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021 - Fare Musica con il computer in tempo di Lockdown


di Antonio Chimienti -  
  Lockdown vuole dire trovarsi in un luogo dove di solito non sì hanno a disposizione i soliti
strumenti per registrare la propria musica, ma al contrario dove ricorrere a delle risorse
concentrate per cercare di continuare a produrre Musica.
La prima delle restrizioni che sì vivono in un tale scenario è senza dubbio l’assenza dei
propri monitor e di un ambiente idoneo all’ascolto.
Il secondo problema che sì palesa è l’impossibilità a portare a casa il proprio computer che
solitamente sì usa per registrare.
Non parliamo del caso in cui siamo abituati ad usare strumenti voluminosi come tastiere ,
hardware vario, mixer e chi più ne ha più ne metta!!
Quando a casa ci andasse di lusso potremo contare su una stanza tutta per noi, ma forse
sarà più comune il caso di una stanza da condividere con altri.
Insomma per riassumere il collo dell’imbuto è ovviamente la ristrettezza spaziale e la
necessità di adattarci al nuovo microambiente.
Proviamo a redigere qualche consiglio.
Innanzitutto le spine elettriche. Avremo a che fare con un setup che dovremmo smontare e
rimontare per lasciare spazio magari alla tovaglia per mangiare o a dei libri o ed altro lavoro.
Quindi tutti i fili collegati saranno d'impaccio ed anche uno di meno sarebbe comunque
auspicabile. Per questo motivo procuriamoci una multispina con un numero giusto di
attacchi. Distaccando lei avremo contemporaneamente staccato il tutto.
Dal punto di vista artistico invece è più complesso il ragionamento perché considerando che
le parti necessarie sono un computer, un ascolto ed uno strumento per inputtare le
note….con questi tre oggetti dovremmo riuscire ed essere operativi a sufficienza e questo
obiettivo non è facile da raggiungere sé non a costo di molti errori.
Vediamo nello specifico il computer. A grandi linee un computer per la musica ( sé portatile
come immagino vi serva) deve essere sbilanciato a favore della velocità di scrittura sull’HD.
Un Computer i5 o Rayzen 5 sono ottimi a patto che la RAM ( che definisce l’accesso ai dati
prima che vengano memorizzati.. una sorta di limbo in cui i dati vengono trattati “al volo” dal
processore pur non essendo ancora stati depositati da nessuna parte) sia intorno ai 16 giga.
Cosa accade sé fossero solo 8 o 4 ? Per rispondere devo spiegare alcune cose.
Quando apriamo il ns programma per fare musica noi abbiamo l’opportunità di far fare al ns
computer 4 cose molto distinte fra loro con richieste di potenza molto diverse. Ve le elenco
con a fianco la loro richiesta di potenza in valori .
Possiamo registrare note midi ( bassissimo), Registrare Audio da un microfono ( alto in
registrazione, basso in riproduzione) applicare Plugin effetti ( altissimo), suonare virtual
instrument ( da basso ed alto a seconda dello strumento). Questi consumi vanno moltiplicati
per il numero di tracce utilizzate. In proporzione alla riduzione di ram corrisponde una
riduzione di tracce funzionanti a nostra disposizione. Con un processore i2 e 8 gb di ram con
cubase ho sperimentato l’utilizzo di 8 tracce midi su 3 virtual instrument e tre tracce audio
stereo. Un solo plugin effetto su tutto. Il risultato ok. Con un I7 con 16gb di ram cosa più
cosa meno ho lavorato come in studio. Ma veramente non proprio uguale perché la
reattività dei processori presenti nei computer portatili sono diversi nella performance di
quelli installati su schede madri ben più voluminose. Comunque per concludere questa parte
un processore i5, meglio sé ryzen 5 con 16 gb ed un hd ssd sono un ottimo lasciapassare.
Non vi troverete male, garantito.
Per l’ascolto le cuffie sono la scelta migliore. potete attaccarle al computer e quindi evitare
schede audio esterne. Vi consiglio però l’acquisto di una piccola cassa mono bluetooth per
monitorare.
Per l’input delle note vi consiglio una mini tastiera USB. Conosco chi usa la tastiera del
computer, ma insomma come fare a suonare una linea di basso funky con le lettere delle
tastiera? A tutto c’è un limite :)
Della scheda audio non vi ho parlato perché quando è stato il mio momento avevo scoperto
di avere l’esigenza di registrare un pianoforte reale e che quindi mi avrebbe fatto comodo
avere degli input microfonici ( almeno tre) e lì capii che nelle dimensioni ridotte dovevo
raggiungere un compromesso. Questo compromesso è quello che rivolgo a voi fino a
l'intendimento di decidere anche di non usare una scheda audio , ma utilizzare gli ingressi
del computer. Perché non credo che tranne per qualcuno sia fondamentale acquisire tracce
di grande levatura nel lockdown o meglio ci sì augura che presto sì possa tornare allo
standard di vita normale. Tuttavia sulla scheda non fate investimenti importanti e sé proprio
dovete, scegliete quelle USB tipo 3. Ci Sono le 1 e le 2 ed il numero definisce la velocità di
trasmissione dei dati tra e da il computer. Fate anche attenzione che ci sia un attacco midi
perché al limite la potrete integrare successivamente con il vostro setup in studio.
Di seguito vi elenco il mio setup Covid per vostro confronto: Computer Lenovo Legion 520,
Tastiera Arturia 37Keylab ( una delle pochissime con uscita USB, Midi, CV quindi tutte)
alimentata via USB dal computer e collegata midi ed una Korg Electribe2. Le cuffie (marca
VModa) sono collegate all’uscita della Korg e nella sua entrata stereo è collegata l’uscita
cuffie del computer. In questo modo con le cuffie monitoro il computer miscelato alla
electribe. La electribe ed il computer sono linkati nel clock attraverso USB. Quando arrivo ed
un risultato lo ascolto scollegando il cavo cuffie e collegando l’uscita della electribe ad una
cassa JBL bluetooth piccola ma molto efficiente. Il tutto sta nella borsa del computer.
Nessuna scheda audio.
Buon Divertimento

