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024 - "Il contrario di tutto" di Antonio Chimienti

Attraverso i miei articoli abbiamo navigato in tante sfaccettature di significato che la Musica svela della vita umana. Vi invito a rileggere articoli come “Il Sacro della Musica” o “La teoria delle stringhe, lo spartito di Dio” o “Il Successo”, ma in realtà anche in molti altri, per ritrovare davvero quanto la Musica sia una manifestazione di qualche cosa di molto più profondo rispetto alla struttura di suoni o note che tutti gli riconosciamo.

Con questo articolo mi propongo di farVi realizzare quanto la nostra esistenza come esseri viventi sia legata a regole precostituite molto prima della nostra volontà e coscienza da poter pertanto essere in comune con l’esistenza di altri fenomeni naturali come ed esempio il suono (da intendersi sempre come manifestazione di energia). In altre parole, userò le note musicali, creando parallelismi con la nostra vita, per dimostrare che oltre un certo livello di coscienza, laddove sì hanno le capacità per arrivarvi, le cose e le verità assunte diventano il contrario di quello che sì era assunto come verità stessa.

In ultimissima analisi che non esiste una sola verità, ma anche il contrario della stessa verità e che quindi esiste il tutto.

Dovremmo procedere in maniera empirica e quindi dovreste procurarvi la tastiera di un pianoforte o comunque uno strumento musicale per questo articolo. Potreste anche scaricare qualche app che riproduca la tastiera di un pianoforte.

Quello che dovrete fare è suonare degli intervalli di note secondo lo schema che vi proporrò man mano lungo la spiegazione, cominciamo.

Schiacciamo il tasto bianco del DO e subito dopo la nota successiva, il RE. Noterete come le due note contigue producono un accordo assolutamente fastidioso, per niente piacevole, da interrompere subito. Sì percepisce all’istante che le due note non stiano bene insieme e che non abbiano assolutamente nulla da condividere.[1]

Solleviamo il RE e schiacciamo il tasto successivo, il MI. Qui le cose cambiano, ascoltando quanto prodotto a livello di frequenze dal DO + il MI percepiamo una certa coerenza, un piacere. Comprendiamo che le due note abbiano qualcosa da dirsi, la loro unione viene da noi accolta come una cosa piacevole, non disturbativa, coerente ed accettabile. Ora procediamo aggiungendo la quarta nota che sarà il FA. Avendo premuto il DO, il MI ed ora il FA il suono udito non ci piace; la presenza del FA viene da noi percepito come un qualcosa che non “c'entra niente”, lo scartiamo e lo cataloghiamo come una opzione non accettabile.

Finalmente le cose prendono un tono ( in tutti i sensi) veramente bello quando , avendo sollevato il dito dal FA schiacceremo la nota successiva : il SOL. Qui ci sarà una apoteosi di piacere per qualsiasi persona poiché chiaramente la somma del DO con il MI ed il SOL producono un accordo che non a caso sì chiama MAGGIORE. Il suono derivante ha tutte le caratteristiche attese: piacevolezza, senso di completezza, positività e quasi un senso evocato di felicità. Sembra la perfezione, la completezza di queste tre frequenze insieme davvero compongono sommandosi qualcosa di perfetto, ma c’è un “ma”.

Nella vita noi umani procediamo guidati da un intuito che sì interfaccia con il mondo circostante per trarre da esso l’ispirazione e le idee e le soluzioni per realizzare i nostri desideri. Il modo di procedere è secondo la nostra logica, cioè secondo l’unica percezione che possediamo: la nostra, quella propria.

Questo procedere è anche condizionato dalla nostra indole, dal nostro coraggio, curiosità o passione e molto altro, diciamo quindi da una logica che è anche fortemente caratterizzata da aspetti e caratteristiche personali. Ora torniamo al nostro accordo.

La modalità utilizzata fino a quando siamo arrivati all’accordo maggiore di DO-MI-SOL è assolutamente universale e di una logica comune a tutti. Il RE “stonava, il MI ci stava “bene” con il FA le cose non funzionavano, con l’aggiunta del SOL ci siamo sentiti a “posto”.

Moltissime persone sentendosi “a posto” qui sì fermano e non hanno alcun torto. Hanno fatto delle scelte, sanno di aver riconosciuto e scartato ciò che era sbagliato ed hanno quindi anche sperimentato il risultato di queste azioni il che corrisponde anche alla prova che hanno ben agito nel trovare il suono armonioso e perfetto per le loro orecchie, diciamo della propria “vita”. Diciamo che questa è la normalità.

