La musica intesa come condivisione, apertura e apprendimento evolutivo: intervista agli "Isolati Fenomeni" per Rock Targato Italia
Loro sono gli 'Isolati Fenomeni', band formata da cinque elementi che ritengono la loro idea di fare musica "fortemente improntata alla condivisione, all’apertura verso il mondo esterno ed all’apprendimento evolutivo". si esibiranno a Roma il 29 marzo alle selezioni centro-sud Italia per Rock targato Italia, per farsi conoscere meglio ecco cosa rispondono alle nostre domande!
Come vi siete avvicinati alla musica?
E’ piuttosto complicato dare a questa domanda una risposta univoca, che possa valere per ciascun membro della band, anche in considerazione dei rispettivi percorsi artistici, del tutto differenti l’uno dall’altro, se non addirittura divergenti. Ma un fattore comune c’è: per tutti noi la memoria di quando abbiamo iniziato a produrre suoni con un’intenzione “artistica” si perde tra le nebbie alterate dei ricordi d’infanzia. E’ un fatto documentato, però, che la cantante già ai tempi dell’asilo importunava i parenti con le sue improbabili esibizioni, e, per fare un altro esempio, negli stessi anni il batterista aveva già cominciato a colpire furiosamente qualsiasi superficie gli capitasse a tiro…
Da quanti componenti è formato il gruppo e come vi siete conosciuti?
Gli Isolati Fenomeni, intesi come nucleo di base, sarebbero cinque. In passato sono stati sei. Ma la nostra idea del fare musica è fortemente improntata alla condivisione, all’apertura verso il mondo esterno ed all’apprendimento evolutivo. Tutto gira intorno ad un saldo perno centrale, non per niente la band è attiva da dodici anni, ma funziona come una open source, caratterizzata dalla sperimentazione continua di collaborazioni con altri musicisti ed autori e dalla gestione dei cambi di formazione, che pure ci sono stati, come un’opportunità piuttosto che come un problema. Questo aiuta, anche se soltanto in parte, a spiegare la longevità del progetto.
Come definireste la vostra musica e qual è lo stile?
Come già accennato, ciascuno di noi proviene da esperienze artistiche del tutto distanti e peculiari: qualcuno viene dal folk, altri dal jazz, c’è chi è cresciuto a pane e classic rock e chi a funk, per finire addirittura all’heavy metal. Da tutto questo non poteva che nascere un genere completamente lontano da ciascuno di questi, che ci piace definire “unclassifiable vintage pop”. Esprime, con un riferimento alla rivisitazione di suoni “storici” che ha caratterizzato in particolare le fasi iniziali del progetto, una sintesi delle esperienze di provenienza di ciascuno di noi, espresse non tanto nella caratterizzazione del singolo brano, ma nel sound complessivo che l’approccio agli strumenti e l’arrangiamento quasi magicamente producono.
Da dove avete preso spunto per il nome della band?
Per quanto ci applicassimo ad esercitare la fantasia, non riuscivamo a trovare un nome che riuscisse ad esprimere l’essenza collettiva del progetto senza mortificarne le individualità. Una mattina, mentre, non pensandoci più di tanto, ascoltavamo distrattamente le previsioni del tempo, ci è stata servita l’idea giusta! Se infatti dovessimo utilizzare un’analogia per autodefinirci, diremmo che ci sentiamo una categoria meteorologica, mutevoli ed inclassificabili come il clima. E ciascuna delle parole che compongono il nostro nome ci legge alla perfezione: singolarità artistiche antipodiche che, pur respingendosi come poli identici, si completano… sospese tra il paranormale ed il baraccone.
Cosa ne pensate dei talent show?
Un giudizio sui talent, a nostro avviso, può essere espresso soltanto se vengono correttamente inquadrati come categoria. Piuttosto che come veicolo di espressione artistica, andrebbero valutati in quanto show televisivi, quindi prodotti funzionali al successo di un business. E successo ne hanno, in ragione dello sfruttamento di un processo di identificazione che si genera tra lo spettatore, che sogna o ha sognato di “farcela” ed il concorrente, che, almeno all’apparenza, “ce l’ha fatta”. Ma come non manifestare perplessità di fronte alla speculazione sull’ingenuità di frotte di aspiranti vip che si assoggettano, tanto per cominciare, a massacranti e quasi sempre umilianti provini di massa?