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018 - Covid 19


di Antonio Chimienti


Piccolo allontanamento dell’argomento musica. Chiedo venia! Non lo faccio più.Ma oggi non
leggerete di musica, anche se riflettere su questo articolo vi farà suonare meglio là dove la
musica è esternazione dell’essere umano.


Modalità d’uso:
● questo è il mio personale pensiero.
● E’ proibito sentirsi offeso,
● minacciato
● o criticato


perché se avete il diritto di dire quello che desiderate a chi avete di fronte… bene io
sono ora quello di fronte a voi e non credo che intendeste che il diritto valesse solo
per voi. Perché Voi non siete quel tipo di persone CHE NON RISPETTANO LE
REGOLE, giusto?
Quello che c’è alla base di ogni diatriba umana è la maniera diversa di vedere la realtà.
Quello che ci viene davvero difficile è immaginare quando discutiamo di un colore è che
esistano persone daltoniche sé noi non lo siamo o persone per cui un pollice verso l’alto non
significhi “ok”, ma va a quel paese.
O ancora accettare che un calzino dentro un sandalo di cuoio ( i popoli del nord) o che una
serie di anelli intorno al collo , tanti da deformarne la dimensione ( usanza in alcune tribù
africane) o il costringere un piede tanto da non potergli permettere più di crescere( in uso
nella cultura giapponese) possano essere addirittura fonte di piacere.
Come pure mangiare insetti o tutte le cose più assurde e lontane dalla nostra mente, ma
appunto proprie ( esistenti e dominanti ) della mente di un altro.
Perché tutta questa resistenza a volerlo accettare? Eppure così come ve lo sto mettendo
sotto i vostri occhi queste differenze sono tutti i giorni proprio lì, davanti a voi nei litigi con il
vostro compagno, i vostri amici, l’opinione degli altri e via discorrendo.
Cosa ci può aiutare per non arrivare al tentativo di assassinio (cancellazione) della morale
della persona che abbiamo di fronte, alla negazione della verità parziale che abbiamo di
fronte e poi alla soppressione di persone e poi comunità fino ed arrivare alla guerra
identificando nella sua interezza un pensiero collettivo?
Ci può aiutare prima fra tutte l’intelligenza e poi forse un metodo che dovremmo sempre
tenere in tasca come un coltellino svizzero. Il metodo del contare prima di parlare, mettersi
nei panni dell’altro ( per quanto possibile.. difficile farlo per un occidentale nei confronti di un
orientale) e poi ricordarsi che il padre eterno mai e poi mai avrebbe dato il dono dell’ubiquità
a te e non a lui infatti non lo ha dato a nessuno dei due. Cerchiamo di ricordarci che sotto
l’equatore l’acqua scivola nel lavandino con un moto contrario RIPETO contrario a come noi
lo vediamo a casa nostra.
Poi mi viene in mente una bella frase di Alessandro Manzoni… la ragione e il torto non si
possono dividere con un coltello. E poi certamente ricordarsi ( l’umiltà) quante volte hai
scoperto di aver sbagliato in vita tua con la tua conseguente frase :” mi dispiace”.
Quello che ho osservato in questo periodo è che non solo fra le mura domestiche di casa
mia, ma anche un pochino più fuori nel mio lavoro e poi ancora in tutto il paese.. le due
fazioni di pensiero sono, cosa più cosa meno, caratterizzate una da una grande emotività e
coinvolgimento sociale e l’altra da una grande voglia di razionalizzare prendendo appunto le
distanze dall’altra fazione e dai suoi principi. Quello che osservo è che mentre l’oggetto della
disputa continua imperterrito, fuori dalla finestra, a farsi gli affari suoi come se nulla fosse,
dentro casa le persone divise in due gruppi continuano a guerreggiare nella modalità fin qui
descritta. Ma perché guerreggiare? Per prevalere sull’altro? Stupido da morire!!
Come se avessimo mai potuto osservare nella nostra storia che al prevalere di un qualcuno
tutto da lì ad oggi non fosse più cambiato regalandoci pace e prosperità perpetue. Sé torno