Ma accade che qualcuno, particolarmente audace e curioso ( in parte e vedremo cosa sì intende per “in parte”) decida di aggiungere la nota successiva, cioè in altre parole voglia per indole non “accontentarsi” provando appunto ad aggiungere il LA ( la nota successiva al SOL). DO-MI-SOL-LA schiacciati insieme, come pure anche il DO-MI-LA non producono qualcosa di eccitante, poco meno di qualcosa di disturbante , niente di grave , ma non perfetto come l’accordo che aveva questa persona appena composto ( DO-MI-SOL). Cosa accade nella vita in questo frangente? Che sì osserva come la maggior parte delle persone di questo insieme che abbiamo definito “persone curiose” , moltissime ritornino indietro a ciò che era “meglio” premiando la sicurezza di quello che è rappresentata dalla perfezione di una accordo MAGGIORE. Solo alcuni non soddisfatti procederanno nella loro curiosità. Cosa faranno questi pochi? Lasciando il LA suoneranno il SÌ e qui accadrà una prima piccola magia. La somma del DO con il MI, il “perfetto SOL più questo SÌ producono chiaramente qualcosa di nuovo ed evocativo. In musica questo prende il nome non a caso di “SENSIBILE” dell’accordo poiché il senso energetico ricevuto dall'introduzione di questa nota crea nell’insieme delle frequenze un eccitamento, una “TENSIONE” di grande importanza. Bene qui davvero anche questa piccola percentuale di uomini Eroi meriterebbe la loro gloria come il massimo premio possibile per aver navigato fino a qui, ma qualcosa accade, cosa? Accade che davvero qualcuno con una grande sagacia ed intuizione e tutto quello che non era presente negli altri, tenta l’impossibile e dopo aver glissato sul successivo DO (giustamente in quanto inutile aggiungere due volte la stessa nota) preso da uno spirito di conoscenza e voglia di vita schiaccia il RE con questa somma risultante di note DO-MI-SOL-SÌ-RE (accordo di nona). Ora vi ricordate all’inizio quando avevamo capito che la presenza del DO con il RE era inaccettabile? Che la compresenza delle due note produceva qualcosa di veramente orribile?  Andate a rileggere questo punto!

In questo nuovo accordo scopriamo che l’impossibile diventa possibile, che quello che avevamo sentenziato come certamente da scartare diventa invece un contributo a qualcosa di eccellente, quindi rivoluzionario, inaspettato, evocativo per la sua singolarità ed insospettabile esistenza. Da qui in poi è tutta una sperimentazione ed una incredibile palestra per gli animi predisposti. Da questa palestra sono usciti i motori spaziali, la penicillina e tutte le più grandi (ri) scoperte degli uomini.

Bene l’articolo sì conclude qui perché pur nella consapevolezza che le persone non possono essere quello che non sono, la musica vi ha mostrato come l’impossibile diventa possibile in natura e di conseguenza anche nei frutti di sé stessa, e fra questi frutti noi esseri umani. Vi esorto a continuare a credere nell’impossibile poiché per coloro che lo sentono esso certamente esiste. Dovete solo concederVi la voglia di scoprirlo.

Va da sè che per coloro che conoscono questo cammino “segreto” il viaggio è talmente infinito da non poter essere raccontato.

Buona musica a tutti.

10/2021

Il Contrario di Tutto

di Antonio Chimienti

[1] Segnatevi mentalmente questo passaggio appena letto perché è la chiave di tutto l’articolo.

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Paolo Pelizza a proposito del vinile dei Deshedus.

L’Assalto dei Giovani Briganti.

Uno dei dati di fatto che, in modo ricorrente viene comunicato, è che il rock sia morto. Ho già avuto modo di parlare di questo molte volte e di esprimere il mio dissenso rispetto a questa dichiarazione. Visto che oggi è uscito un altro pezzo “arrabbiato” dei Maneskin che attiene al concetto di libertà, così calpestato oggi, mi permetto di proporre altra musica, sempre romana … Non so… evidentemente a Roma c’è una tendenza, un filone, una scuola … così si scoprono cose …

Questa volta è il turno di scoprire i Deshedus, band progressive rock romana. Sì. Non ho sbagliato a scrivere trattasi di gruppo prog!

