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Articoli filtrati per data: Marzo 2022

Il libro di Zlatan Ibrahimović "Adrenalina. My untold stories" diventa una collezione di opere d'arte digitali (NFT)

 

Non c’è nel panorama calcistico un giocatore come Zlatan Ibrahimović. La sua capacità di fare cose mai pensate prima e di rompere gli schemi non riguarda solo il calcio ma è uno stile di vita che si traduce in tutto quello che fa e che ispira chi gli sta intorno.

Ed è con questo spirito che il suo libro “Adrenalina. My untold stories” edito da Cairo Editore, un grande successo in libreria di oltre 200.000 copie, entra nel mondo dell’arte digitale e diventa un NFT, grazie a un progetto con Corriere della Sera, ArtsLife, Wrong Theory, ArtN e G-Lor. Il risultato? 11 opere d’arte digitali realizzate da alcuni dei migliori talenti nel panorama italiano, tutte accompagnate da relativo NFT, il certificato digitale che ne garantisce l’autenticità.

Il 24 marzo alle ore 18.00, su Makersplace, la nota piattaforma internazionale specializzata in arte digitale che accetta pagamenti sia tradizionali (carta di credito) che in cryptovalute, sarà possibile acquistare le prime 4 opere ispirate dalla copertina del libro e da alcuni “comandamenti” di Ibra contenuti nel libro.

 

GLI ARTISTI

Per la prima raccolta al mondo di Nft tratti da un libro la rosa di artisti coinvolti è eterogenea. Da nomi consolidati della pittura quali Giovanni Frangi e Federico Guida, al new pop di Giuseppe Veneziano, all’iper pop di Giovanni Motta, passando alla scena street di Pao e del poeta Ivan Tresoldi, per entrare nella sfera della cryptoarte con Hexeract, Davide Petraroli, il cantante High Snob aka Eskalator e il rapper Gionny Scandal. Chiude la selezione M.ARM, sodalizio artistico tra Paolo Manazza (pittore neo-informale e giornalista) e un anonimo artista nativo digitale.

ArtsLife è un giornale di cultura, specializzato in mercato, critica e storia dell’arte, punto di riferimento quotidiano per tutto quello che concerne il mondo delle aste, delle fiere, delle gallerie.

 

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LOGAN LAUGELLI: Intervista ROCK TARGATO ITALIA #28 LA COMPILATION

Ascoltala su Spotify: https://spoti.fi/3JzWx5h

LOGAN LAUGELLI presenta “Genere drammatico".

Rock d’autore in chiave minimalista. Una chitarra elettrica scandisce con toni tanto intimi quanto drammatici una serie di amare riflessioni personali frutto di uno sguardo tagliente sul mondo e su di sé. (Roberto Bonfanti)

INTERVISTA 

Partiamo con una piccola presentazione: come ha origine il tuo percorso musicale e come si è sviluppato fino a oggi?

Ho iniziato a suonare la chitarra e a cantare più o meno a 13 anni, a 16 ho messo insieme il primo gruppo con dei compagni di scuola, facevamo più che altro cover dei Nirvana e alcuni pezzi che scrivevo io in un inglese che non definirei neanche maccheronico ma casoncellico, data la mia origine orobica/camuna. Da lì ho praticamente suonato tutte le settimane, tra prove e concerti. Nel 2009 ho fondato Le Madri Degli Orfani insieme ad Andrea Manenti (altro cantautore che vi consiglio e che sta per uscire con un disco), con cui ho condiviso gli ultimi 12 anni della mia vita, inciso una manciata di dischi, alcuni autoprodotti altri no, suonato su centinaia di palchi, divertito e rotto i coglioni. Ho lasciato la band all’inizio del 2021, non per divergenze artistiche o altro, solo per dedicarmi a me stesso, alla mia musica. Contemporaneamente a Le Madri Degli Orfani ho inciso anche dischi solisti, ora faccio solo quello. Adesso come adesso preferisco lavorare totalmente in solitaria, in quanto creare un disco, produrlo da zero, per me è come dipingere un quadro, se poi piace a qualcuno tanto meglio!