indietro nel tempo l’unico esempio che mi piace è quello dei due consoli romani . Sottolineo
DUE consoli romani che prendevano le decisioni obbligatoriamente confrontandosi.
Nello specifico un argomento caldo di confronto sono i numeri dei decessi.
Gli emotivi e passionali (ma da sé stessi auto descritti come responsabili e stoici nel
redarguire gli altri) nei confronti di una cesta di mele direbbero: “ ecco qui una cesta con
tante mele e con alcune malate. Un albero a cui tengo tantissimo e per cui dobbiamo
assolutamente curarlo subito”.
I razionali e riflessivi ( ma da stessi auto descritti come responsabili e stoici nel redarguire gli
altri) nei confronti della stessa cesta di mele direbbero:” In questa cesta di 10 mele una
risulta marcia e due troppo mature. Un albero a cui tengo , ma devo calcolare sé con il
tempo a disposizione posso prendermi cura anche degli altri dopo averne usato molto per
curare questo. Non vorrei perdere d’occhio la salute delle altre mele.
Questo esempio potrebbe essere frainteso, ma solo da coloro che non hanno letto molto
bene il mio articolo.
E’ normale che il passionale sì senta criticato dal comportamento del logico. Quest’ultimo
così efficiente, scattante veritiero nella sua logica sembra buttargli in faccia una dinamicità
ed una competenza che non possiede, ma ( il passionale) ciò che lo urta è la totale assenza
nei pensieri e nella modalità di espressione del Logico di tracce di emotività. E il passionale
non può accettare che NELLA REALTÀ’ NON VENGA CONTABILIZZATA ANCHE LA SUA
PERCEZIONE, la sua EMOZIONE. Perché esiste e lui ( il Passionale) la percepisce
chiaramente. Le sue parole esatte sono: “Una mela è una mela, non conta quante siano a
soffrire. Anche solo per una dobbiamo curare l’albero”.
Ecco questo c’è alla base della nostra guerra.
Come uscirne? Nella storia non ci siamo mai riusciti. I famosi “Ricorsi storici” descrivono
proprio questo susseguirsi di momenti ora neri, ora bianchi che si inseguono come in una
staffetta e si passano il testimone con strabiliante regolarità.
Non credo tuttavia che questo capiterà in eterno.
Esiste un punto in cui tutto questo trova un equilibrio.
Il punto in cui una persona riconosce il proprio limite e si accorge che lì comincia l’altro a
impersonare con sé stesso il ruolo umano.
Io sono stato molto fortunato perché ho vissuto tutta la mia vita con una persona
diametralmente diversa da me e tutto il nostro tempo lo abbiamo trascorso a riuscire a far
capire all’altro la diversità alla fine riuscendoci con moltissime fatiche ed ancora
personalmente ho molto da assorbire sull'argomento, ma spero di avervi trasfuso alcuni
concetti propri di un “Logico”, vaccinato “Passionale”. E proprio perché il vaccino in parte
funziona, non mi preoccupo se sono stato poco, mediamente o molto funzionale allo scopo
essendo io un logico. Sono partito e ci ho provato come fa un passionale. Sento di aver fatto
un passo verso il centro e questo è un esempio per tutti coloro che vogliono essere migliori
di quanto non lo siano oggi.
Per quello che riguarda il Covid 19 è giusto ritenere che in ogni caso l’umanità per
definizione ha dei limiti. Ricordatevi che di CERTO non c’è NULLA! Perché abbiamo messo
al rogo persone ( Giovanna D’arco), accusato persone ( Enzo Tortora), detto che il mondo
era piatto con certezza assoluta, ma magari è cilindrico e nessuno lo può capire ora e che
questo….. e che quell’altro…..erano così o cosà….ma nel frattempo la natura continua il suo
cammino e se decidessimo di smettere a continuare ad immaginarci per quello che non
siamo o meglio cominciassimo ad accettare quanto siamo davvero piccoli e comunque non
più grandi e con nessun diritto in più di nessun altro essere vivente…. anche di un virus per
intenderci, allora forse ci sentiremmo di essere già stati ripagati della stessa paga che