Lo so … siamo un popolo di smemorati. Ora in Italia va di moda la musica della periferia, le canzoni facili che parlano di facezie ma, qualche anno fa, eravamo a buon titolo al centro del dibattito della musica internazionale: il Banco veniva prodotto e distribuito dalla Manticore di tali Emerson, Lake and Palmer, la PFM firmava contratti con le major della musica USA, etc.

Ma sto divagando … Parliamo di questi giovanotti che, capitanati dal bravo produttore Mauro Paoluzzi e la collaborazione di Elio Aldrighetti, escono con un concept dal titolo “Il Brigante”. Già dal primo brano (in realtà è un incipit che si chiama Preludio) si capisce che qui ci sono idee compositive, una certa ricchezza espressiva e anche un tasso tecnico rilevante. Poi vai a vedere quanti anni hanno e ti fai una ragione che il mondo è sempre più dei giovani rocker che con determinazione e talento si caricano sulle spalle il peso del futuro di un genere che non è morto e mai morirà.

I Deshedus sono una band fondata nell’autunno 2018 composta da: Alessio Mieli - Voce, Chitarra, Piano Gabriele Foti - Chitarra Basso, Federico Rondolini - Chitarra Conduttrice e Federico Pefumi - Batteria e percussioni.

Passiamo al disco però …

Il Brigante è un disco geniale. Un concept che ruota intorno al tema dell’uomo come essere violento. L’uomo che brutalizza la natura. L’uomo che brutalizza la donna che pure lo ha generato. L’uomo è Il Brigante.

Non mancano gli omaggi. Tre sono le ottime cover. Il formidabile omaggio agli Yardbirds di Still I’m Sad che è ancora più stupefacente vista l’età di questi ragazzi che vanno dai 19 i 25 anni e che si approvvigionano alla farina “buona” quando non è quella del loro sacco. Poi troviamo quello a Battisti con Io vorrei … Non vorrei …  ma se vuoi …

Infine, per chiudere con gli omaggi c’è una versione molto partecipata  musicalmente molto ben fatta de La Cura dell’immenso e indimenticabile Maestro Franco Battiato.

Tra i loro brani, una menzione di merito (per me ma questa è la mia rubrica!) è per Il Lupo e il Brigante. Un dialogo tra l’uomo (il brigante) e il lupo (la natura). Bello il contraltare tra due predatori: uno che distrugge la sua casa con insensata noncuranza e l’altro che è, invece, in equilibrio con il tutto e che è stato privato incolpevolmente di tutto. Adesso non c’è più nulla. Nessun posto dove andare. Non c’è un rifugio. Possiamo solo abbandonarci alla fine.

Musicalmente, l’album è molto ben composto e ricco di armonizzazioni davvero importanti che, al di là della tecnica, ti portano dentro al “tema” anche in modo emozionale. La concessione ad arrangiamenti e stesure più easy listening, sono sempre molto raffinate, per niente scontate e gradevoli anche per gente come me che apprezza più la complessità.

Forti come un pugno allo stomaco, anche Viola sul femminicidio, Codice Rosso sulla nostra situazione attuale fatta di guerre e virus, l’evocativa Il Matto che parla di chi ha un punto di vista diverso che spesso (quasi sempre poi i posteri gli danno ragione) è più saggio di chi accetta le verità preconfezionate.

Per non diventare prolisso, faccio notare che se esistono ragazzi con questo talento, qualche speranza la possiamo ancora coltivare.

Così come il demone buono assiro-babilonese da cui prendono il nome, questi ragazzi non custodiranno le nostre case rendendole più sicure ma, per certo, si prenderanno cura delle nostre orecchie e delle nostre anime per molto, molto tempo.

di Paolo Pelizza

© 2021 Rock targato Italia

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CREPUSCOLI D’AGOSTO.

CREPUSCOLI D’AGOSTO.

“Il diavolo è un ottimista

se crede di poter peggiorare

gli uomini.”

Karl Kraus

Sul balconcino davanti allo spettacolo dei cieli, del lago sottostante e del verde dei boschi che culminano in nude rocce rosso-brune, assisto a tramonti bellissimi dai colori sfumati che vanno dal rosa al rosso e che dipingono la realtà di sogni e suggestioni. Ormai, è ufficiale: il Trentino è sempre più il mio Tibet, il luogo dove ricarichi le batterie in mezzo alla bellezza, una bellezza reale, anche cruda. Forse anche difficile da capire per chi fa il turista. E’ una realtà in cui ci si deve immergere, una realtà dalla quale farsi adottare.

