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songs in a conversation: 3 nuove date

ROBERTO ANGELINI e RODRIGO D'ERASMO, Songs in a Conversation: aggiunte tre nuove date al tour

Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo saranno in tournée a partire da primavera 2022, omaggiando Nick Drake nei principali club e teatri d’Italia. Agli appuntamenti già fissati e annunciati lo scorso 10 Febbraio si aggiungono ora tre nuove date:

13 Marzo - Marostica (VI), Sala Polivalente Don Bosco

20 Marzo - Rende (CS), Mood Social Club

3 Aprile - Terni, Fat Art Club 

Il calendario completo aggiornato diviene dunque il seguente: i live partiranno con due anteprime esclusive il 27 febbraio all’Angelo Mai di Roma e il 2 marzo al Blue Note di Milano. Il tour poi proseguirà il 5 marzo all’Estragon di Bologna, il 12 marzo al Teatro Miela di Trieste, il 13 marzo alla Sala Polivalente Don Bosco di Marostica (VI), il 17 marzo all’Auditorium Novecento di Napoli, il 18 marzo all’Officina degli Esordi di Bari, il 19 marzo allo Spazio Porto di Taranto, il 20 marzo al Mood Social Club di Rende (CS), il 26 marzo al Circolo della Musica di Rivoli (TO) e per concludere il 2 aprileal Teatro della Concordia di San Costanzo (PU) e per concludere il 3 aprile al Fat Art Club di Terni. 

Il tour è prodotto da Vertigo e i biglietti sono disponibili su: http://www.vertigo.co.it/it/rodrigo-derasmo-roberto-angelini e presso tutte le rivendite autorizzate.  

Venerdì 25 febbraio 2022, uscirà il disco SONGS IN A CONVERSATION (FioriRari distributed by Artist First), un omaggio a Nick Darake a 50 anni dall’uscita del suo ultimo lavoro discografico Pink Moon, un album epocale da poco certificato disco d’oro, un piccolo, breve, delicato e misterioso capolavoro che sarebbe sbocciato col tempo raccogliendo un numero straordinario di estimatori appassionati e consacrando un artista unico nel suo genere. 

Da oggi è possibile pre-ordinare il vinile e pre-salvare il disco in digitale a questo link: https://lnk.to/NickDrake-Songsinaconversation_Pre 

SONGS IN A CONVERSATION, nasce dal desiderio di testimoniare la grande passione per l’intramontabile Nick Drake, per tramandare e far conoscere ai giovani musicisti la sua eredità artistica e poetica, ricca di fragilità, lirismo e sensibilità, dando un tocco contemporaneo e modernoper restituire la magia e il carattere onirico delle versioni originali. Questo secondo tributo, che arriva dopo Pongmoon – Sognando Nick Drake del 2005, rappresenta una profonda interpretazione e condivisione delle tematiche e dei toni controcorrente di Drake, in cui sono di forte impatto ed emergono le mille sfaccettature dell’animo umano. 

Il progetto è composto da 11 tracce, suddivise tra un Lato A e un Lato B. Le prime due tracce del Lato A sono state registrate e prodotte da John Wood, fonico e produttore storico di Nick Drake, presso i Vada Recording Studios in UK (a poche miglia dalla casa natale di Drake), mentre le altre tre, sono state registrate in un secondo momento a Roma da Daniele Ilmafio Tortora, sodale di questo progetto. Per ricreare un sound anni ‘70, moltonaturale, autentico e dai toni caldi, Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo hanno coinvolto la band con cui collaborano da sempre, composta da Fabio Rondanini alla batteria, Gabriele Lazzarotti al basso e Andrea Pesce al pianoforte. 

Il Lato B invece è composto da pezzi suonati e cantati live da Rodrigo e Roberto insieme ad amici, ospiti, fan di Drake. Questi brani sono stati catturati durante le riprese del documentario Songs in a conversation. Le tracce sono delle versioni molto semplici e minimal, dove la voce degli artisti e il sound prodotto dalla chitarra si uniscono in perfetta armonia con i dolci suoni che riecheggiano dalla natura circostante. 