Come nasce un tuo brano?Che importanza hanno le parole all'interno della tua musica? E di cosa parlano le tue canzoni?

Di solito l’idea per una canzone mi viene da una semplice frase ad effetto, un concetto, su cui costruire un intero discorso. Amo molto trattare i miei testi come fossero delle liste della spesa, spesso c’è una frase o una parola che traina tutta la canzone, altre volte sono più discorsivo. Non credo molto nei ritornelli, infatti se ce li metto non sono quasi mai identici, cambiano testo da un ritornello all’altro, in quanto il mio esempio di canzone non ha solo un inizio e una fine a livello musicale, ma anche e soprattutto lirico, quindi i miei testi hanno una progressione che porta sempre ad un epilogo. Le tematiche sono quasi sempre personali, anche quando parlo di società o cose esterne, in realtà sto esorcizzando un mio pensiero, una mia visione del mondo che in qualche modo deve uscire. Nel brano che ho presentato per la compilation di Rock Targato Italia c’è una critica alla società ma basata su come io la vedo e la vivo, su esperienze che ho fatto io e su sentimenti che provo io, non scrivo canzoni universali.

Quali sono gli artisti che più stimi nella scena italiana contemporanea?

Credo che l’Italia abbia un’ampia scelta di musica buona, se non addirittura ottima, che non ha nulla a che invidiare ad altre nazioni più mainstream. Credo anche che il modo di fare rock “all’italiana” sia molto particolare ed andrebbe salvaguardato di più. Chi sostiene che in Italia non si sappia fare rock secondo me si sbaglia di grosso, è solo un rock diverso, che nasce dalle nostre tradizioni popolari. In questo calderone io ascolto molto The Zen Circus, Le Luci Della Centrale Elettrica, Giorgio Canali, Angela Baraldi (con cui ho suonato una volta), Baustelle, ultimamente ho scoperto Giovanni Truppi, che trovo geniale a tratti. Poi chissà quanti ne ho dimenticati! Infine, un cantautore che ammiro molto ma che non è proprio famoso, è Trevisan. Raccontaci un aneddoto particolarmente significativo sul tuo percorso musicale. Nel 2017 lavoravo per un’etichetta indipendente e mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto: avevamo organizzato un tour europeo per due band ma all’ultimo una di queste aveva rifiutato per problemi economici. Ho fatto la cosa più naturale che potessi fare, ovvero propormi in sostituzione. Così ho fatto due serate in Germania da solo e tre in Francia con Le Madri Degli Orfani, poi in estate siamo andati negli studi di Abbey Road a Londra per registrare un singolo, tutto offerto dall’Abbey Road Institute.

Guardandoti attorno, al di là della musica, qual è la tua visione dell'Italia di oggi?

Noto che ci sia molto egoismo mischiato all’invidia, che se non stiamo bene noi non deve stare bene nessuno, che se qualcuno emerge nel suo campo è sicuramente un raccomandato, un paraculo, una troia. Credo che in Italia ci sia quel sentimento deleterio del tutto e subito, non si tende a pensare al futuro, a rendersi conto che ciò che facciamo oggi ce lo ritroveremo domani, nel bene e nel male. Sono contro la malagestione delle nostre vite da parte di chi ci governa, che ha il medesimo pensiero espresso poc'anzi, che crede al padron soldo più che alla sanità, alla cultura, alla solidarietà. Credo che di potenziale ce ne sia tanto, in tutti i campi, peccato che la società è poi lo specchio del governo, quindi tante cose, almeno in Italia, andranno inesorabilmente perdute se non le si dà il giusto valore. Anche i valori sono totalmente cambiati, e intendo tutti i tipi di valori, che siano materiali o morali, ormai non vale più un cazzo, vale solo la frase ironica che viene prontamente fraintesa e trasformata in polemica. Vedo tanta ipocrisia e poca voglia di fare bene.