Mentre guardo la luce lasciare il posto alle ombre della notte incombente non posso non pensare che tra quattro ore e mezza, una giovane donna in un posto molto lontano ma che, ora più che mai, ci pare vicinissimo, si siederà anche lei a guardare il crepuscolo. Intorno a lei ci sarà suo marito che le terrà la mano e gli altri suoi familiari. Lei ha ventisette anni, è donna ed è la sindaca di una cittadina dell’Afghanistan. Tutti i giorni, aspetta che la vengano a prendere e la uccidano. Perché il tema non è “se” ma solo “quando”.

E’ il crepuscolo della ragione quello di chi ha abiurato a lottare per la civiltà contro la barbarie, di chi pensa che con i tagliagole si possa ragionare, di chi ha chiesto a questi criminali “farete i bravi?” e i talebani hanno risposto “certo, signor Presidente! Parola di lupetto”. Probabilmente, si sono sbellicati dalle risate. Eppure per difendere quel diritto e quei diritti, per esportare quei principi, si è mobilitata tutta la comunità internazionale, la NATO, le Nazioni Uniti. Viene da chiedersi, cosa sia cambiato dopo vent’anni. Come si fa a spiegare a chi ha faticosamente ottenuto il riconoscimento di appartenere alla comunità degli esseri umani, che deve tornare ad avere il valore di una capra e accettarlo di buon grado, pena tortura e morte.

E’, anche, il crepuscolo cerebrale di quelli che sostengono che non sia più un problema nostro, che abbiamo combattuto contro il terrorismo e, adesso, che siamo più al sicuro non ci riguarda. Peccato, che il ricercato numero uno per terrorismo, tale Khalil Haqqani è stato acclamato dalla folla (degli studentelli coranici) mentre passeggiava per Kabul.

Bisogna, anche, discernere … lì non abbiamo più interessi. Strano che su quel paese di gente dura e di grandi montagne, ci si siano fiondati Cina e Russia senza perdere un attimo. Sembra che sia ricco da un punto di vista minerario (oltre all’oppio che è da sempre l’oro dei taleban) e, da un punto di vista geo-politico, averci un piede dentro sia strategico. Poco importa, se per ottenere qualche risultato di realpolitik si stringono le mani di conclamati assassini. Poco importa, se i talebani non sono (per la maggior parte) afgani … Quindi, il nuovo Presidente americano, quello di questa grande fuga, ha detto una cosa sbagliata: non è una guerra civile della quale ci si possa disinteressare ma una guerra di aggressione alla quale non si doveva arrivare. Magari, potevamo anche evitare  di riempire di soldi governi corrotti che hanno lasciato il popolo senza protezione, per poi scappare all’estero a godersi il malloppo. Non so se essere più indignato per la stupidità dimostrata o per la codardia acclarata.

Faccio, anche, rilevare che la prima cosa che hanno fatto gli studenti coranici entrando a Kandahar, è stato di prendere possesso della più importante emittente radiofonica della regione, per costringerli a smettere di trasmettere musica. Sembra che faccia venire una insana voglia di libertà che proprio non va bene.

E’ il crepuscolo del coraggio, il tramonto della giustizia. Se la situazione non fosse così terribile, farebbe molto ridere vedere le potenze internazionali, le più imponenti macchine belliche del pianeta scappare come cuccioli durante un temporale. Ma questo è quanto e, finito questo agosto, non ci si penserà più … abbiamo altri problemi. Tipo la pandemia che sta ripartendo, nonostante i vaccini.

E, sempre, durante uno di questi tramonti estivi, la Storia ha, purtroppo, smentito Ronnie Wood. Un paio di anni fa, commentando la pronta guarigione di Mick Jagger da un problema cardiaco aveva battezzato sé stesso e gli altri Stones, immortali. Invece, Charlie Watts ci ha lasciato. Aveva ottant’anni. Era il più “regolare” della banda, impermeabile alle lusinghe delle groupies, delle conigliette di Playboy, degli eccessi. Mick Jagger era solito dirgli che essere nei Rolling Stones e non vivere da rollingstoner era un peccato. Charlie era così. Innamorato di sua moglie e del jazz. Insomma, era un batterista in prestito alla più formidabile, longeva ed iconica band rock della storia. Efficiente, solido ed efficace faceva il suo da motore musicale del gruppo.