Rodrigo D’Erasmo, tra i più celebri violinisti, polistrumentisti, compositori, arrangiatori e produttori della scena musicale, in passato aveva già lavorato con Roberto Angelini su Drake in alcuni progetti, tra cui Pongmoon – Sognando Nick Drake, il primo tributo al grande cantautore che restituisce ai suoi capolavori quella dimensione live ed intima che certamente desiderava, e un documentario per la regia di Giorgio Testi per Sky Arte, presentato anche alla Festa del cinema di Roma, dal titolo Songs in a conversation, da cui il disco prende nome. In questa occasione, Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo hanno raccontato la musica del cantautore inglese attraverso un viaggio collettivo, introspettivo e avvincente nella natura tanto celebrata e amata da Drake, arricchito dai contributi di alcuni artisti italiani, tra cui Andrea Appino, Manuel Agnelli, Niccolò Fabi, Piers Faccini e Any Other, oltre che dall’incontro in studio di registrazione con John Wood, il sound engineer e producer che ha registrato tutti gli album di Nick Drake. Grazie a questa esperienza emozionante con John Wood, uomo d’altri tempi e adorabile gentleman inglese che vive ad Aberdeen lavorando e registrando ancora come nei mitici 70’s, Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo hanno avuto l’onore di toccare con mano e conoscere il passato di Wood, ricco di straordinari aneddoti e di profonda ammirazione e gratitudine nei confronti del mostro sacro Nick Drake. 

In correlazione al nuovo progetto discografico, Roberto Angelini ha unito passione ed arte e ha realizzato due opere in plastilina, divenute per l’occasione rispettivamente la cover e la quarta del disco, così come era già stato realizzato nel primo album dedicato a Nick Drake Pongmoon – Sognando Nick Drake nel 2005. 

Questa la tracklist completa del progetto: 

Side A 

Pink Moon (Rec and prod by John Wood) 

Know (Rec and prod by John Wood) 

Hazey Jane  

Northern Sky  

Harvest breed  

Side B 

Introduction  

One of these things first feat. Piers Faccini 

From the morning feat. Adele Nigro 

Parasite feat. Andrea Appino 

Place to be feat. Manuel Agnelli  

Saturday sun feat. Niccolò Fabi 

RODRIGO D’ERASMO è violinista, polistrumentista, compositore, arrangiatore e produttore di formazione classica. Dal 2001 ad oggi ha registrato decine di album in tutto il mondo collaborando in studio e live con numerose band e artisti tra cui Mark Lanegan, Muse, Damon Albarn, Rokia Traoré e molti altri. Dal 2008 è membro degli Afterhours, con i quali ha vinto il premio della critica al Festival di Sanremo 2009 e il premio Tenco nel 2012. Nel 2011 è stato premiato dal M.E.I come miglior musicista dell’anno in assoluto. È stato producer ad X Factor nelle edizioni 10,11, 13 e 14 nel team di Manuel Agnelli. A partire dal 2014 ha diretto l’orchestra di Sanremo per vari artisti tra cui Diodato, con il quale nel 2020 ha vinto il Festival con il brano “Fai Rumore”. Nel 2021 è stato direttore d’orchestra e arrangiatore di 4 artisti in gara. Ha composto colonne sonore per il cinema e per la TV tra cui il cortometraggio “Chiusi Fuori” con Colin Firth e Stefano Accorsi presentato alla biennale del cinema di Venezia nel 2021. Rodrigo D’Erasmo ha anche composto numerose colonne sonore di documentari tra cui: “C’era 2 volte Rodari”, “Fantastic Mr. Fellini” per Sky Arte e l’ultima produzione internazionale di Sky hub, “Art Raiders”. 

ROBERTO ANGELINI esordisce come cantautore nel 2001 con l’album “Il Signor Domani” e nello stesso anno partecipa a Sanremo Giovani con l’omonimo brano, vincendo il Premio della Critica. Nel 2003 pubblica l’album “Angelini” che contiene le hit “GattoMatto” e “La Gioia del Risveglio”, e poco dopo fonda una sua etichetta indipendente Fiorirari, pubblicando due dischi a suo nome, “La Vista Concessa” nel 2009 e “Phineas Gage” nel 2012. Firma come co-produttore l’album di Niccolò Fabi “Tradizione e Tradimento” nel 2019, partecipando anche al lungo tour di presentazione del disco, come membro stabile della band. Come autore scrive il brano “Calore” che lancia, con la vittoria di “Amici” nel 2010, la carriera di Emma Marrone. Nel 2021 esce, per l’etichetta FioriRari, il suo quinto album intitolato “Il cancello nel bosco” e nel 2022 sarà in programmazione su RaiPlay la nuova serie “Il Santone”, di cui Roberto Angelini ha composto tutte le musiche originali. 

 

 

 

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RITORNO AL FUTURO.