riceve tutti i giorni una stella marina lì nel fondo del suo oceano e che non credo si lamenti
della propria vita. Immaginare è una cosa, è umano, è il nostro modo di orientarci in un
cammino, altra cosa è far passare la propria immaginazione davanti a quella di un altro.
Trasformiamo, cambiamo quello che vogliamo, ma ricordiamoci dei limiti per cui non
abbiamo inventato, ma scoperto; non abbiamo creato, ma utilizzato un sistema di creazione.
Quand’anche ci sembrasse di aver inventato la fissione nucleare ricordiamoci che l’uranio
non lo abbiamo creato lo abbiamo utilizzato. Quando nasce un bambino non abbiamo creato
il meccanismo… abbiamo utilizzato uno strumento. Questi strumenti ci SONO STATI DATI e
vanno restituiti. Basterebbe questo per capire bene che cosa è il Covid 19 e qualsiasi altra
manifestazione della realtà, vera o riprodotta che sia e di quanto in realtà non potremo mai
sapere di fatto nulla..
Pensavate che vi avrei detto quello che pensavo del Covid19 così da accodarmi a tutti gli
altri? No, vi ho deluso. Mai e poi mai contraddicerei quello che penso e che vi ho descritto fin
da ora. Che importanza può avere la mia visione della realtà quando so che la realtà sì
intercetta con la propria sensibilità. Con quali orecchie e attenzione sì ascolterebbe il mio
pensiero. Il mio vanto è avere la forza di rinunciare a dire quello che penso, quando quello
che penso sarebbe calpestato per mancanza di autostima da chi mi sta ascoltando. Perché
chi ha autostima di sé stesso non usa le sue risorse per estrapolare quello che di sbagliato
l’altro sta dicendo, ma al contrario per cercare fra le sue parole qualcosa di buono per
meglio definire la propria visione e arricchirsi Quando due pescivendoli parlano fra loro di
una razza semisconosciuta di pesce la scena osservata è quella di due persone affabili a dai
toni discreti che cercano di scambiarsi esperienze. Ma se sì sostituisce uno dei due con una
persona che sì intende poco di pesci la scena diventa un’altra e potete immaginarvela. Ora
immaginatevi di sostituire anche l’argomento e anziché di un pesce sì parlasse di umanità.
Eppure parlare di umanità vuol dire parlare di sé stessi ; è lo stessa cosa di che
descrivessimo quello che sì sente dentro sé stessi. E’ un sapere che abbiamo tutti e tutti
dovremmo esserne esperti. È come sé dovessimo conseguire una laurea non sulla vita di
Adamo ed Eva, ma su quella nostra. Tutte lauree con lode… chi non conosce la propria vita.
Eppure quello che siamo dentro , la nostra umanità non sappiamo neanche cosa voglia dire.
Siamo talmente disabituati o sé volete distratti che non sospettiamo neanche che esista
qualcosa dentro di noi da renderci lì in fondo non dissimili da chiunque altro su questo
pianeta. Basterebbe questa consapevolezza per non avere più alcun motivo per fare del
male ed un “altro noi stesso” Capite dove sta il trucco? Ma in questa realtà dove le persone
sono ancora così indietro rispetto alla coscienza per cui parlano di pesci senza sapere...bhe
forse non riuscireste a confrontarvi neanche con vostra sorella senza farvi prendere dalla
tristezza dalla solitudine. Il mio merito di riconoscere che mai per nessun motivo sarà certo
o sicuro fino in fondo è il mio consiglio di pochi centesimi che vi porgo con questo articolo.
Non è necessario essere un premio nobel per essere umani. essere umani vuol dire essere
fallibili. La parola certezza relativa al mondo degli altri va usata con molta attenzione. Meglio
non usarla proprio. La parola certezza relativa al mondo cha abbiamo dentro va nutrita e
rispettata. Il nutrimento è cio’ che resta fra quello che abbiamo coltivato dentro di noi e
quello che decidiamo di buttare dopo esserci confrontati con le verità degli altri.
Viviamo su questo pianeta da 200 mila anni, ma di cosa stiamo parlando?