Oggi, che mancano pochi giorni alla fine del mese, sono costretto a darvi conto di un altro lutto. Dopo lunga malattia, si è spento Alberto Gaviglio, flautista, chitarrista, paroliere e fondatore de la Locanda delle Fate, gruppo prog piemontese. Ai suoi familiari, amici e colleghi di band, le nostre condoglianze. Alberto è stato  un grande e significativo musicista, dentro alla migliore parte della storia della nostra musica.

di Paolo Pelizza

© 2021 Rock Targato Italia 

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018 - Covid 19


di Antonio Chimienti


Piccolo allontanamento dell’argomento musica. Chiedo venia! Non lo faccio più.Ma oggi non
leggerete di musica, anche se riflettere su questo articolo vi farà suonare meglio là dove la
musica è esternazione dell’essere umano.


Modalità d’uso:
● questo è il mio personale pensiero.
● E’ proibito sentirsi offeso,
● minacciato
● o criticato


perché se avete il diritto di dire quello che desiderate a chi avete di fronte… bene io
sono ora quello di fronte a voi e non credo che intendeste che il diritto valesse solo
per voi. Perché Voi non siete quel tipo di persone CHE NON RISPETTANO LE
REGOLE, giusto?
Quello che c’è alla base di ogni diatriba umana è la maniera diversa di vedere la realtà.
Quello che ci viene davvero difficile è immaginare quando discutiamo di un colore è che
esistano persone daltoniche sé noi non lo siamo o persone per cui un pollice verso l’alto non
significhi “ok”, ma va a quel paese.
O ancora accettare che un calzino dentro un sandalo di cuoio ( i popoli del nord) o che una
serie di anelli intorno al collo , tanti da deformarne la dimensione ( usanza in alcune tribù
africane) o il costringere un piede tanto da non potergli permettere più di crescere( in uso
nella cultura giapponese) possano essere addirittura fonte di piacere.
Come pure mangiare insetti o tutte le cose più assurde e lontane dalla nostra mente, ma
appunto proprie ( esistenti e dominanti ) della mente di un altro.
Perché tutta questa resistenza a volerlo accettare? Eppure così come ve lo sto mettendo
sotto i vostri occhi queste differenze sono tutti i giorni proprio lì, davanti a voi nei litigi con il
vostro compagno, i vostri amici, l’opinione degli altri e via discorrendo.
Cosa ci può aiutare per non arrivare al tentativo di assassinio (cancellazione) della morale
della persona che abbiamo di fronte, alla negazione della verità parziale che abbiamo di
fronte e poi alla soppressione di persone e poi comunità fino ed arrivare alla guerra
identificando nella sua interezza un pensiero collettivo?
Ci può aiutare prima fra tutte l’intelligenza e poi forse un metodo che dovremmo sempre
tenere in tasca come un coltellino svizzero. Il metodo del contare prima di parlare, mettersi
nei panni dell’altro ( per quanto possibile.. difficile farlo per un occidentale nei confronti di un
orientale) e poi ricordarsi che il padre eterno mai e poi mai avrebbe dato il dono dell’ubiquità
a te e non a lui infatti non lo ha dato a nessuno dei due. Cerchiamo di ricordarci che sotto
l’equatore l’acqua scivola nel lavandino con un moto contrario RIPETO contrario a come noi
lo vediamo a casa nostra.
Poi mi viene in mente una bella frase di Alessandro Manzoni… la ragione e il torto non si
possono dividere con un coltello. E poi certamente ricordarsi ( l’umiltà) quante volte hai
scoperto di aver sbagliato in vita tua con la tua conseguente frase :” mi dispiace”.
Quello che ho osservato in questo periodo è che non solo fra le mura domestiche di casa
mia, ma anche un pochino più fuori nel mio lavoro e poi ancora in tutto il paese.. le due
fazioni di pensiero sono, cosa più cosa meno, caratterizzate una da una grande emotività e
coinvolgimento sociale e l’altra da una grande voglia di razionalizzare prendendo appunto le
distanze dall’altra fazione e dai suoi principi. Quello che osservo è che mentre l’oggetto della
disputa continua imperterrito, fuori dalla finestra, a farsi gli affari suoi come se nulla fosse,