Sogni, ambizioni o progetti per il tuo futuro?

I miei sogni si evolvono con me, ci sono sempre, sempre ci saranno, non me li toglierà mai nessuno! Quando avevo 20 anni volevo fare la rockstar, non avevo capito un cazzo… Ogni volta che ho avuto a che fare con gente di questo settore sono quasi sempre rimasto deluso, questo mi ha portato ad essere sempre più individualista e a non fidarmi troppo, con tutte le eccezioni ovviamente. Se penso di immergermi in un tour di baretti della provincia di Bergamo come fanno tanti miei amici mi viene da spararmi in testa. Beati loro che ci riescono ancora! Con questo non voglio dire che non suonerò mai più dal vivo, questo no, ma non più come prima sicuramente, per mia scelta, specialmente in questo periodo dove sia fare che assistere a concerti è di una tristezza infinita… I miei progetti per il futuro sono dischi e video, quello lo farò finché avrò qualcosa da dire. In questo senso, sto producendo un EP con un ottimo contrabbassista dove, oltre alla canzone che ho proposto per la compilation e che darà il titolo al disco, riprendo quattro brani dai miei precedenti dischi e li riarrangio in versione dark/decadente, molto minimali. Di questi brani ci sto anche girando dei videoclip. Ho in cantiere anche un altro album, che farò da solo, l’ho un po’ accantonato per dedicarmi a questo progetto che attualmente mi diverte di più

 

Francesco Caprini

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OUT OF ORDER The Collages of Louise Nevelson

Gió Marconi è lieto di presentare negli spazi di Via Tadino 15, recentemente rinnovati dallo studio Kuehn Malvezzi, OUT OF ORDER: un’importante mostra dedicata ai collages di Louise Nevelson e la nuova pubblicazione, edita da Fondazione Marconi / Mousse Publishing, sul lavoro della scultrice americana.
Il progetto complessivo è a cura dello specialista di collage Yuval Etgar ed è realizzato con il supporto della Fondazione Louise Nevelson di Philadelphia in occasione del 60° anniversario della partecipazione di Louise Nevelson alla 31. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia nel 1962, in rappresentanza degli Stati Uniti.

In contemporanea alla mostra OUT OF ORDER, Louise Nevelson è una delle 213 artiste e artisti della 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Il latte dei sogni, a cura di Cecilia Alemani ed è protagonista della mostra Louise Nevelson. Persistence, organizzata dalla Louise Nevelson Foundation presso le sale delle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco, quale Evento Collaterale ufficiale della 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

L’esposizione milanese raccoglie un’ampia selezione di collages che l’artista, forte della lezione cubista appresa durante i viaggi in Europa, realizza a partire dagli anni Cinquanta, combinando supporti lignei e cartacei e ottenendo originali esiti prospettici.
L'eredità di Louise Nevelson nei campi della scultura e della creazione di collages è stata a lungo associata alla sua capacità di trasformare l'ambiente tradizionale della casa da un simbolo della sensibilità femminile, dell'addomesticamento e della sfera intima a espressione monumentale di libertà creativa. Per raggiungere questo obiettivo Nevelson ha sperimentato un nuovo approccio ecologico alla creazione artistica: ogni elemento della casa veniva riciclato sotto forma di scultura.
Il processo artistico si concludeva con la realizzazione ossessiva dei suoi strumenti di pensiero più preziosi – i collages – utilizzando una straordinaria gamma di materiali provenienti dalla sua stessa casa e dal suo studio.
Attraverso un’indagine attenta dei suoi collages, il progetto espositivo OUT OF ORDER evidenzia che il modello fondamentale del linguaggio artistico di Nevelson non era onnicomprensivo. Nevelson ha infatti prodotto gruppi coerenti di opere basandosi su elementi formali vicini alla sua ricerca artistica come specifici materiali, strategie e questioni formali. Come lei stessa ha dichiarato in più occasioni, "il modo in cui penso è il collage".
Questo progetto ha l’ambizione di porre nuovi presupposti per il dibattito, lo studio e l'analisi del lavoro di Nevelson nel collage e nella scultura, seguendo la proposta dello storico Yuval Etgar di dividere i collages di Nevelson secondo attributi chiave, che si basano sulla composizione del materiale e sull'approccio tecnico e che includono categorie come "contenitori", uso di “pittura spray", "carte strappate", "materiali di scarto" e "oggetti d’uso", invitando così visitatori e lettori a riflettere sulla vastità della potenzialità creativa che Nevelson ha saputo recuperare dai resti della vita quotidiana.