Quali sono i locali a Roma dove vi piacerebbe suonare, e quali quelli nel vostro paese di origine?
Questa domanda ci consente di ringraziare Rock Targato Italia per darci occasione di proporre la nostra musica all’esigente pubblico di ‘Na cosetta, che può senza tema di smentita essere definito il “salotto dell’arte” di Roma. Siamo in gran parte romani e in oltre dieci anni di attività abbiamo potuto apprezzare quanto in città sia carente l’accoglienza nei confronti del fermento artistico. In questo desolante panorama, i ragazzi di ‘Na cosetta, contro ogni superficiale valutazione di opportunità economica, hanno creduto nel possibile connubio tra mecenatismo e impresa di successo. Ed hanno avuto ragione. Ecco perché saremmo onorati, nell’immediato futuro, di tornare a ‘Na cosetta a presentare il nostro album Asteroidi, che abbiamo orgogliosamente stampato solo in usb da collezione, dato alla luce alla fine del 2016. Naturalmente, Asteroidi è anche scaricabile e streamabile da tutte le principali piattaforme digitali.
Avete già fatto dei live? E quale risposta avete avuto dal pubblico?
Un po’ di anni di attività ci hanno consentito di totalizzare, ad oggi, quasi un centinaio di live, un paio dei quali anche in assetto “virtual band” (Festa Europea della Musica e Italia Wave Love Festival negli show virtuali su Second Life). Oltre ai fan affezionati, che ci seguono con entusiasmo fin dai nostri esordi, negli occhi del pubblico cosiddetto occasionale, che poi spesso comincia a seguirci, leggiamo ammirata sorpresa, che viene poi giustificata chiarendo che siamo percepiti come differenti dalla massa delle proposte musicali; originali, senza le complicazioni di una spesso poco orecchiabile sperimentalità.
Di cosa ci sarebbe bisogno in Italia a livello musicale?
Di un po’ di Nord Europa. Con questo intendiamo che ci sarebbe bisogno di spazio per le novità, che al momento è quasi del tutto assente. Nel Paese che, oltre che ai suoi santi e navigatori, dovrebbe prestare attenzione ai suoi poeti, questi ultimi vengono puntualmente ritenuti poco funzionali alla causa del business, a meno di riprodurre qualcosa di già visto o sentito. E la politica di settore non contribuisce, per il momento, ad una evoluzione positiva: parlando di diritto d’autore, le normative europee liberalizzatrici, già in vigore in quasi tutto il continente, da noi non sono state ancora attuate ed il monopolio SIAE stenta ad essere superato. Noi Isolati Fenomeni siamo stati pionieri in Italia della gestione indipendente dei diritti d’autore, partecipando nel 2014 alla “rivoluzione delle 30 band”, le prime in Italia a raccogliere le proprie royalties attraverso un organismo di gestione privato. Oggi qualcosa sembra muoversi: stanno cominciando ad affermarsi anche in Italia alternative di gestione, come Patamu o Soundreef, e ciò ci incoraggia a continuare a partecipare attivamente al movimento nazionale per la riforma del regime della proprietà intellettuale e l’abolizione del monopolio della gestione del diritto d’autore.
Quali sono i vostri progetti futuri?
A cominciare da una schiacciante vittoria a Rock Targato Italia? Dai, si scherza (ma non troppo). E’ in uscita a breve un nuovo estratto da Asteroidi, accompagnato da un videoclip straordinario scritto e diretto da Santa de Santis ed Alessandro D’Ambrosi, pluripremiati autori di corti, che ci onorano della loro opera prima in campo musicale. Pensiamo di accompagnarlo in giro per l’Italia e, magari, anche oltre confine, a cominciare da alcuni showcase che abbiamo in agenda. Ci siamo impegnati a costruire un live show di qualità da portare in location che prestano particolare attenzione alla bontà della proposta artistica, alla quale siano però in grado di offrire contesto e condizioni adeguati. D’altra parte, riteniamo che dimensione ideale per la nostra musica sia il live. Donare la migliore espressione di se stessi agli altri, ricevendo altrettanto, qui e adesso, come se non ci fosse un domani. E gireremo prestissimo un nuovo videoclip per un altro singolo estratto dall’album.
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