dentro casa le persone divise in due gruppi continuano a guerreggiare nella modalità fin qui
descritta. Ma perché guerreggiare? Per prevalere sull’altro? Stupido da morire!!
Come se avessimo mai potuto osservare nella nostra storia che al prevalere di un qualcuno
tutto da lì ad oggi non fosse più cambiato regalandoci pace e prosperità perpetue. Sé torno
indietro nel tempo l’unico esempio che mi piace è quello dei due consoli romani . Sottolineo
DUE consoli romani che prendevano le decisioni obbligatoriamente confrontandosi.
Nello specifico un argomento caldo di confronto sono i numeri dei decessi.
Gli emotivi e passionali (ma da sé stessi auto descritti come responsabili e stoici nel
redarguire gli altri) nei confronti di una cesta di mele direbbero: “ ecco qui una cesta con
tante mele e con alcune malate. Un albero a cui tengo tantissimo e per cui dobbiamo
assolutamente curarlo subito”.
I razionali e riflessivi ( ma da stessi auto descritti come responsabili e stoici nel redarguire gli
altri) nei confronti della stessa cesta di mele direbbero:” In questa cesta di 10 mele una
risulta marcia e due troppo mature. Un albero a cui tengo , ma devo calcolare sé con il
tempo a disposizione posso prendermi cura anche degli altri dopo averne usato molto per
curare questo. Non vorrei perdere d’occhio la salute delle altre mele.
Questo esempio potrebbe essere frainteso, ma solo da coloro che non hanno letto molto
bene il mio articolo.
E’ normale che il passionale sì senta criticato dal comportamento del logico. Quest’ultimo
così efficiente, scattante veritiero nella sua logica sembra buttargli in faccia una dinamicità
ed una competenza che non possiede, ma ( il passionale) ciò che lo urta è la totale assenza
nei pensieri e nella modalità di espressione del Logico di tracce di emotività. E il passionale
non può accettare che NELLA REALTÀ’ NON VENGA CONTABILIZZATA ANCHE LA SUA
PERCEZIONE, la sua EMOZIONE. Perché esiste e lui ( il Passionale) la percepisce
chiaramente. Le sue parole esatte sono: “Una mela è una mela, non conta quante siano a
soffrire. Anche solo per una dobbiamo curare l’albero”.
Ecco questo c’è alla base della nostra guerra.
Come uscirne? Nella storia non ci siamo mai riusciti. I famosi “Ricorsi storici” descrivono
proprio questo susseguirsi di momenti ora neri, ora bianchi che si inseguono come in una
staffetta e si passano il testimone con strabiliante regolarità.
Non credo tuttavia che questo capiterà in eterno.
Esiste un punto in cui tutto questo trova un equilibrio.
Il punto in cui una persona riconosce il proprio limite e si accorge che lì comincia l’altro a
impersonare con sé stesso il ruolo umano.
Io sono stato molto fortunato perché ho vissuto tutta la mia vita con una persona
diametralmente diversa da me e tutto il nostro tempo lo abbiamo trascorso a riuscire a far
capire all’altro la diversità alla fine riuscendoci con moltissime fatiche ed ancora
personalmente ho molto da assorbire sull'argomento, ma spero di avervi trasfuso alcuni
concetti propri di un “Logico”, vaccinato “Passionale”. E proprio perché il vaccino in parte
funziona, non mi preoccupo se sono stato poco, mediamente o molto funzionale allo scopo
essendo io un logico. Sono partito e ci ho provato come fa un passionale. Sento di aver fatto
un passo verso il centro e questo è un esempio per tutti coloro che vogliono essere migliori
di quanto non lo siano oggi.
Per quello che riguarda il Covid 19 è giusto ritenere che in ogni caso l’umanità per
definizione ha dei limiti. Ricordatevi che di CERTO non c’è NULLA! Perché abbiamo messo
al rogo persone ( Giovanna D’arco), accusato persone ( Enzo Tortora), detto che il mondo
era piatto con certezza assoluta, ma magari è cilindrico e nessuno lo può capire ora e che
questo….. e che quell’altro…..erano così o cosà….ma nel frattempo la natura continua il suo
cammino e se decidessimo di smettere a continuare ad immaginarci per quello che non
siamo o meglio cominciassimo ad accettare quanto siamo davvero piccoli e comunque non