CONTESTO


Louise Nevelson nasce a Pereiaslav, vicino Kiev, in Ucraina, nel 1899. Emigra con la sua famiglia negli Stati Uniti nel 1905, stabilendosi nel Maine. Negli anni ’30 torna in Europa e studia con Hans Hofmann a Monaco prima di unirsi alla Art Students League di New York. La prima personale di Louise Nevelson si svolge alla Nierendorf Gallery a New York nel 1941. Nei primi anni Cinquanta si reca in Guatemala e Messico per studiare l’eredità delle culture precolombiane, esperienza che influenza profondamente la sua pratica artistica. Nel 1967, in seguito alla personale al Whitney Museum of American Art e diverse commissioni per spazi pubblici, Louise Nevelson riceve il riconoscimento come una delle principali voci della scultura nordamericana. Eppure le sue inaspettate combinazioni di oggetti ritrovati, carta e materiali domestici legano il suo lavoro più strettamente a una stirpe di artisti che hanno esplorato i legami tra collage, assemblaggio e scultura, dai predecessori Kurt Schwitters e Jean Arp ai contemporanei Robert Rauschenberg e Giovanni Chamberlain. I collages di Louise Nevelson si possono ammirare nelle collezioni di numerosi importanti musei negli Stati Uniti e in Europa, tra cui Whitney Museum of American Art, New York; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington DC; Walker Art Center, Minneapolis; Tate Modern, Londra; Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino; Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk; Moderna Museet, Stoccolma; Museum Ludwig, Colonia.



IL VOLUME


Out of Order: The Collages of Louise Nevelson è il primo studio dedicato esclusivamente al lavoro dell’artista sui collages. Il volume, edito da Fondazione Marconi / Mousse Publishing, parte da un attento esame materiale e tecnico di questo corpus di opere, prima di considerare più ampiamente il ruolo del collage nella pratica dell’artista.
La pubblicazione si compone di due saggi principali: il primo, dello storico dell’arte e curatore Yuval Etgar, divide la produzione di collages di Louise Nevelson in sei categorie principali, collegandole a tendenze parallele nel collage durante gli anni Cinquanta e Sessanta, nonché a precedenti esempi nella storia di questa pratica. Il secondo saggio, della storica dell’arte tecnica Pia Gottschaller, approfondisce il complesso processo con cui Louise Nevelson selezionava gli oggetti per i suoi collages e analizza i suoi metodi di lavoro e il trattamento di questi materiali.
Il volume include più di 250 tavole a colori di collages di Louise Nevelson provenienti da varie collezioni di tutto il mondo.

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concerto jazz con Antonio Faraò, Yuri Goloubev, Vladimir Kostadinovic

Al Teatro Gerolamo sabato 2 aprile lo straordinario pianista e compositore Antonio Faraò riunisce il suo nuovo trio con Yuri Goloubev al contrabbasso e Vladimir Kostadinovic alla batteria.

Il concerto verrà presentato da Gianni Deberardinis noto conduttore televisivo, autore musicale e produttore discografico.

Verranno eseguite composizioni originali alternate a standard rivisitati. Una formazione con la quale Antonio Faraò sta sperimentando nuove strade, dove l’improvvisazione e la libertà sono le chiavi di una performance dal vivo ispirata al suo approccio prodigiosamente ampio al jazz e alle sue molteplici influenze.

