (oltre la necessità del valore semantico) e tradotti spesso con il suono dell’azione o del concetto che vogliamo rappresentare.

Un “verso” (un suono) è sufficiente e spesso più esaustivo di più parole concatenate insieme per esprimere un pensiero. Non parliamo poi di quando a dover essere espresse sono le emozioni ( direttamente connesse quindi al nostro “io” interno, alla nostra sacralità) perché in questo caso abbiamo addirittura coniato un modo di dire: vale più un “sussurro di mille parole”. Quando una persona è assolutamente nel panico delle emozioni non parla, non ci riesce , emette solo suoni.

Per noi che creiamo musica è imperativo ricordarci o pregare di trovare qualcuno che ce lo ricordi, che la musica è molto più di quello che ci sembra di stringere nelle nostre mani. La musica ha un potere che è talmente grande che non possiamo rendercene conto razionalmente, ma ci fa piangere, emozionare gioire o rattristare tenendoci al guinzaglio benchè fossimo dei Re. Questo perché proni al cospetto del sacro siamo tutti piccoli abbastanza da necessitare di quel nutrimento cosmico per continuare ad Essere.

La musica (il suono) è come l’acqua o l’aria, ascoltare ci fa sentire connessi, accoccolati e sicuri come fra le braccia di chi ci ama e da molto prima che chiunque possa mai ricordare.

Antonio Chimienti

29/01/2021

[1] lo ho scritto in un precedente articolo sulla “Teoria delle  stringhe ”https://www.rocktargatoitalia.eu/k2/k2-categories/il-dubbio-delle-scimmie/item/3000-020-la-teoria-delle-stringhe-lo-spartito-di-dio.html

blog rocktargatoitalia.eu

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009 - 3D, il suono! di Antonio Chimienti

009 - 3D, il suono!

di Antonio Chimienti

Rieccoci con un articolo prettamente tecnico.

Il titolo rievoca la magia, il periodo alchemico in cui tutti sognavano di poter trasformare in Oro il ferro.

Già trasformare il proprio mix, la propria registrazione in qualcosa di magico…

Ecco è questo in realtà il miele che attira l’orso che è in noi, diventare magici.

E allora avanti tutta con mille plugin dalle magiche promesse.

Tra parentesi anche io non ne sono immune completamente e confesso che la decisione di scrivere questo articolo è nata proprio perché sull’onda dei tanti messaggi di amici sui social che mi invitavano ad ascoltare l’ultimo esempio di musica in 7/8/9D. Fino allo strabordante effetto , che confesso mi ha tramortito , in cui nel bel mezzo della song Trap dell’artista xxx, un bussare virtuale alla porta mi ha fatto trasalire fino allo sconcerto.

Aggrediamo l’argomento con due temi che svolgeremo : 

1) Che cosa è il suono 3D. 

2) Mi serve il suono in 3D?

Procediamo!

Che cosa è l’effetto 3D nella musica? Esso è legato alla psicoacustica nel senso che tenderebbe a replicare il calcolo che la nostra psiche effettua in automatico in base alle informazioni che il nostro apparato uditivo riceve.

 Le nostre orecchie sono due e i tempi differenti di impatto con esse da parte dell’onda prodotta da una qualsiasi fonte di suono ci fa capire la posizione della fonte. Esiste oltretutto una fase , cioè una linea di orizzonte immaginaria sulla quale il nostro cervello sa sono posizionate le nostre orecchie e da ciò riesce a considerare anche l’azimut della fonte del suono. La seconda incredibile informazione che il nostro cervello riesce a codificare è il timbro con il quale un suono dopo essere stato immediatamente riconosciuto  sta arrivando alle nostre orecchie. Subito un esempio facile facile pensate al suono della voce della nostra mamma. Apro una parentesi per un prossimo articolo sé ci fossero 100 donne che stanno urlando contemporaneamente la parola casa voi sareste in grado di riconoscere con gli occhi bendati sé fra loro è presente la vostra mamma, ma ne riparleremo. 

Ritornando al nostro esempio vostra madre sta canticchiando a 10 metri da voi , ma il vostro cervello conoscendo molto bene quale dovrebbe essere il suono vero deduce da quello che lo sta raggiungendo che lei sì trova nel bagno. Cosa gli ha permesso questa magia? Sì chiamano “PRIME RIFLESSIONI”. Sono la magia del suono in realtà. Contengono le informazioni di rimbalzo degli oggetti in prossimità della fonte. Rappresentano in una sola parola la “Realtà”.

Ecco che un coro sarà posizionato in uno stadio piuttosto che in un padiglione delle fiere semplicemente perché nello stadio manca l’informazione delle prime riflessioni legate al tetto che invece riconoscereste nel suono del coro dentro il padiglione. Per essere ancora più chiari sé non aveste mai sentito e quindi non aveste mai potuto abbinare il suono del deserto al rumore di una jeep, voi non avreste alcuna informazione su dove sì trovi la Jeep che state udendo qualora appunto fosse la registrazione di una Jeep nel deserto.

