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Tutta casa, letto e chiesa di Dario Fo e Franca Rame

Uno spettacolo che ha fatto la storia, in scena al Teatro Out Off con la regia di Lorenzo Loris e la straordinaria interpretazione di Monica Bonomi.

Lo spettacolo è comico e grottesco perché noi donne sono duemila anni che andiamo piangendo e questa volta ridiamo insieme e ci ridiamo anche dietro. Franca Rame

Tre donne esilaranti, diverse e toccanti raccontano la propria quotidianità troppo spesso costellata di violenze e soprusi. Un testo del 1977 che continua a mantenere intatta la sua portata sociale e la sua forza comica.

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TRE MONOLOGHI - TRE DONNE
Lo spettacolo è composto da tre monologhi distinti per tre donne esilaranti e diverse.
Il primo intitolato Una donna sola è dominato dall’estro spiritoso di una casalinga che sembra disporre di tutto ciò che vuole all' interno del suo nucleo familiare, ad eccezione della cosa più importante: il rispetto della propria dignità femminile.
La secondo monologo, Abbiamo tutte la stessa storia, è la raffigurazione di un rapporto sessuale fra un uomo e una donna. C’è anche una favola che attraversando i topos narrativi più noti (il lupo, la strega ecc.) mette a confronto una brava bambina e la sua bambola parlante che si esprime in modo scurrile. Queste due figure sono di fatto la stessa persona. La mite bambina è la parte che subisce e la bambola quella che invece si ribella. Infine l'ultimo brano, fulminante, agghiacciante e risolutivo che servendosi di una lingua antica del Cinquecento, è ripreso dalla Medea di Euripide.

#NONSCAPPARE
Al termine dello spettacolo “Non scappare”: tre incontri di approfondimento.
La riflessione sulla donna e sul femminile è quantomai attuale. Il Teatro Out Off ha pensato a tre incontri sui temi dello spettacolo “Casa”, “Letto” e “Chiesa” per approfondire con figure di rilievo il ruolo della donna nella società, come è cambiato in questi anni e quali sono le politiche e le misure che si possono mettere in atto. Tre brevi momenti, al termine dello spettacolo, intitolati “Non scappare” in un ironico esortativo a fermarsi e approfondire, a non girare subito pagina su un altro argomento. Senza la velleità di essere esaustivi, vogliono gettare un seme che possa diventare una riflessione autonoma.

Gli incontri saranno:
CASA - giovedì 23 settembre
LETTO - giovedì 30 settembre
CHIESA - giovedì 7 ottobre

 

Teatro Out Off  

via Mac Mahon 16 

20155 Milano 

tel. 02.34532140 

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TEATRO OUT OFF: ACQUISTA ORA I TUOI BIGLIETTI PER "TUTTA CASA, LETTO E CHIESA"

Un'Estate Sforzesca quella che avrà luogo il prossimo 5 luglio presso i Cortili delle Armi del Catello Sforzesco, a partire dalle ore 20,45, con la presentazione e la messa in scena di uno spettacolo in live intitolato "Tutta casa, letto e chiesa". E' uno dei primi spettacoli in cui l’universo femminile è realmente raccontato partendo dal punto di vista delle donne, con un’ironia pungente volta a porre fine all’era “maschilista” e a sfatare il quasi ossessivo comportamento dell'uomo. Scritto da Dario Fo e Franca Rame con Monica Bonomi e con la partecipazione di Tommaso Di Pietro, regia di Lorenzo Loris 

La scena si divide in tra brani distinti per tre donne esilaranti.

Il primo brano intitolato "UNA DONNA SOLA", è dominato dalla vena spiritosa di una casalinga che sembra disporre di tutto ciò che vuole all’interno del suo nucleo familiare, ad eccezione della cosa più importante: il rispetto della propria dignità femminile.

La seconda storia "ABBIAMO TUTTE LA STESSA STORIA" è la raffigurazione di un rapporto sessuale fra un uomo e una donna. In questa seconda parte appare anche una sorta di favola che attraversando i luoghi narrativi più comuni e noti (come ad esempio il lupo, la strega ecc.) mette a confronto una brava bambina con la sua bambola parlante che si esprime in modo scurrile e maleducato. Queste due figure sono di fatto la stessa persona. Due caratteri forti che vengono messi a confronto. La mite bambina è la parte che subisce e la bambola, invece, la parte più autoritaria che cerca di ribellarsi. 

