Gli ascolti di dicembre 2020.
articolo di Roberto Bonfanti
"…c'è il coprifuoco, e pensare che all'inizio sembrava quasi un gioco. […] Per sistemare la situazione c’è stato un programma alla televisione. […] poi hanno dato severe istruzioni, di stare calmi, di stare buoni.” (Edoardo Bennato).
Poche settimane fa è uscita una raccolta di Edoardo Bennato. Riascoltare alcune sue vecchie canzoni in questi giorni è spiazzante: è incredibile come il suo mondo di fiabe libertarie, a oltre quarant’anni di distanza, suoni drammaticamente attuale. A volte mi domando quanti, fra gli attuali portabandiera della musica italiana, avranno la stessa forza di continuare a rimanere del tempo.
Giorgio Canali è una delle poche certezze che ci restano e continua a esserlo anche con “Venti”, il nuovo album freschissimo di pubblicazione: un lavoro lungo, abrasivo e dolente figlio delle inquietudini e delle assurde contraddizioni di quest’ultimo anno. Venti canzoni in cui l’ex chitarrista dei C.S.I., mischiando rock, punk, canzone d’autore e un pizzico di folk con il suo stile ruvido e inconfondibile, ci sbatte in faccia le sue verità da mente libera sempre pronta a sfuggire a ogni etichetta e il suo sguardo intransigente, arrabbiato e deluso sul mondo e sulla realtà contemporanea. Un disco che colpisce come un pugno nello stomaco ma suona come una boccata d’ossigeno.
“Forever”, l’album che segna l’esordio solista di Francesco Bianconi, è un lavoro che, nel bene o nel male, difficilmente potrà lasciare indifferenti. Dieci canzoni crepuscolari, dai toni drammatici e dagli arrangiamenti raffinati incentrati su pianoforte e archi, che vanno a comporre un mosaico sonoro monolitico illuminato da alcuni lampi poetici intrisi di un intimismo crudo e diretto. Un lavoro che ci presenta un Bianconi diverso da quello a cui siamo abituati, capace di lasciare da parte il suo lato più narrativo per mettersi a nudo come mai ha avuto modo di fare nel corso del suo percorso con i Baustelle.
Agli Zen Circus non smetterò mai di invidiare la capacità di mantenere costantemente viva la propria sana genuinità da adolescenti ribelli degli anni ’90. “L’ultima casa accogliente”, la nuova prova discografica del gruppo, rappresenta sicuramente l’episodio più cupo della discografia della band o, quanto meno, quello in cui Appino e compagni vanno a scavare nel modo più doloroso e disilluso fra i drammi familiari e le incertezze umane che da sempre accompagnano la loro scrittura. Nonostante questo però il gruppo non scalfisce minimamente la propria identità, la propria freschezza e il proprio approccio genuinamente rock.
Non è facile scrivere canzoni pop che raccontano momenti quotidiani di attacchi d’ansia e depressione ma anche di continuo desiderio di rinascita. “Farmaci”, il nuovo ep del giovane Qualunque, riesce a farlo in modo accattivante attraverso cinque canzoni dalle melodie immediate, dalle sonorità da cantautore indie contemporaneo e dalla scrittura tanto intrigante e sincera quanto sfaccettata. Canzoni dal gusto agrodolce che dietro una patina di leggerezza indie-pop riescono a raccontare con spontaneità e apparente semplicità storie intrise di intima fragilità.
“La violenza della luce” è il disco con cui Gianluca De Rubentis, che molti ricorderanno come una delle menti del duo Il Genio, sembra avere trovato la quadratura pop del suo percorso solista. Otto canzoni basate su un pop tanto immediato quanto elegante e ricco di sfumature ombrose. Un pop che non disdegna qualche carezza alla canzone d’autore ma soprattutto ama lasciarsi affascinare dal lato più ricercato e meno nazionalpopolare degli anni ’80 italiani. Un pop ben congegnato, riflessivo, garbato, evocativo e intimista al punto giusto.
Roberto Bonfanti
[scrittore e artista]
www.robertobonfanti.com
blog Rock targato Italia