Autentica punta di diamante del panorama jazz internazionale, pianista ammirato da Herbie Hancock, ha suonato con i più prestigiosi artisti (Joe Lovano, Didier Lockwood, Miroslav Vitous, Jack Dejohnette, Chris Potter, Benny Golson, Ivan Lins…) Antonio Faraò è da mettere senza dubbio fra i musicisti europei che hanno raggiunto uno standard espressivo al livello degli americani. Il suo stile è inconfondibile: una brillantezza tecnica con un’impetuosa carica emotiva, una notevole vena compositiva e un travolgente senso ritmico.

Nel 1998 riceve il più prestigioso dei riconoscimenti: il primo premio al "Concorso Internazionale Piano Jazz Martial Solal", indetto dalla Città di Parigi. Un evento che ha lanciato Faraò ancora più intensamente nei circuiti europei della musica contemporanea, e lo ha portato ad incidere, dopo alcuni dischi prodotti in Italia, vari album da leader per l'importante etichetta tedesca Enja Records come "Black Inside" nel 1998 con Jeff “Tain” Watts e Ira Coleman o "Thorn", nel 2001, in cui Faraò è accompagnato da Jack DeJohnette, Chris Potter e Drew Gress.

Antonio Faraò è stato invitato diverse volte da Herbie Hancock per partecipare all’ International Jazz Day evento mondiale del jazz organizzato dall’Unesco e dalle Nazioni Unite assieme a Brandford Marsalis, Kurt Elling, Wayne Shorter, Marcus Miller, Al Jarreau…e molti altri. Nel suo ultimo album Eklektik (Warner Music) invita diversi artisti di fama mondiale come Snoop Dogg, Marcus Miller, Bireli Lagrène e molti altri

“Non mi capita spesso di essere sorpreso da registrazioni di musicisti, come lo sono stato quando per la prima volta ascoltai uno degli ultimi CD di Antonio Faraò. Ciò che mi ha colpito è stata la sensazione che ho sentito dentro di me. C'è talmente tanto calore, convinzione e grinta nel suo modo di suonare.  Mi ha immediatamente attratto la sua concezione armonica, la gioia dei suoi ritmi e il suo senso di swing, la grazia e il candore delle sue linee melodiche improvvisate. Antonio non è solo un ottimo pianista, è un grande”Herbie Hancock

 

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LEMURI, IL VISIONARIO Intervista ai protagonisti di Rock Targato Italia

LEMURI, IL VISIONARIO “La Strada degli Spiriti”

ROCK TARGATO ITALIA #28

LA #COMPILATION

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INTERVISTA ALL'ARTISTA

Come ha origine il tuo percorso musicale e come si è sviluppato fino a oggi?

Il mio percorso artistico nasce a Pordenone alla fine degli anni 80’ nell’ambito di un movimento di gruppi allora noto come “The Great Complotto”. Lì incontrai Davide Toffolo (TARM) e Gianmaria Accusani (Prozac+) ed insieme fondammo i FUTURITMI. Il nostro percorso raggiunse il suo apice nel 1990 con un disco prodotto da Nick Griffiths (Pink Floyd) e l’esibizione al teatro Ariston a Sanremo Rock. Qualche anno dopo lo scioglimento del gruppo mi trasferii a Milano dove incominciai la mia carriera di autore e cantautore. Dopo moltissime esperienze e collaborazioni musicali e teatrali, nel 2010 creai il mio alter ego Lemuri il Visionario e cominciai un bellissimo viaggio che è ancora felicemente in pieno corso.

Come nasce un tuo brano? Che importanza hanno le parole all'interno della tua musica?

