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Piccolo Teatro: Chi ha paura di Virginia Woolf?

Antonio Latella torna al Piccolo con Chi ha paura di Virgina Woolf? 

Antonio Latella torna dirige un cast straordinario nel capolavoro di Edward Albee.
«Non posso non partire dal titolo per affrontare questo testo: per sostituire il lupo della canzoncina “Who’s Afraid of the big bad Wolf?” Albee scomoda Virginia Woolf, una combattente per l’emancipazione femminile, una donna che insegnò alle donne ad uccidere le loro madri, o meglio un’idea di madre, “l’angelo del focolare”. Credo che tanto di tutto questo si trovi nel testo, la Woolf è presente nei due protagonisti che fanno da specchio alla giovane coppia scelta come sacrificio di questo violentissimo e disperato amore, questo: “jeu de massacre”». 

Un testo realistico, potente e visionario, in cui le risate vertiginose divorano e fagocitano i protagonisti. Albee, svelando i meccanismi di un linguaggio ormai vuoto di significato, quasi paradossalmente mostra anche come esso possa trasformarsi in un’arma efferata per attaccare e ridurre a brandelli l’involucro in cui ciascuno di noi nasconde la propria personalità e le proprie debolezze.

Antonio Latella sceglie un «un cast non ovvio, non scontato, un cast che possa spiazzare e aggiungere potenza a quella che spesso viene sintetizzata come una notturna storia di sesso ed alcool. Un cast che avesse già nei corpi degli attori un tradimento all’immaginario, un atto-attore contro il fattore molesto della civiltà, che Albee ha ben conosciuto, come ci sottolinea nella scelta del titolo. Chi ha paura di Virginia Woolf? Se c’è qualcuno alzi la mano».

 

Chi ha paura di Virginia Woolf?
Teatro Strehler dal 15 al 27 marzo

 

 

 

 

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Gli ascolti di marzo 2022. Articolo di Roberto Bonfanti

Gli ascolti di marzo 2022.
articolo di Roberto Bonfanti

Poco meno di 26 miliardi (sottolineo: miliardi, non milioni) di Euro: è questa la cifra (a cui si sommeranno poi anche le erogazioni aggiuntive non preventivate, come i 174 milioni di cui si è da poco deliberato) che, a dispetto di tutte le bandierine multicolore, il nostro Paese ha stanziato anche nel 2022 per le spese militari per continuare a fare parte di un’alleanza anacronistica guidata da nazioni le cui smanie sono da settant’anni quanto meno la concausa profonda della gran parte dei conflitti, incluso quello che oggi è sulla bocca di tutti e altri comunque ancora in atto. Forse occorrerebbe riflettere su questo dato (e sul fatto che questa cifra aumenta ogni anno, a dispetto dei continui tagli a sanità e istruzione), mentre ci prepariamo alle drammatiche ricadute dell’inevitabile aggravamento di quella crisi energetica già da tempo spinta e agognata da chi tiene le redini di un potere che si regge ormai solo sul vessare le fasce deboli delle popolazioni in favore delle élite. Ma, in attesa di vedere come tutto questo si evolverà, anche in questo marzo dal sapore così anni ’80, torniamo a parlare di musica.

Arriva da un percorso in un talent show, il giovanissimo gIANMARIA, ma nella sua scrittura sembra                                            albergare un’autenticità tutt’altro che televisiva. “Fallirò”, l’album d’esordio del cantautore, è una bella raccolta di storie dolorose raccontate senza morbosità e ferite messe a nudo con grande sensibilità su cui aleggia mai banale senso di sconfitta. Il tutto esposto attraverso un pop d’autore dalle sfumature urban moderno e ben equilibrato. Un esordio molto promettente per un artista che sembra avere saputo sfruttare la popolarità televisiva senza lasciarsene corrompere. Speriamo abbia la forza di continuare così.

Quando c’è bisogno di elettricità, chitarre stridenti e atmosfere claustrofobiche, “Zombie cowboys” dei Gomma è, fra le uscite recenti, una delle risposte più credibili. La terza prova discografica della band campana suona infatti, a partire dal titolo, come un bel pugno dritto in faccia in chiave post-hardcore denso di rabbia e senso di straniamento. Un lavoro catartico da ascoltare ad alto volume lasciandosi travolgere dal fragore delle distorsioni, con quel suono tagliente che riflette bene il caos e la sensazione di isolamento dell’epoca che stiamo vivendo.

Ai primi ascolti “La mia patria attuale” di Massimo Zamboni appare come qualcosa di spiazzante, se non altro perché si tratta di un album con cui il cofondatore dei CCCP si avvicina più che mai a un’idea di canzone d’autore nel senso più classicamente emiliano del termine. Una volta superata la sorpresa iniziale ci si rende conto però che alla base di tutto c’è la sensibilità dello Zamboni che siamo abituati a conoscere da sempre, con le sue inquietudini e il suo bisogno di scavare sempre oltre ciò che ha di fronte. Il risultato è un disco asciutto e spigoloso, che si avvicina molto alla canzone d’autore ma che sa anche mischiare le carte con slanci irrequieti di rock minimale e spoken word riflessivi.

Roberto Bonfanti
[scrittore e artista]

www.robertobonfanti.com

blog www.rocktargatoitalia.eu

 

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fuori il Videoclip Ufficiale di "Le Viole" dei Domani Martina

I DOMANI MARTINA TORNANO CON UN NUOVO SINGOLO: "LE VIOLE" E UN NUOVO VIDEOCLIP

"LE VIOLE", il nuovo singolo

Il brano trae il suo titolo proprio dalle viole, quei fiori che a volte nascono prima del previsto e sono sottoposti alle intemperie. 
Allo stesso modo, ciascuno di noi è esposto troppo presto alla vita e alla sua brutalità, con la pretesa però di rimanere belli e freschi per sempre.