 Quando all’interno di un programma informatico sì è riusciti ed immettere delle variabili legate a queste informazioni ( prime riflessioni che dinamicamente variano il loro timbro a secondo della posizione del suono all’ interno dell’orizzonte di 360°) il suono 3D è diventato disponibile ai tecnici. Naturalmente dal 1980 più o meno in cui venne codificato il primo software le cose sono cambiate non poco perché la veridicità della simulazione è legata al dettaglio che lo spostamento del suono deve produrre attraverso infinite sfumature nel cambiamento del timbro delle sue prime riflessioni per essere credibile. Sé avete voglia di curiosare e siete ricchi procuratevi una “testa” ( in realtà è un microfono a forma di testa di manichino) Holophonica oppure più semplicemente scaricatevi gratis il plugin AMBEO Orbit della Sennheiser per fare le vostre esperienze. Hass trick, equalizzatori psicoacustici et similaria sono appartenenti sé pur più semplici a questa stessa famiglia di argomenti.

Mi serve utilizzare il 3D nel mio mix?

In realtà il 3D fine a sé stesso non è utilizzabile poiché per definizione l’impatto emotivo è posizionato al centro dell’ascolto. Basta che pensiate a quando qualcuno vi parla di fronte a differenza di quando vi parla di lato. Sé volete la sua attenzione vi ponete davanti non di lato. Sfido chiunque quindi a trovare una Hit con la voce solista posizionata in una qualsiasi posizione che non sia il centro.

Ma altra cosa è che questo centro sia avvolgente, grande, importante. Ecco, ma questa è un’altra cosa ed è legata alla spazialità del mix. Poi qualcuno maldestramente lo chiama spazialità 3D, ma tanto di cose a vanvera sé ne dicono talmente tante…..

Parliamo dunque della spazialità altresì definito “respiro” del pezzo.

Mi piacerebbe fare alcuni esempi di persona, in questo caso prenderei una macchina fotografica e scatterei due foto sempre con in primo piano voi, ma cambiando l’apertura focale in modo da avere il fondale ora a fuoco ed ora sfuocato. Oppure vi farei chiudere un occhio , vi farei avvicinare ed una bottiglia costringendovi a metterla fuoco e poi senza spostarvi guardare il muro dietro alla bottiglia… avreste di colpo la sensazione della distanza e della profondità.

Riprodurre questo nel vostro mix è possibile e basta copiare la realtà così come io ve la ho descritta in questi due esempi. Per farlo dovete semplicemente utilizzare due riverberi oppure un riverbero ed un delay. Quello che conta è aver fatto vostro il concetto. Non ci saranno infatti, o meglio io non me la sento di spacciarvele, settaggi sicuri per il riverbero ( o il delay) per raggiungere questo obiettivo della spazialità. Dovete solo fare esperienza e cercare di capire quale è la meta.

Posso e devo solo aggiungere queste due informazioni per esservi di aiuto.

Un riverbero deve essere in comune con tutto, ma proprio tutto. Infatti questo riverbero è da considerarsi l’ambiente ( la stanza) in cui sì trovano tutti gli occupanti del vostro mix , della vostra canzone. Sé utilizzerete riverberi diversi creerete un caos durante la decodifica nel cervello dell’ascoltatore. Aggiungendo invece ora più ora meno riverbero “comune” ai vari strumenti ecco che lì posizionerete più vicini o più lontani rispetto all’ascolto. 

Ora veniamo alla perla di saggezza : il secondo riverbero o delay.

Questo secondo delay o riverbero che deciderete di applicare sarà la fonte di quelle prime riflessioni che prima nell’articolo vi ho descritto.

Non è facile da utilizzare, non basta applicarlo, dovete programmarlo sul suono che vorrete e che strategicamente rifletterà l’effetto di “tridimensionalità” al brano. Fino al riverbero precedente voi applicando il primo riverbero avete dislocato gli strumenti su uno stesso piano esclusivamente longitudinario x o y ( nel caso aveste usato il pan pot a dx o sx). Con questo secondo delay o riverbero potrete collocare uno o due strumenti  sull’asse z e questo sarà il vostro cervello a dirvi come dovrà suonare il riverbero/delay.

Vi starete domandando la differenza fra riverbero e delay? Con il delay avete la possibilità di restare più in prossimità del punto focale centrale, ma per contro solitamente i parametri che avete a disposizione sono inferiori per numero di quelli presenti in un riverbero. Solitamente avete un filtro passa basso o passa alto con cui interagire. Nel riverbero invece sono presenti molti più parametri come il predelay ( questo ve lo sottolineo.. è un consiglio) nonché settaggi specifici proprio per il suono delle prime riflessioni.

Ultimo consiglio, questi suoni per meglio riuscire nello scopo è meglio che siano corti  e scanditi come una percussione o un noise oppure un chop vocal insomma corti, ma sarà sufficiente perché la loro presenza obbligherà il nostro sistema psicoacustico a riconoscere un ambiente “allargato” all’ascolto. Avrete posizionato più in là il limite della stanza ed è questo lo scopo prefissato. Siamo alle solite, nei miei articoli erutta sempre lo stesso argomento: la prospettiva. Non esisterebbe  il bianco sé non esistesse il nero, in questo articolo è la presenza di quei rumorini quasi inutili a dare il senso della spazialità.  

Gente non è facilissimo, ma ne vale la pena ed in più nel tentativo starete anche allargando il vostro modo di pensare.

009 - 3D il suono  di Antonio Chimienti

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