E di cosa parlano le tue canzoni? Nasce quasi sempre a notte fonda e da estatici momenti di improvvisazione pianistica alternati ad ozio creativo. Sdraiato su un divano il pensiero comincia a volare oltre quella dimensione di falsa concretezza che noi siamo soliti chiamare realtà. Libero, data l’ora, dalla schiavitù di compiere e programmare azioni utili alla mera sopravvivenza ma quasi sempre inutili alla felicità dell’anima, la fantasia mi trasporta in una dimensione parallela. Quando un pensiero o un’emozione mi conquistano so immediatamente di cosa parlerà la mia nuova canzone. Le parole sono ovviamente fondamentali. Mi capita spesso far nascere prima il testo della parte musicale. Questo mi dà anche la possibilità di usare l’armonia, la melodia e il ritmo più adatti per descrivere il significato della canzone. Come una sorta di colonna sonora in pratica.

Quali sono gli artisti che più stimi nella scena italiana contemporanea?

Devo dire che purtroppo non mi sento molto rappresentato dalla contemporaneità. L’esplosione del Rap e della Trap hanno creato una distanza espressiva per me difficile da colmare. Diciamo che la mia vera passione resta la musica inglese anni 70/80 ed la grande scuola dei cantautori italiani. Attualmente credo di poter nominare tra i miei preferiti in Italia Samuele Bersani, Bungaro e Brunori Sas. Raccontaci un aneddoto particolarmente significativo sul tuo percorso musicale. Beh, la cosa più particolare è il fatto che per una serie di strane coincidenze io sia l’interprete vocale maschile del famosissimo successo dance rumeno del 2004 “Dragostea Din Tei”. Ormai un vero evergreen che eseguo con successo in una chiave diversa durante i miei concerti raccontando al pubblico l’incredibile genesi del progetto.

Guardandoti attorno, al di là della musica, qual è la tua visione dell'Italia di oggi?

 Direi che pur mantenendo in qualche modo sempre intatto il mio fanciullesco entusiasmo verso questo fantastico viaggio chiamato vita, devo ammettere di essere sempre più preoccupato per la piega sempre più cinica e materialista che sta prendendo il mondo intero e l’Italia in modo particolare. Le persone, indottrinate sin dall’infanzia da famiglia, educazione scolastica, media e istituzioni, mettono al centro dei loro pensieri l’aspetto economico e finanziario a scapito degli ideali e soprattutto dei sogni. Ecco, per gli italiani oggi sognare ad occhi aperti è sempre più un’azione controcorrente e quindi l’arte, che da sempre rappresenta il sentire profondo di un popolo, rispecchia in pieno questo momento storico così difficile per tutti noi. In ogni caso non c’è scelta. Bisogna continuare a lottare.

Sogni, ambizioni o progetti per il tuo futuro?

A 10 mesi dall’uscita del disco “Viaggio al centro di un cuore blu” posso dire che a causa della pandemia abbiamo potuto fare molta promozione on line e sui social ma meno concerti live del previsto. Le aspettative a partire dall’estate 2022 sono migliori e quindi spero vivamente di poter recuperare ed incontrare finalmente il pubblico. Nel frattempo, sto già scrivendo nuove canzoni e l’obbiettivo per quest’anno è anche quello di riuscire ad aumentare il numero di passaggi televisivi e radiofonici per far conoscere Lemuri il Visionario e le sue canzoni ad un pubblico sempre più vasto.

Francesco Caprini

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Le notizie di WOW - Spazio Fumetto

Pochi attori possono dire di aver avuto una vita avventurosa quanto Carlo Pedersoli, nuotatore di livello olimpionico, camionista in Sud America ed eroe di decine di film a base di humour e cazzotti.
Domenica 20 marzo alle ore 16:00 WOW Spazio Fumetto e Figurine Forever vi invitano all'evento Bud Spencer Forever: un incontro con Marco Sonseri e Roberto Lauciello, autori del graphic novel e della figurina solidale dedicati al gigante buono del cinema italiano.
Evento a ingresso libero; al termine dell’incontro, gli autori saranno disponibili per firme e sketches.