   “L’oceano è nero, la traccia del diavolo

Guardando oltre sotto il mare

L’occhio della tempesta è proprio qui

Ci sono stato prima che tu nascessi”

dal testo di Stratego, Senjutsu, Iron Maiden  

 Finalmente a mezzanotte … o, meglio due minuti a mezzanotte perché questi ragazzi non si smentiscono mai, è arrivato Senjutsu, il nuovo album (doppio, pure) dei Maiden. Dalla cover, l’inossidabile Eddie ghigna abbigliato da Samurai. Devo dire che, per me che ci sono cresciuto, Eddie nel suo essere una mascotte horror mi ha sempre rassicurato, l’ho sempre trovata amichevole così come i bambini trovano gradevoli le favole in cui rischiano di essere divorati da orchi e streghe. Dal 1980, mi ha sempre sorriso dalla libreria in cui erano riposti i vinili.

Comunque, sei anni dopo The Book of Souls (lì Eddie era in salsa pre-colombiana), esce il nuovo lavoro in studio della band che, sembra, fosse pronto dal 2019. Annunciato da Dickinson e Harris e anticipato da due singoli (di The Writing on the Wall, ho già trattato) ora può finalmente essere ascoltato e giudicato.

Intanto, a caldo, posso dirvi che ha un sapore antologico con un elevato grado di volontà di fare cose più nuove e diverse: il country-western di The Writing on the Wall ne è una testimonianza ma solo la prima. Il secondo singolo Stratego sembra uscito proprio da quel disco del 1980 che s’intitolava Iron Maiden, pur suonando più maturo. Chiudendo gli occhi si viene ancora avvolti dalle suggestioni di allora. Solo la voce di Bruce e la mano sulle pelli di Nicko ti riportano ad epoche più recenti.

Ma è anche un disco nuovo, più evoluto, molto sofisticato.

Non possono mancare, le suites lunghe anzi lunghissime. Se vi siete persi dentro The Empire of the Clouds, se avete amato The Rime of the Ancient Mariner, qui avete addirittura tre brani sopra i dieci minuti primi di durata.

Niente paura, però, in Senjutsu si sono abbandonati i barocchismi e l’eccessivo spolvero tecnico dell’album precedente (soprattutto per quanto riguarda le chitarre): il disco passa potente, epico, orecchiabile ed evocativo come se fosse quello di una band metal qualsiasi e non lo sono per niente. Capita, se si è attenti, di accorgersi che, da qualche parte passa, una tastiera discreta che ricorda il periodo di Somewhere in Time e, il più elettronico, Seventh Son of a Seventh Son dove avevano giocato con pick up esafonici per ottenere un sound più elettronico.

Dicevamo che per questi ragazzi di più di sessant’anni, con quarant’anni passati di carriera, il citare sé stessi è fondamentale: molte le similitudini con album o brani dal passato più o meno recente del gruppo, potremmo divertirci a “trova le differenze” tra Death of the Celts e The Parchment con alcuni lavori tra la fine degli anni Ottanta e i Novanta. La cosa più stupefacente è che ascolti quasi un’ora e mezza di musica e  ti sembra che siano passati solo cinque minuti perché non sei stanco. Oserei dire che nei vuoi di più, ne vuoi ancora. Perché è un viaggio godibilissimo tra melodica, sinfonica, prog e metal appagante e apparentemente facile. Attenzione, solo apparentemente, perché lor signori sono bravi e lo sono per davvero. Le composizioni sono esatte e strutturate, le armonizzazioni sono personali, varie ed efficacissime. I riff sono solidi e ispirati da tradizioni musicali varie e diverse ma sempre “dentro” al suono del gruppo. La parte strumentale così curata e governata dal basso di Steve Harris con una precisione da orologio nucleare, fanno da cornice alla voce potente, calda, suggestiva di Bruce Dickinson in versione  “trovatore”.

Ora, per concludere ed invitarvi ovviamente all’ascolto di questo ottimo lavoro, mi permetto di fare due considerazioni. La prima è che qui c’è birra, ce n’è ancora e ce n’è tanta, alla faccia di chi pensa che i rockers abbiano una naturale data di scadenza come le mozzarelle: ovviamente, c’è meno vigore ma più consapevolezza.

La seconda è che, all’uscita di ogni lavoro dei Maiden (questo è “solo” il diciasettesimo), si scatenano infinite discussioni sui giornali, nei bar e sui social. Sembra che siano straordinariamente divisivi. Io ho già confessato che li trovo rassicuranti ma non posso negare di essere un fan. Non potrei vivere senza pensare che Eddie The Head vegli dalle copertine degli LP su di me, senza la tragica cavalcata dei cavalleggeri di Balaclava, senza il numero della Bestia, senza la paura del buio, etc.