più grandi e con nessun diritto in più di nessun altro essere vivente…. anche di un virus per
intenderci, allora forse ci sentiremmo di essere già stati ripagati della stessa paga che
riceve tutti i giorni una stella marina lì nel fondo del suo oceano e che non credo si lamenti
della propria vita. Immaginare è una cosa, è umano, è il nostro modo di orientarci in un
cammino, altra cosa è far passare la propria immaginazione davanti a quella di un altro.
Trasformiamo, cambiamo quello che vogliamo, ma ricordiamoci dei limiti per cui non
abbiamo inventato, ma scoperto; non abbiamo creato, ma utilizzato un sistema di creazione.
Quand’anche ci sembrasse di aver inventato la fissione nucleare ricordiamoci che l’uranio
non lo abbiamo creato lo abbiamo utilizzato. Quando nasce un bambino non abbiamo creato
il meccanismo… abbiamo utilizzato uno strumento. Questi strumenti ci SONO STATI DATI e
vanno restituiti. Basterebbe questo per capire bene che cosa è il Covid 19 e qualsiasi altra
manifestazione della realtà, vera o riprodotta che sia e di quanto in realtà non potremo mai
sapere di fatto nulla..
Pensavate che vi avrei detto quello che pensavo del Covid19 così da accodarmi a tutti gli
altri? No, vi ho deluso. Mai e poi mai contraddicerei quello che penso e che vi ho descritto fin
da ora. Che importanza può avere la mia visione della realtà quando so che la realtà sì
intercetta con la propria sensibilità. Con quali orecchie e attenzione sì ascolterebbe il mio
pensiero. Il mio vanto è avere la forza di rinunciare a dire quello che penso, quando quello
che penso sarebbe calpestato per mancanza di autostima da chi mi sta ascoltando. Perché
chi ha autostima di sé stesso non usa le sue risorse per estrapolare quello che di sbagliato
l’altro sta dicendo, ma al contrario per cercare fra le sue parole qualcosa di buono per
meglio definire la propria visione e arricchirsi Quando due pescivendoli parlano fra loro di
una razza semisconosciuta di pesce la scena osservata è quella di due persone affabili a dai
toni discreti che cercano di scambiarsi esperienze. Ma se sì sostituisce uno dei due con una
persona che sì intende poco di pesci la scena diventa un’altra e potete immaginarvela. Ora
immaginatevi di sostituire anche l’argomento e anziché di un pesce sì parlasse di umanità.
Eppure parlare di umanità vuol dire parlare di sé stessi ; è lo stessa cosa di che
descrivessimo quello che sì sente dentro sé stessi. E’ un sapere che abbiamo tutti e tutti
dovremmo esserne esperti. È come sé dovessimo conseguire una laurea non sulla vita di
Adamo ed Eva, ma su quella nostra. Tutte lauree con lode… chi non conosce la propria vita.
Eppure quello che siamo dentro , la nostra umanità non sappiamo neanche cosa voglia dire.
Siamo talmente disabituati o sé volete distratti che non sospettiamo neanche che esista
qualcosa dentro di noi da renderci lì in fondo non dissimili da chiunque altro su questo
pianeta. Basterebbe questa consapevolezza per non avere più alcun motivo per fare del
male ed un “altro noi stesso” Capite dove sta il trucco? Ma in questa realtà dove le persone
sono ancora così indietro rispetto alla coscienza per cui parlano di pesci senza sapere...bhe
forse non riuscireste a confrontarvi neanche con vostra sorella senza farvi prendere dalla
tristezza dalla solitudine. Il mio merito di riconoscere che mai per nessun motivo sarà certo
o sicuro fino in fondo è il mio consiglio di pochi centesimi che vi porgo con questo articolo.
Non è necessario essere un premio nobel per essere umani. essere umani vuol dire essere
fallibili. La parola certezza relativa al mondo degli altri va usata con molta attenzione. Meglio
non usarla proprio. La parola certezza relativa al mondo cha abbiamo dentro va nutrita e
rispettata. Il nutrimento è cio’ che resta fra quello che abbiamo coltivato dentro di noi e
quello che decidiamo di buttare dopo esserci confrontati con le verità degli altri.
Viviamo su questo pianeta da 200 mila anni, ma di cosa stiamo parlando?

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