L'ultimo brano, infine, viene definito fulminante, agghiacciante e risolutivo perché, servendosi di una lingua antica del Cinquecento, sembra riprendere la MEDEA di Euripide, una tragedia andata in scena per la prima volta ad Atene.

Franca Rame scriveva: “Lo spettacolo è comico e grottesco perché noi donne sono duemila anni che andiamo piangendo e questa volta ridiamo insieme e ci ridiamo anche dietro e poi perché un signore che di teatro se ne intendeva, un certo Molière, diceva: "Quando vai a teatro e vedi una tragedia ti immedesimi, partecipi e piangi, piangi, piangi, poi vai a casa e dici: come ho pianto questa sera! E dormi rilassato. Il discorso politico ti è passato addosso come l’ acqua sul vetro. Mentre invece per ridere ci vuole intelligenza, acutezza. Ti si spalanca nella risata la bocca, ma anche il cervello e nel cervello ti si infilano i chiodi della ragione.”

Lo sketch è stato inserito nel Palinsesto del Comune di Milano “I talenti delle donne".

Il Teatro Out Off vi invita fortemente ad acquistare online i biglietti dello spettacolo. Acquistare online ci aiuterà a evitare assembramenti e vi garantirà il posto di vostra scelta in platea. Prevediamo il tutto esaurito!

Biglietti:

INTERO € 10+ 1,22 d.p

RIDOTTO € 5 + 1,22 d.p (ridotto dedicato a Under 25 e Over 65)

Ridotto dedicato a disabili ed accompagnatori - scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.per l'assegnazione del posto.

Per maggiori informazioni: www.teatrooutoff.it 

 

BLOG: Rock Targato Italia 

IRENE INZAGHI 

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LA VARIANTE DI FRANKENMUTH. di Paolo Pelizza

 

Cinquemila anime piccolo-borghesi e i dischi dei genitori come colonna sonora della noia, come finestra sul mondo che, al paesello, è fatto di domeniche in chiesa, di scuola, di romanzi distopici e di lettura della Bibbia. Questo potrebbe essere l’incipit di un bel romanzo sulla storia di tre fratelli e di un loro amico: del loro mondo ordinario e di come hanno accettato il confronto con l’esterno, con la loro crescita e con la modernità,  di quello che sanno fare, di quello che hanno imparato e stanno imparando. Questa è anche la storia di quattro ragazzini che ci stanno dando una lezione.

Una lezione che ho cominciato a capire in un novembre che sembra passato remoto, avvolto nelle nebbie del tempo. Un altro mondo di uomini e donne, liberi. C’era un locale. Uno scatolone in muratura con un’acustica pessima, un pubblico eterogeneo, una fila di Marshall e i quattro ragazzini della provincia pingue del Michigan. Non mi erano sconosciuti né loro, né la loro musica. Ho apprezzato la prima canzone dei Greta Van Fleet guardando una puntata della serie TV Shameless. Ho drizzato le antenne, sono andato a cercarli e ho scoperto che si trattava di una band di bambini, praticamente. Poi l’Alcatraz (lo scatolone in muratura di cui sopra) della puntata milanese del loro tour mondiale (che strano scrivere tour mondiale, oggi …), ancora troppo pochi i pezzi del gruppo, qualcuno un po’ più deboluccio, diciamolo. Ma già dal primo urlo di Joshua, dalla prima esplorazione del manico della sua Gibson di Jake si capivano tante cose. Questi poppanti suonano di brutto! Suonano anche sui soloni che li criticano perché li considerano gli emuli di un mondo che non esiste più, di una rock band estinta, la migliore di sempre. E imitateli voi se ci riuscite, amici miei. Magari mettetevi anche a suonare … Ah, è fuori moda? Già, perché non suona più nessuno, oggi. E’ il nuovo mondo di omologati, di talentuosi del software, del vacuo pieno di banalità..