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017 - Cuffie o Casse Nearfield

017 - Cuffie o Casse Nearfield

di Antonio Chimienti 

Articolo tecnico, ma utile anche a non musicisti.

Differenze di finalità ed approccio all’ascolto con le cuffie a differenza delle casse acustiche.

E’ necessaria una precisazione; sia nella famiglia delle cuffie che in quella delle casse esistono molti e troppi modelli con specifiche assai diverse fra loro per poter dire che questo articolo possa comprenderle tutte. Quindi farò riferimento in particolare a quelle cuffie e a quelle casse che solitamente vengono utilizzate come riferimento universale nell’ascolto del mix e pertanto della musica confezionata nella sua totalità.

I modelli di riferimento per quello che riguarda le casse acustiche sono: Yamaha ns10 (e successive), ADAM ( solo alcuni modelli) , Neumann, Tannoy ( vecchi modelli cono concentrico), Dynaudio (solo alcuni modelli) , Monkey Banana(Hip Hop/ Rap).

I modelli di riferimento per quello che riguarda le cuffie sono: Sony 7506, Sennheiser serie HD, AKG serie K.

Naturalmente ci saranno molti altri modelli che qualcuno di voi vorrà preferire, ma la mia esperienza si basa su questi modelli e questi sono quelli che vi posso garantire.

Inoltre in ambito cuffie ci sono ulteriori sotto specifiche per quello che riguarda la loro tipologia come per esempio l’essere chiuse o aperte o interne all’orecchio A queste differenze strutturali va sommata anche la loro impedenza(sensibilità), misurata in Ohm, che varia tra un modello di cuffia ed un altro complicando ancora di più le notevoli differenze di potenziale valutazione del loro ascolto. Ecco perché vi ho citato quei modelli in particolare.

Sia le casse che le cuffie vanno pilotate da un amplificatore che ovviamente incide sulla valutazione finale, ma mentre per le casse il problema è minore ( perché ormai sono tutte amplificate internamente nel migliore di modi dal costruttore) per le cuffie il problema persiste ed è spesso legato proprio alla impedenza espressa in Ohm a cui prima ho accennato. Comunque i modelli che ho citato sono , proprio per tutta la serie di ragioni su espresse, quelli che più di altri possono ricoprire il ruolo di riferimento della loro specie.

Ora entriamo nell’argomento: che differenze ci sono dal punto di vista pratico?

Le cuffie come sì può intuire non subiscono l’influenza dell’ambiente, le casse certamente sì.

Le cuffie sono poco ingombranti, più economiche e molto costanti ( una volta effettuato un periodo di “riscaldamento “ iniziale appena comprate).

Le cuffie hanno un ascolto costantemente uguale , indi per cui una volta che il nostro orecchio sì è abituato non ci saranno sorprese nella valutazione nel tempo del nostro ascolto.

Nel “lato oscuro” delle cuffie troviamo la loro incapacità a ricoprire tutto lo spettro armonico con eguale efficienza. Troveremo cuffie molto dettagliate per l’ascolto delle basse frequenze, ma che perdono dettaglio in alto, oppure il contrario, oppure dettagliate nelle medio ed alte. Non che , come abbiamo visto in altri articoli, le casse siano in grado di rappresentare tutto lo spettro armonico con grande successo, ma nelle cuffie questo limite risulta molto più rigido, severo, notabile, senza effetto osmotico.

