Ho provato a distrarmi. Ascolto l’ultimo singolo dei Greta Van Fleet, compiacendomi anche un po’ di essere stato profetico (ok … era facile! Lo ammetto …), riflettendo sul fatto che avrebbero cercato un loro preciso stile vista la qualità generale della giovane band.
Il singolo arriva due anni dopo il primo album e un tour mondiale. Dopo l’”inno dell’esercito di pace”, i ragazzi del Michigan, dopo aver esplorato con maestria il Rock (quello con la Erre maiuscola) della tradizione britannica degli Anni Settanta ed aver evocato (e scomodato) gli spettri di mostri sacri come Led Zeppelin, Rolling Stones e The Who, cercano e trovano una strada senza sbandate e senza fronzoli come loro abitudine. Il singolo sembra meno un compitino per talentuosi e virtuosi musicisti (tali sono questi ragazzini) ma è decisamente più sporco, più approssimativo ed affascinante. Sembra che abbiano deciso di esplorare quello strano mistero che c’è nella musica e che va oltre la matematica. Vero è che dobbiamo aspettare l’album per decidere se la svolta è completa o se trattasi ancora di crisalide. Vero è, anche, che in un’era dove i musicisti producono, questi ragazzi ancora suonano.
Poi, sempre per sdrammatizzare, in attesa del nuovo lavoro dal titolo inebriante di Power Up, ascolto l’ultimo “colpo nel buio” del gruppo a più alta tensione della storia del rock’n roll: Shot in the Dark, AC/DC. Niente da dire, il singolo è bello e risentire, in un inedito, la voce di Brian Johnson vale da solo il prezzo del biglietto. Me lo ricordo (dopo l’apertura esuberante con Rock’n Roll Train) al live a River Plate, quando si scusava per parlar male lo spagnolo, ma, si giustificava, dicendo che a lui veniva meglio “parlare” il rock’n roll.
E’ anche il primo inedito dopo la morte del grande e mai dimenticato Malcolm Young.
Anche loro, dopo aver negli ultimi lavori provato a “sciacquare i panni” sul Delta del Mississippi, tornano a graffiare nel loro modo più personale e autentico. Aspettiamo l’uscita del disco prevista per il 13 novembre prossimo ma, di per sé stessa, questo brano è già un’ottima notizia. Quindi godiamoci questo sparo nel buio: un bicchiere di liquore buttato giù per scaldare il cuore.
Ed è uno shot di liquore che mi serve per digerire questo periodo. Sono in ufficio a lavorare, quando ricevo la notizia della scomparsa di uno dei più grandi tastieristi della storia. Ken Hensley si è spento in questo inizio di novembre. E’ stato (e sarà!) uno dei più significativi di sempre. Responsabile della svolta prog degli Uriah Heep, nel loro secondo album del 1972, Salisbury li accredita dopo un debutto non proprio osannato dalla critica. La title track del disco consta di una suite sinfonica con un’orchestra di oltre venti elementi che viene “arrangiata” da lui. A mio modesto parere, con John Lord il più grande di sempre.
Non ci voleva, perché mi ero appena asciugato gli occhi per Eddie Van Halen …
C’è di più.
Scopro di vivere nella zona rossa … dove solo le sirene delle ambulanze si sentono nel silenzio spettrale della notte (cazzata detta da una giornalista, la prima notte di coprifuoco e ovviamente falsa)… c’è il coprifuoco (solo la parola mi evoca sì fantasmi terribili). Ci hanno rinchiusi ma, ingentilendo l’eloquio dicono “richiusi”… dove la stampa incendia con un certo compiacimento la benzina del terrore, costringendo la politica a rincorrerla … Dove i vecchi (sono la maggior parte del corpo elettorale) hanno paura … Dove la colpa è dei giovani che sono andati in vacanza … dove il lockdown lo vogliono i dipendenti pubblici, così fanno smart working (ma, una gran parte di loro, dell’allocuzione sanno tradurre solo la prima parola). Chissà perché tutte le volte che vogliono costringerci a condizioni inaccettabili usano termini in inglese: eravamo in default non in fallimento, avevamo un problema con lo spread e adesso siamo in lockdown non agli arresti domiciliari.
Io non ne so più degli altri, intendiamoci. Cerco solo di essere logico. Quindi, mi perdonerete questa piccola digressione legata al mio (mai risolto) problema di orgoglio intellettuale. Almeno, spero.
Vi racconto le poche cose che conosco o che ho capito.
La prima: abbiamo già chiuso e riaperto. Qual è stato il risultato? Se è questo, forse, trovare altre strade è obbligatorio, non un’opzione. Chiudiamo e riapriamo per Natale? Che senso ha? Visto che, tutti gli anni, il picco di malattie legate ai virus respiratori si ha tra gennaio e febbraio … Ci stanno lavorando o, ancora una volta, lasceranno che sia e chiuderanno di nuovo?
La seconda è che non si riesce a capire perché, dato che era prevista una seconda ondata, non si sia provveduto a mettere in sicurezza il sistema sanitario … eppure lo avevano annunciato con grandi proclami, tacchi a spillo e lustrini. Forse potremo trovare degli indizi per comprendere nel libro sulla pandemia scritto dal Ministro Speranza (nomen omen), ottimo laureato in Scienze Politiche, tra l’altro. Rimango deluso anche su questo punto. Per ragioni di opportunità (si scrive così ma, probabilmente, si legge decenza) la pubblicazione del prezioso pamphlet è rimandata a data da destinarsi. Penso che può non esser un male: magari, lo arricchiscono ulteriormente con una prefazione di Burioni.
Last but not least (così ci butto dentro a caso una frase in inglese anche io per darmi un tono!), la sospensione della libertà in un Paese democratico è una cosa maledettamente seria. Provvedere a questo tipo di procedimenti con tale disinvoltura, non è cosa che si possa accettare. Non con così tanta rassegnazione.
Poi, però, un amico mi chiama e mi dice: sorridi, sta vincendo Biden alle Presidenziali USA. Ok, dico io, meno peggio della star dei reality show … ma, anche Biden è un uomo dell’establishment, un conservatore. Considerando che l’altro farà casino nei tribunali e i suoi “amichetti” il casino lo faranno nelle piazze, la situazione in quel Paese è più incandescente che nel 1861.
Una canzone dei Greta Van Fleet recita: con le notizie c'è qualcosa di nuovo ogni giorno/così tante persone la pensano in modo diverso, dici/dov'è la musica?/ una melodia per liberare l'anima/un testo semplice, per unirci, sai/la tua opinione sa solo l'unica cosa/che sembri volere di più e scegli di salvare te stesso e il tuo tempo/tieni la mente aperta/ e ogni bagliore del tramonto/ sa che il mondo è fatto solo di quello di cui è fatto.
No, decisamente non mi tira su di morale … ma poi penso che potrebbe andare peggio.
Potrebbe piovere.
di Paolo Pelizza
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