Al contrario, loro suonano e suonano. Suonano perché a loro piace così e, se ricordiamo bene, è piaciuto anche a noi. E’ il momento di Anthem of Peaceful Army, il primo album dopo tre singoli e due EP. Il palco dell’Alcatraz brucia di sapiente potenza e il pubblico esplode praticamente dopo ogni brano. Non c’è bisogno di “cavalli di battaglia” (anche se tre o quattro li hanno già), loro suonano e a noi basta e di mancia ce ne lasciano tanta.

Così bisogna procedere. Sempre barra a dritta, mettendo a terra le esperienze fatte, quelle più dure… quelle che fanno diventare grandi. Imparando ed insegnando. Scrivendo e suonando. Così, da facile profeta, scrissi (proprio qui) che questi mocciosi ci avrebbero fatto altri regali e sempre migliori. Dopo quattro singoli, un anonimo donatore mi omaggia della possibilità di ascoltare tutto il nuovo album dei giovani “imitatori”, degli emuli del Nord America.

E’ un’epifania.

I ragazzi sacrificano sull’altare del rock classico (ma anche di blues e psichedelia) tutta la birra che hanno ed è tanta, tantissima. Inesauribile. L’autorevole rivista Rolling Stones ha parlato di riscoperta di un genere. Sbagliano. E’ rinascita. Torna, finalmente, la musica con la sua capacità di compenetrare i corpi, con buona pace delle leggi della fisica. Torna con tutta la sua autenticità, con quel suo modo primordiale di farci tornare allo stato di esseri essenziali. Puro istinto. Tornano anche i grandi temi: i ragazzi hanno girato il mondo per il primo disco. Hanno visto un pianeta vero fatto di foreste arse, di trascendenza, di riflessioni religiose, di guerre per gli dei e per il capitale, della fame, delle disuguaglianze, delle ristrettezze reali che loro non hanno mai vissuto nella provincia grassa del grande Stato del Michigan. La ricerca di una qualche salvezza o redenzione. Una lezione, appunto.

Vietato scrivere con niente da dire. Non si è artisti senza fare politica perché tutto lo è, l’arte non è tale se non vuole cambiare il mondo. Se il vostro sogno è il sogno americano delle mogli trofeo e del denaro a carrettate, non ascoltate i Greta van Fleet. Non sono per voi. Se fate musica per le donne, i soldi e la fama, lasciate perdere. Siete stati lasciati indietro. E, oggi siete lontanissimi.

Perché, oggi, per noi, è il giorno delle rivelazioni, oggi ci si svela The Battle At The Garden’s Gate, il secondo LP dei quattro ragazzini. In Italia, dovrebbe uscire il prossimo 16 aprile. Lo dico per chi si dovesse meritarsi di acquistarlo. L’album è un concept che parla di un viaggio, un’odissea spaziale dentro a un cosmo altro, un’altra dimensione. L’allegoria è molto diversa da quella di Splendor and Misery dei Clipping (di cui qui vi ho parlato). Qui la strada non è lineare verso a better place. E’ la storia circolare del vecchio tempo, dell’eterno ritorno. Al di là, del “collante” narrativo e dei temi di cui ho già parlato, il disco entra dalle orecchie e arriva direttamente alla pancia dell’ascoltatore ma non è musicalmente semplice. Direi il contrario. Grazie anche al loro saggio produttore (Greg Kurstin, N.d.R.) i gemelli (Josh e Jake) e i loro soci alternano pezzi più radiofonici e brevi a suite complesse di otto minuti, i paesaggi sonori hanno radici forti nel rock classico e sperimentale dei favolosi Seventies ma le strutture sono più solide, moderne e mature.  C’è anche una ballad non convenzionale che parla d’amore (tema per loro inesplorato, a quello ci pensano già Jay Z e Rihanna), dal titolo Light My Love.

Decisamente, c’è tanto da scoprire ad ogni nuovo ascolto.

In questo mondo dove impazzano un sacco di varianti della stessa solfa, di superficialità, dove si risponde coi manganelli a chi fa domande, dove quelli che non sono mainstream sono buffoni, io scelgo questa di variante. Quella di Frankenmuth.

Perché, come dovrebbero fare tutti i giovani, loro, oltre all’indiscutibile talento, sognano ancora.

