Gli ascolti di marzo 2022. Articolo di Roberto Bonfanti
Gli ascolti di marzo 2022.
articolo di Roberto Bonfanti
Poco meno di 26 miliardi (sottolineo: miliardi, non milioni) di Euro: è questa la cifra (a cui si sommeranno poi anche le erogazioni aggiuntive non preventivate, come i 174 milioni di cui si è da poco deliberato) che, a dispetto di tutte le bandierine multicolore, il nostro Paese ha stanziato anche nel 2022 per le spese militari per continuare a fare parte di un’alleanza anacronistica guidata da nazioni le cui smanie sono da settant’anni quanto meno la concausa profonda della gran parte dei conflitti, incluso quello che oggi è sulla bocca di tutti e altri comunque ancora in atto. Forse occorrerebbe riflettere su questo dato (e sul fatto che questa cifra aumenta ogni anno, a dispetto dei continui tagli a sanità e istruzione), mentre ci prepariamo alle drammatiche ricadute dell’inevitabile aggravamento di quella crisi energetica già da tempo spinta e agognata da chi tiene le redini di un potere che si regge ormai solo sul vessare le fasce deboli delle popolazioni in favore delle élite. Ma, in attesa di vedere come tutto questo si evolverà, anche in questo marzo dal sapore così anni ’80, torniamo a parlare di musica.
Arriva da un percorso in un talent show, il giovanissimo gIANMARIA, ma nella sua scrittura sembra albergare un’autenticità tutt’altro che televisiva. “Fallirò”, l’album d’esordio del cantautore, è una bella raccolta di storie dolorose raccontate senza morbosità e ferite messe a nudo con grande sensibilità su cui aleggia mai banale senso di sconfitta. Il tutto esposto attraverso un pop d’autore dalle sfumature urban moderno e ben equilibrato. Un esordio molto promettente per un artista che sembra avere saputo sfruttare la popolarità televisiva senza lasciarsene corrompere. Speriamo abbia la forza di continuare così.
Quando c’è bisogno di elettricità, chitarre stridenti e atmosfere claustrofobiche, “Zombie cowboys” dei Gomma è, fra le uscite recenti, una delle risposte più credibili. La terza prova discografica della band campana suona infatti, a partire dal titolo, come un bel pugno dritto in faccia in chiave post-hardcore denso di rabbia e senso di straniamento. Un lavoro catartico da ascoltare ad alto volume lasciandosi travolgere dal fragore delle distorsioni, con quel suono tagliente che riflette bene il caos e la sensazione di isolamento dell’epoca che stiamo vivendo.
Ai primi ascolti “La mia patria attuale” di Massimo Zamboni appare come qualcosa di spiazzante, se non altro perché si tratta di un album con cui il cofondatore dei CCCP si avvicina più che mai a un’idea di canzone d’autore nel senso più classicamente emiliano del termine. Una volta superata la sorpresa iniziale ci si rende conto però che alla base di tutto c’è la sensibilità dello Zamboni che siamo abituati a conoscere da sempre, con le sue inquietudini e il suo bisogno di scavare sempre oltre ciò che ha di fronte. Il risultato è un disco asciutto e spigoloso, che si avvicina molto alla canzone d’autore ma che sa anche mischiare le carte con slanci irrequieti di rock minimale e spoken word riflessivi.
Roberto Bonfanti
[scrittore e artista]
www.robertobonfanti.com