Inoltre sempre nel “lato oscuro” troviamo l’affaticabilità di ascolto e in alcuni casi perdita dell’udito.

Le casse sono, rispetto alle cuffie , morbide sotto ogni aspetto. La divaricazione dei settori armonici risulta molto più naturale e pari limite nel dettagliare le parti dello spettro armonico secondo lo schema che prima ho descritto. Nelle casse tutto sembra molto più naturale e morbido.

Le casse offrono una personalizzazione della stereofonia perché le puoi spostare.

Ed in teoria le puoi anche facilmente equalizzare (cioè customizzare la risposta in frequenza) cosa che per altro si può fare anche con le cuffie, ma qui vale ancora quello che ho detto prima e cioè che risulterà difficile per via della loro rigidità.

Inoltre le casse, a differenza delle cuffie, al cambiamento di volume non perdono molto in coerenza percettiva del suono. Voglio dire che se il bilanciamento del suono ( la somma generale di quello che stiamo ascoltando, tono e esplosività dinamica) è per noi una certa cosa a volume 7… scendendo a volume 3 la nostra percezione generale non cambierà.

Valuteremo meglio le alte frequenze ( e questa del mixare a basso volume è una tecnica FONDAMENTALE per ogni tecnico) perchè con l’affievolimento delle basse frequenza (dovute all’abbassamento di volume) esse verranno messe in evidenza mentre con le cuffie questo non sarà mai possibile.

Questo perché con le cuffie , potete notarlo da voi stessi, al cambiamento di volume cambia anche il tono e l’equilibrio degli strumenti. Le cuffie in questo ambito sono molto pericolose. Non cambiano solo gli equilibri, cambia proprio il suono! Un esempio: se ho appena prodotto un suono di basso sintetico in cuffia , ascoltando ad un certo volume, partendo ipotizziamo dal suono di cassa che stavo ascoltando e poi dopo 15 minuti di ascolto abbasso il volume per qualsiasi motivo… quello che dirò sarà che non mi piace più.

Nel “lato oscuro” delle casse troviamo ovviamente l’ambiente.

L’ambiente che inquina la veridicità del nostro ascolto, per cui ascoltando quello che abbiamo fatto in un altro posto per esempio in macchina non ritroveremo le stesse cose che avevamo registrato e poi l’inquinamento dei rumori circostanti( dalla ventola del computer al rumore della strada che certamente con le cuffie non si manifesterebbe.

La stereofonia nelle casse è un altro problema perché la nostra posizione mobile di ascolto rispetto alle casse inibisce il nostro controllo oggettivo.

Per quest'ultimo motivo la programmazione dei riverberi o delay, soprattutto sé di ambiente cioè non caratterizzanti di un suono o di uno strumento andrebbero sempre realizzati in cuffia.

Ci si pensa poco , ma con le casse vi è un altro problema molto subdolo che è la fase. Le due casse posizionate nell’ambiente possono creare piccole ed invisibili cancellazioni di fase su poche e distinte frequenze o al contrario battimenti ( somme ripercussive della stessa frequenza con sé stessa con il risultato di un aumento di volume solo per la stessa e di quelle simpaticamente risonanti).

Tiriamo le somme e per farlo separiamo tre distinti momenti: la produzione e il missaggio e l’ascolto.

Per la produzione le casse sono da preferire certamente per quasi tutte le frequenze ad esclusione del primo strumento utilizzato nelle basse frequenze. Sé ed esempio decido di utilizzare una cassa ed un basso predominanti nell’arrangiamento consiglio di procedere con la produzione del primo fra i due strumenti ( cassa o basso) in cuffia. Poi posso scegliere di produrre anche il secondo suono in cuffia ( sempre facendo attenzione a non variare il volume in cuffia). Poi proseguirò con le casse.

Per il missaggio devo utilizzare casse e cuffie. Con le casse ad alto volume controllo i toni degli strumenti. Ad alto volume sto tirando come degli elastici il suono per vedere sé non è per caso distorto/ stridente/ brutto/ invadente. Lo proverò  anche in combutta con altri suoni sempre per verificare che non ci siano bruttezze. Poi utilizzerò ancora le casse, ma a volume bassissimo e magari anche casse piccolissime per simulare le radioline allo scopo di valutare il bilanciamento degli strumenti, il mix vero e proprio. Controllerò che a volume bassissimo si sentano tutti gli strumenti che ho utilizzato nel missaggio. Ricorrerò anche all’ascolto in mono che mi aiuterà ancora di più per questo scopo.