Continua solo fino al 27 marzo la mostra Fumetto. I Comics Made in Italy: una grande rassegna dedicata al fumetto italiano, alla sua storia, alla sua evoluzione e ai suoi grandi autori.

Oltre 100 opere originali e 200 pubblicazioni, una grande occasione per ammirare tavole di Hugo Pratt, Guido Crepax, Benito Jacovitti, Magnus, Sergio Toppi, Grazia Nidasio e tantissimi altri maestri della nona arte.

Mostra e attività correlate sono vincitrici dell'avviso pubblico "Promozione Fumetto 2021" promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

L’attività didattica del progetto è realizzata con il sostegno di F.I.L.A. – Fabbrica Italiana Lapis ed Affini, in particolare attraverso il suo marchio LYRA.

Le avventure di Gertrude: dal 19 marzo al 16 aprile a WOW Spazio Fumetto arriva una mostra a ingresso libero organizzata da Global Thinking Foundation, incentrata sul graphic novel Gertrude El Khatun, realizzato da Nico Vassallo e Marcello Restaldi (Anonima Fumetti).
Al centro della storia i temi della diversità e dell’inclusione, narrati attraverso l’incredibile vita di Gertrude Margaret Lowthian Bell.

Inaugurazione sabato 19 marzo alle ore 16:00 alla presenza del direttore del museo Luigi F. Bona e della presidente e fondatrice di Global Thinking Foundation Claudia Segre.


"Le avventure di Gertrude" sono parte del progetto Crei-amo cambiamento, vincitore del bando "Per il libro e la lettura" della Fondazione Cariplo. Partner del progetto Fondazione Franco Fossati, Cogess e Global Thinking Foundation, con il supporto de Il Mondo Creativo Teatro.

Tornano i laboratori del weekend di Didattica WOW: domenica 20 marzo scopriremo insieme come disegnare folletti, fate, gnomi e altre creature leggendarie tipiche della tradizione popolare!

Il laboratorio è dai 6 anni. Per partecipare, prenotazione obbligatoria a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo." target="_self">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

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Piccoli Pomeriggi Musicali - Gian Burrasca

La sala del Teatro Dal Verme è pronta ad accogliere il pubblico dei più piccoli domenica 20 marzo alle ore 11, per il sesto appuntamento della 15a Stagione dell’Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali dedicato a uno dei più celebri e amati testi della letteratura per l’infanzia italiana: Il giornalino di Gian Burrasca che, nell’adattamento drammaturgico dei registi Manuel Renga e Andrea Piazza, diventa solo Gian Burrasca.

Le vicende dell’indisciplinato Giannino Stoppani, soprannominato “Gian Burrasca” nel romanzo in forma di diario di Vamba (pseudonimo di Luigi Bertelli) pubblicato tra il 1907 e il 1908, sono diventate iconiche della società italiana di inizio Novecento e oggetto di numerose trasposizioni tra cui lo sceneggiato televisivo del 1964 diretto da Lina Wertmüller con Rita Pavone.

Per questa nuova versione interpretata dall’attrice Sara Dho, in scena ci sarà l’Orchestra dei Piccoli Pomeriggi Musicali, composta da di giovani e giovanissimi esecutori tra i 7 e i 17 anni, diretta come sempre da Daniele Parziani che, sin dalla fondazione, segue questo progetto di formazione dei giovani musicisti.

Le musiche eseguite, scelte per accompagnare i vari momenti del racconto, provengono per la maggior parte dal repertorio tradizionale di molti paesi oppure da loro trascrizioni d’autore (Astor Piazzolla Libertango; Pëtr Il'ič Čajkovskij L'organetto di Barberia da Album per la Gioventù op. 39; Rodgers&Hammerstein Suite da Oklahoma!) e sono tutte caratterizzate da ritmi sostenuti e ben delineati, come le energie infinite di Gian Burrasca.