Trovo rassicurante, anche, che siano così divisivi, e risponderei con le parole dello stesso Harris a chi è critico nei loro confronti.

Disse: “Se vi piace la nostra musica, che Dio vi benedica. Se non vi piace la nostra musica, che Dio vi benedica lo stesso.”

di Paolo Pelizza

© 2021 Rock targato Italia

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LA STAGIONE PIU’ CRUDELE.

LA STAGIONE PIU’ CRUDELE.

-  E la chiamano estate … Io, onestamente, sto molto meglio col freddo, la nebbia (oramai scomparsa da decenni a Milano), quella pioggerellina sottile e gelida e, se capita, la neve.

Perché, vedete l’estate è decisamente la stagione più crudele e, se ci pensate, è densa di tormenti e tormentatori. E’, per esempio, il momento di vampiri volanti che, in linea con la modernità, ti dissanguano ad ogni ora del giorno e della notte. Instancabili e sempre in baracca!  

Inoltre, ci sono “tormentatori” che colonizzano le radio con brani sedicenti musicali che prendono il nome (azzeccatissimo per noi) di “tormentoni”.

Quest’anno abbiamo, come ogni anno, quella che dopo nove mesi di letargo rinviene ed esce puntuale come la morte, con il bravo compitino tra la dance e la trap in salsa di facezie. Poi, ci sono quelli nuovi. C’è la celebrità che arruola altri due calpestatori di palchi sanremesi ed esce con una prevedibilissima hit con immancabile sponsorizzazione … si sa: business is business. Poi c’è anche l’inossidabile che, per non farsi mancare nulla, dopo aver cantato della guerra del Vietnam (lustri fa) non si nega al richiamo del tormento. A quel punto, qualcuno potrebbe dirmi, basta non ascoltare la radio… Non è così semplice. Perché questi brani con parabola di vita calcolabile in termini entomologici, in realtà, persistono come una brutta tosse. Quando prenderete un metrò, nel prossimo autunno, verranno riproposti da zigani armati di violino e base registrata. Peccato che questi ragazzi stiano alla musica come io sto alla fisica quantistica e, sicuramente, non contribuiscono ad alzare la qualità generale delle canzoni. Tra l’altro, tendono anche a riproporle e riproporle e riproporle per anni. Ottimizzano, per così dire. Un incubo infinito.

Ci credo che il grande direttore d’orchestra dichiari candidamente di volersene andare presto. Quasi quasi anche io.

Poi, però, si accende una luce in fondo al tunnel. Ogni tanto anche la multinazionale di turno fa qualcosa di meritevole… Non so se a dimostrazione che le strade dell’inferno siano lastricate di buone intenzioni oppure per dimostrare che ci sia ancora speranza.

Sia come sia, Universal Music esce con una collana sul prog rock italiano: Prog Rock Italia. Ovviamente, il genere ha ancora un nutritissimo numero di aficionados e cultori, quindi non credo nell’intento filantropico.

I dischi sono disponibili anche in vinile a 18 gr. (scelta da me personalmente consigliata, rispetto ad altri formati). La collana raccoglie noti del genere ma, anche, molte chicche. Il tutto rimasterizzato in modo molto più che decoroso. Si va da Le Orme a Sensations’Fix, da Latte e Miele a Saint Just, da l’Uovo di Colombo a Grosso Autunno in un viaggio alle origini del genere che contaminava il rock con la classica, il folk e il jazz e che, anche e soprattutto, in Italia ha trovato tra i suoi più importanti interpreti a livello internazionale (pensate solo a PFM, Banco, Area, etc.). Il tuffo nella musica che è Musica è rinfrescante e fa prudere di meno le punture delle zanzare, anche quelle che hanno fatto infezione.

Ma, alla fine, ci si gratta lo stesso indifesi da questi mostri volanti. Si suda lo stesso immersi nell’afa e poggiati sull’asfalto rovente tra un black out e l’altro causati dall’utilizzo massivo di condizionatori d’aria.

A volte, però, ci fanno un po’ d’aria i ritorni (permanenti e continui) dei “soloni” di casa nostra che dopo aver decretato la fine di un genere a favore di altri più pret a porter stanno cercando di difendere posizioni indifendibili, spiazzati dal successo planetario di una band più nostra che non si può. Un gruppo che ha spodestato gli ABBA nella permanenza da “forestieri” nella chart inglese con due brani nella top ten e che ha sbancato Spotify (attualmente) all’undicesimo posto nel mondo.