Long live rock’n roll!

di Paolo Pelizza

© 2021 Rock targato Italia

 

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“IL SOGNO CANTA SU UNA CORDA SOLA” la performance di Andrea Bianconi in occasione dell’inaugurazione della nuova gestione della ‘Casa delle Arti - Spazio Alda Merini’ il 21 marzo 2021

Il 21 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Poesia e per un'affascinante gioco del destino il 21 marzo è il giorno di un’altra ricorrenza importante: il compleanno della poetessa Alda Merini. In virtù della felice ‘coincidenza’ in questa data, primo giorno di primavera, si è scelto di dare avvio alla nuova gestione della Casa delle Arti - Spazio Alda Merini da parte dell'Associazione ‘Piccola Ape Furibonda’, ATS composta da Cetec, Ebano, Errante e Promise.

Nel pomeriggio di domenica 21 marzo, su invito del Cetec, l'artista Andrea Bianconi, in collaborazione con Casa Testori, realizzerà la performance con la collaborazione artistica di Donatella Massimilla E saranno proprio le 21 diverse voci di donne - artiste, attrici, ex detenute, cittadine – a dare vita insieme ad Andrea Bianconi a una performance libera e "on the road", studiata appositamente per potersi svolgere in piena sicurezza durante questo periodo di pandemia. 

Ne “IL SOGNO CANTA SU UNA CORDA SOLA” le 21 donne effettueranno un percorso che va dai Navigli a via Magolfa, in cui, debitamente distanziate, saranno collegate dalla corda di un lunghissimo telefono senza fili, ideato da Andrea Bianconi, attraverso il quale daranno vita ad un passaparola di versi che unisce persone con vissuti e storie differenti. «Donne per ridare voce e memoria non solo alla Poetessa, ma anche a tutte le persone amate, perdute e mai dimenticate, voci che aiutano a ritrovare se stesse. Nostalgie e desideri, versi poetici come semi di rinascita, ora più che mai, in cui avvertiamo la forte mancanza di teatro, arte, cultura e bellezza», dichiara Donatella Massimilla.

Giuseppe Frangi di Casa Testori sottolinea, accogliendo con entusiasmo la proposta del Cetec, che è proprio grazie alla performance di Andrea Bianconi, artista con il quale hanno lavorato per tante iniziative di arte pubblica, che si troveranno uniti due personaggi che hanno lasciato un profondo segno poetico sulla città in cui hanno vissuto, Alda Merini e Giovanni Testori. 

L’arte della «bambina Merini», come amava chiamarla Pier Paolo Pasolini, muoverà i primi passi sul ponte a lei dedicato con le artiste del Cetec: Elena Pilan, Dalia Nieves, Mariangela Ginetti; insieme ad altre attrici della compagnia di San Vittore e ad artiste vicine alla poetica del Cetec - da Claudia Casolaro ad Ivna La Mart, da Elisa Munforte a Kristal Mendoza - e a chi ha già interpretato pezzi di vita e poesie della Merini - da Rossella Rapisardo ad Alessia Punzo - fino a cittadine di diverse età e cultura.

A raccogliere la corda, davanti alla porta aperta della ‘Casa delle Arti - Spazio Alda Merini’ ci saranno Andrea Bianconi, Donatella Massimilla e Gilberta Crispino accompagnati dalla fisarmonica del musicista Gianpietro Marazza. Su una grande tela bianca disposta sul muro della Casa delle Arti Andrea Bianconi riscriverà a mano 90 titoli di poesie di Alda Merini - corrispondenti al numero di anni che la poetessa avrebbe compiuto proprio nel 2021 - trasformandoli in una nuova poesia e dando vita così a un'opera visiva contemporanea che sarà donata dall’artista alla ‘Piccola Ape Furibonda’ per la Casa Museo di Alda Merini.

L’inaugurazione, nel rispetto delle disposizioni anti COVID-19, potrà essere seguita in diretta streaming sulla pagina InstagramSpazioAldaMerini.

 

«Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta».

 Alda Merini

 

Blog: rocktargatoitalia.eu

Giulia Villani

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Facebook: Giulia Villani

 

 

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