Nel mezzo utilizzerò le cuffie per ogni sorta di evento di controllo: il settaggio di decadimento del riverbero, il panpottaggio stereofonico di ogni strumento, la effettiva non presenza di elementi non previsti ( doppie note , sembra incredibile ma se ne scoprono sempre in cuffia).

Le cuffie saranno utili anche per capire quanta dinamica effettivamente possiede il mix perché con le casse ed il loro volume è facile pensare che ce ne sia abbastanza , ma non è così molto spesso. Le cuffie regalano questo beneficio.

Per quello che riguarda l’ascolto: dopo esserci seduti comodi su una poltrona o sdraiati su un’amaca a cosa staremo pensando di ricorrere per tuffarci nell’ascolto del nostro pezzo di musica preferito? Ecco ci siamo risposti da soli!

blog rocktargatoitalia.it

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015b Le casse acustiche (seconda parte)

015b Le casse acustiche

di Antonio Chimienti 

seconda parte

Le casse acustiche risuonano!

Questa è un’altra variabile delle casse per valutarle ed impare a conoscerle.

Sé in una stanza le tende o i libri presenti influenzano il suono, anche il materiale della cassa lo farà. Non sì possono sospendere le membrane , così nell’aria, magari sì potesse,magari un giorno sì farà , ma per ora non sì può . La membrana va avvitata in una scatola e questa scatola “risuona”. Qui possiamo fare qualcosa? NO possiamo solo premiare un costruttore con il nostro acquisto se egli avrà compensato la “presenza” e quindi “l’influenza” della scatola con degli accorgimenti attraverso delle scelte progettuali ( solitamente dei filtri sull’elettronica o sagomature dello chassis).

Le casse acustiche per produrre musica sono diverse da quelle per ascoltare musica.

E qui davvero sì apre uno scenario apocalittico.

Se devo produrre musica, e sono uno di quelli che ha capito cos'è un arcobaleno di frequenze..allora vorrei poter sentire il meglio possibile i vari spicchi dello spettro ( l’arcobaleno) che il brano sta producendo. Nel senso che se sto curando degli strumenti che suonano in un range di frequenze tra i 3khz e gli 8khz ( medio - alte frequenza) dovrei assicurarmi che le “casse acustiche” che sto utilizzando  le riproducono correttamente, altrimenti cosa sto controllando?. Stessa cosa se stessi lavorando su frequenze dai 40hz ai 110 hz ( Basse frequenze).

Veniamo alle soluzioni….a seguito di questo ultimo esempio, la soluzione sarebbe una cassa acustica che riuscisse (sempre ambiente permettendo) a riprodurre sia le frequenze del primo caso ed altrettanto bene le frequenze del secondo caso. Cioè in pratica una cassa perfetta che riproducesse tutto lo spettro armonico da noi udibile. Non esiste! O meglio sulla carta viene pubblicizzato , ma se fosse realtà ci sarebbe un modello sufficiente , assoluto e fondamentalmente uno solo,  essendo in grado di fare ciò che dice, ma invece i modelli che dicono di farlo sono migliaia sul mercato e la loro moltitudine è alimentata dal fatto che nessuno ci riesca realmente spingendo così  le persone a cambiare continuamente alla ricerca del Santo Graal. Pur tentando una sorta di organizzazione di separazione per fasce delle frequenze i gruppi di frequenze che “questa cassa” dovrebbe saper riprodurre sarebbero non meno di 5 ( Range di Frequenze BASSE- MEDIO BASSE- MEDIE-MEDIO ALTE-ALTE)  Ve l’ho detto all’inizio, dimenticatevi che esista perfezione in qualsiasi cosa prodotta dagli esseri umani. 

Però abbiamo una risorsa : l’intelligenza. 

Non esiste una cassa perfetta , ma esistono molte casse, tutte imperfette, ma capaci di ricoprire nella loro imperfezione e limitata funzionalità un pezzettino della realtà. 