Devo dire che questi tentativi di mirror-climbing con mani intrise di olio ad alta viscosità, mi rinfrescano tanto. Non capisco perché non si limitino a dichiarare che hanno detto una sequela di cazzate per seguire la moda, per dare credito alla teoria che ci si emancipi solo potendosi permettere collanoni d’oro da 12 chilogrammi ed auto di lusso, perché hanno creduto che giovani e giovanissimi fossero così gretti e superficiali (come loro) da non capire che, nel mondo contemporaneo, loro si stanno adattando ma che c’è altro e di meglio sotto il cielo, sia per l’anima che per le orecchie, basta aspettare o cercare.

Cari soloni, ancora una volta, avete sottovalutato i ragazzi. Tranquilli, qualche volta, l’ho fatto anche io ma mi sono scusato. Perché vedete, loro hanno poco interesse per la vostra catechesi interessata, per la tecnofilia esogena, per il pensiero unico, per selfie e like. Aspettano solo per fare quel piccolo passo avanti, cambiare il mondo e governarlo. Per certo, d’autunno o inverno … adesso fa troppo caldo.

di Paolo Pelizza

© 2021 Rock targato Italia

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SAVE THE MUSIC: Che ne sarà della vostra musica?

SAVE THE MUSIC: Che ne sarà della vostra musica?

 

Una straordinaria idea parte in questi giorni, un servizio di qualità per salvare la musica in tutte le sue forme espressive, un progetto ambizioso che vuole garantire un futuro alla vostra fantasia e creatività, in un ambiente socializzante, trasparente e di grande respiro culturale.

Salviamo la musica è il pensiero primo di ogni artista, vederla pubblicata è il massimo, protetta è ancora meglio. Cosa fare per avere queste importanti garanzie nel modo migliore?

Avere realizzato progetti importanti e tenerli nel cassetto di casa non è solo spreco ma una forte frustrazione artistica: oggi c’è l’opportunità di una seconda vita per la vostra musica, seguite con attenzione questo comunicato stampa che vi porterà in una dimensione unica; salvare la musica che rischia di scomparire per sempre senza lasciare traccia, da una parte e poter far ascoltare a tutti, produzioni che meriterebbero una nuova vita, dall’altra.

Cosa ne sarà di tutta quella musica mai pubblicata nell’era digitale? Vinili, CD, cassette, quante sono tutte quelle produzioni discografiche ancora costrette a rimanere sugli scaffali degli artisti per poi, col passare del tempo, correre il rischio di essere dimenticate?

Proprio per questo nasce Save the Music, il progetto a difesa del patrimonio musicale inedito mai pubblicato. Un servizio pensato e rivolto agli artisti in attività e a tutti le persone che in passato hanno auto-prodotto singoli, EP o interi album con musiche originali di interesse nazionale e internazionale

Un doppio, ma ambizioso progetto nato da un’idea del fondatore dell’etichetta discografica More Than Indie Records, Marco Brovelli: salvare la musica che rischia di scomparire per sempre senza lasciare traccia e poter far ascoltare a tutti produzioni che meriterebbero una nuova vita.

Non solo la salvaguardia della musica, vogliamo infatti dare vita a una vera e propria comunità di musicisti interessati a difendere e condividere la propria musica che, prima dell'avvento della musica digitale, ha richiesto tempo, energie e denaro per essere realizzata.

Dalla raccolta dei lavori autoprodotti alla distribuzione nelle più importanti piattaforme di streaming musicale, Save The Music offre un servizio gratuito in presenza di CD o master digitale, senza privare artisti e titolari dei diritti delle proprie royalties

(qualora il formato del master non fosse in digitale, verrà richiesto un piccolo contributo per i costi di digitalizzazione da cassetta, master analogico, vinile, ecc.)

Ci trovate all’ASTUDIO di Angera, cittadina a pochi chilometri da Milano sulle incantevoli rive del Lago Maggiore. Per scoprire come entrare a far parte di Save The Music potete visitare il sito www.savethemusic.it o contattarci a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o tramite le nostre pagine social:

 

https://linktr.ee/savethemusicproject

 

Francesco Caprini

Divinazione Milano S.r.l. 

Ufficio Stampa, Radio, Tv, Web & Social Network 

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