Ma Le Viole parla di tanto altro ancora. I Domani Martina raccontano il brano con queste parole:

"abbiamo sempre desiderato che le giornate durassero molto più di 24 ore. Così come abbiamo desiderato avere quel telecomando del film “Cambia la tua vita con un click” per mettere un attimo in pausa il cervello, non fare niente. Oppure fare come quando era ora di svegliarsi per andare a scuola, che la mamma ci diceva: “Dai, è ora di alzarsi!” E rispondevamo: “Ti prego mamma, ancora cinque minuti”. [...] Dovrebbe esserci un corso preparatorio alla vita prima di cominciare a vivere".

Le Viole, come suggeriscono il titolo e i concetti dietro al brano, è una ballata dal tono dolce e malinconico. Il testo evoca un sentimento di assenza ed indifferenza nei confronti del presente, conseguenza di una profonda disillusione per il futuro ed un eccessivo attaccamento al passato. La luce di una speranza è data dalla presenza dell'amore e dalla scoperta di non essere poi così soli.
Il giro di chitarra si risolve in un ritornello avvolgente, che strizza l’occhio alla tradizione del cantautorato italiano.

Ascolta il singolo

Guarda il videoclip musicale 

Chi sono i DOMANI MARTINA 

Amici da sempre, i Domani Martina sono una pop band nata a Torino nel 2020. Sviluppano il loro sound prova dopo prova ispirandosi ai grandi della musica BritPop/Rock, indie e cantautorale italiana. Ai testi che richiamano un romanticismo melanconico e a tratti ironico, i Domani Martina combinano sempre l’energia di una base musicale ricca di chitarre e ritmicamente travolgente. Ad oggi hanno pubblicato tre singoli: Prima o Poi, Io non voglio e Uno come me. Le viole è il loro nuovo singolo, un brano nato dal testo e dalla melodia della voce, che trae ispirazione dai Radiohead.

 

 

 

 

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Leonida De Filippi: hypersonic

LEONIDA DE FILIPPI: HYPERSONIC

CURATED BY ALBERTO MATTIA MARTINI

210 GALLERY March, 4 - 27, 2022

OPENING: March, 3 2022 from 6.00 to 9.00 p.m.

Dopo aver elaborato un suo linguaggio specifico, di derivazione pop, dove reinterpretava, anticipando i tempi, le immagini mediali con il linguaggio pittorico attraverso l’imitazione del pixel digitale, da qualche anno Leonida De Filippi si è concentrato su un archetipo iconografico costituito da grandi cerchi multicolori.

Una serie che ha intitolato “Circolarity”, divenuta anche un progetto itinerante, con importanti implicazioni sociali che si sviluppano all’interno della sua attività di volontario nelle zone più povere e remote del mondo.
I quadri presentati oggi alla 210Gallery appartengono a questo ciclo: superata ogni necessità figurativa, si concentrano sul simbolo del cerchio, riducendo l’iconografia all’essenziale e approdando così all’astrazione. I cerchi, colorati a tinte piatte, dai colori vivaci e fortemente contrastati sembrano catturare lo sguardo dello spettatore verso il proprio interno, in un movimento rotatorio di grande impatto formale, che richiama le atmosfere optical e la grafica pubblicitaria degli anni Settanta. Come speiga il curatore della mostra Alberto Mattia Martini “sono oggetti dal forte ascendente iconico, forme che rimandano a immagini facilmente identificabili, essenziali, ma nelle quali vive appunto un irrefrenabile desiderio di vita, oltre e nonostante la simbologia congenita di vanitas dominante al loro interno”. In questo modo, il fruitore dell’opera è invaso da un senso di gioioso straniamento dalla realtà, e portato dall’armonia delle forme a un senso di concentrazione interiore. “Il cerchio”, spiega l’artista, “è il simbolo di energie che si diramano dall’interno all’esterno, all’infinito, ma che allo stesso tempo portano a concentrarsi sul cuore di sé stessi: dunque sulla persona, sulla mente, sulla singolarità di ognuno”.

In mostra sono presenti anche alcune sculture, sempre basate sull’iconografia del cerchio, realizzate per lo più su legno grezzo lavorato e dipinto.

DOVE: 210 GALLERY

II floor - Galleria Vik Milano Via Silvio Pellico, 8, Milano 

BIO DELL’ARTISTA

Leonida De Filippi è nato a Milano nel 1969, dove vive e lavora.
Ha esposto in mostre in tutto il mondo, da Parigi, a Lugano, a Londra, fino alla Cina e alla Corea del Sud. Tra i musei che hanno ospitato le sue opere ricordiamo: il Padiglione d’arte contemporanea di Milano, il Mart, Museo d’Arte Contemporanea di Rovereto, lo ZKM di Karlsruhe, in Germany, e la Galleria d’arte moderna di Genova. Nel 2017 ha partecipato al Wuhan Festival of Arts, in China, con un progetto itinerante che vedeva la proposizione dei suoi quadri circolari sul territorio cittadino e il coinvolgimento degli abitanti della città. Nel 2021 ha presentato la mostra “R- Esistenza”, al Palazzo della Provincia autonoma di Trento.

Contatti:

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@210gallerymilano

 

 

 

 

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