La soluzione che vi suggerisco è di usare diverse casse a seconda della parte dello spettro acustico su cui state lavorando in un determinato momento. Indi per cui se state lavorando sulla ritmica, mandate il segnale a due casse tipo radiolina e per semplificare quando dovete lavorare sulle basse frequenza, tagliate con un filtro le alte e mandate il segnale a due stufe ( casse di grandi dimensioni per essere allestite con membrane di grandi dimensioni) travestite da casse acustiche  e vi garantisco che vi troverete bene. Potrete adottare questo modello di comportamento fino a scegliere 5 paia di casse + 1  volendole abbinare ai cinque range di frequenze su descritte e alla fine ascoltare il tutto sul migliore paio di casse che avrete la possibilità di possedere per rifinire i particolari ( fase di bilanciamento delle frequenza)

Consigli di percorso. Dovrete abituarvi a neutralizzare l’adattamento che le  vostre orecchie, in buona fede,  compiranno durante l’ascolto nei vari set di ascolto delle frequenze, nel senso che quando passerete dalle casse per alte frequenze a quelle di Medie Frequenze ed altre per esempio per le Medio Basse frequenze, le vostre orecchie vi daranno una sgradevolissima sensazione. Voi non preoccupatevi dopo qualche minuto tutto andrà a posto. La prima sensazione sarà che avete sbagliato tutto , ma non è così. Quello che avete lavorato nel range della alte frequenze sulle casse della radiolina è perfetto. Concedetevi del tempo per farlo digerire al vostro sistema intelletto-uditivo.

E se invece usiamo le casse non per produrre la musica , ma per goderla?

Tutto diventa più facile. Perché non abbiamo la responsabilità di ricondurre il suono che stiamo producendo ad un punto di riferimento di stile di genere preciso come fa il produttore quando mixa un brano di musica  per un certo stile di musica e che quindi dovrà obbligatoriamente rientrare nelle aspettative dei cultori di quel genere, ma al contrario dobbiamo solo fare riferimento a noi stessi  ed, alla nostra percezione che a sua volta e sul genere di musica che abbiamo l'abitudine di ascoltare. Faccio un esempio. Sé è la musica classica  che adoro ascoltare quello  a cui dovrò fare attenzione nella scelta delle casse acustiche sarà dettato dalle caratteristiche acustiche della musica classica ( del genere quindi). Con il 90% di ascolto concentrato in  un range che oscilla fra i 140hz ed i 7/8khz e con una oscillazione di dinamica di qualche decibel capite bene che la mia cassa di riferimento sarà molto , ma molto diversa da quella scelta per ascoltare la musica ad un Luna Park. ne conviene che è difficile dire ad una persona ( a quello del Luna park)  o ad  un altro che una cassa è in assoluto meglio di un’altra poiché dipende dal genere ed anche dalla finalità di ascolto

Quindi anche qui veniamo ed una soluzione.

La cassa per l’ascolto andrebbe prelevata dal rivenditore, portata a casa propria e lì ascoltata.

Non ci sono altre alternative. A prescindere dal fatto che negli anni il vostro apparato uditivo indubbiamente sì frapporrà  fra la scelta fatta quel dì  con l'ascolto di oggi e che molte altre cose influenzeranno, rendendole instabili  le decisioni fatte oggi nella scelta della vostra cassa acustica,  pur volendo limitare al massimo queste variabili, almeno portiamoci a casa delle casse da ascoltare  e provare prima di sceglierle pur con tutti questi limiti fin qui qui palesati. Altrimenti davvero la scelta di una cassa priva di questo minimo livello di consapevolezza non può essere considerata estranea ed una lotteria.

Non esiste una cassa migliore di un'altra. Esistono casse costruite con oculatezza. Che sì propongono di trasbordare il numero minimo di difetti prima del vostro ascolto personale, questo si. 

Ci sono costruttori che piuttosto che buttare dentro rame di scarsa fattura o legnami già difettosi all’inizio, sì preoccupano di fare una cernita e selezionare il meglio. Ma l’ultima scelta è il vostro orecchio  a sua volta sapete è influenzato dal vostro ambiente. Non esiste una musica bella ed una brutta. ESISTE UNA MUSICA CHE VI PIACE ED UNA CHE NON PIACE.

Provate , provate e provate e  psss, psss ...che non vi venga in mente , dopo tutta questa lettura, di dire a nessuno che le vostre casse sono le più belle di tutte, mi raccomando!

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