«Molto spesso si dice che il mese di marzo sia pazzerello – scrivono il direttore d’orchestra Daniele Parziani e il regista Manuel Renga – forse per l’arrivo della primavera e per la voglia che viene a tutti noi di uscire, di correre all’aperto, di fare scherzetti… anche se il Carnevale è già passato, è ancora un po’ nell’aria... Dopo avervi presentato le musiche carnevalesche italiane infatti, siamo pronti a farvi ascoltare le musiche popolari provenienti da diverse regioni del Sud America (dove il Carnevale, si sa, è molto sentito) per poi passare alla tradizione del musical del Nord America; alterneremo quindi la cultura “pop” a quella “tradizionale”, cioè “folk”, anche di origine anglosassone. Ritmi sostenuti e binari, si confronteranno poi con un elegante brano classico di Čajkovskij, in tempo di valzer, e quindi ternario, per educare all’ascolto di questa varietà nel tempo musicale. Per questo marzo pazzerello abbiamo deciso di raccontarvi quest’oggi non una fiaba, ma una storia accaduta davvero (forse), la storia di un bambino piuttosto dispettoso. La storia di Giannino Stoppani, detto Gian Burrasca. Il giornalino di Gian Burrasca è un romanzo scritto da Vamba nel 1907 e pubblicato prima a puntate su “Il giornalino della Domenica” tra il 1907 e il 1908, poi in un libro nel 1912. Pensate all’inizio del 1900, quindi ormai più di un secolo fa le storie, quelle belle, quelle che tutti avevano voglia di leggere, venivano pubblicate a puntate sul giornale, ogni settimana un nuovo capitolo, una nuova avventura e tutti aspettavano proprio la domenica per sapere come la storia sarebbe andata avanti, per leggere i nuovi capitoli. E così capitò con Il giornalino di Gian Burrasca che oggi Sara Dho vi racconterà, interpretando tanti dei personaggi che vivono in questa storia. Giannino era un ragazzino di 8 anni, dispettoso, che viveva con la famiglia in Toscana e ne combinava una al giorno. Anzi, in certe giornate, anche una ogni due o tre ore!  Non lo faceva con cattiveria, no assolutamente, ma era più forte di lui, quando una marachella era nell’aria ecco che c’era Giannino, tanto che dopo un petardo nella sottana della zia, dopo una bimba con tutti i capelli tagliati, dopo un sasso nell’occhio dell’avvocato, la sua famiglia decide di spedirlo in collegio. “Se non fai il bravo finisci in collegio, proprio come Gian Burrasca!” Quante volte l’ho sentito ripetere ai miei genitori quando ero un bimbo. E quanti di voi lo sentiranno ancora oggi! È importante fare i bravi, è importante non fare marachelle, è importante trovare un modo per divertirsi che non faccia male a nessuno. Questo provano a spiegare i grandi a Gian Burrasca. Lo capirà? E tutti voi lo avete capito oppure siete come Gian Burrasca? Sicuramente questa storia ci permette di fare una bella riflessione sulla libertà. Che cosa è la libertà? Quando finisce la mia libertà e comincia quella degli altri? Siamo liberi di fare quel che vogliamo oppure prima di agire è meglio chiedersi se quello che stiamo facendo può far male a qualcuno? Se la mia libertà da fastidio ad un amico o amica, un genitore, una compagna, forse non è davvero libertà. E allora ci piacerebbe che tutti, tornando a casa provassero anche solo per un attimo a pensare a questa libertà, a capire qual è il limite oltre il quale non bisogna andare per stare bene insieme. Noi siamo uomini e donne, bambini e bambine e stiamo bene insieme, in gruppo, in famiglia, in comunità. Stare insieme è bello, ha delle regole che, se rispettate, garantiscono la libertà di tutti. Buona domenica e… non prendete troppo spunto dalle marachelle di Gian Burrasca!».

La 15a Stagione dell’Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali è organizzata in collaborazione con Finzi Academy che si occupa della formazione dei circa 60 giovani musicisti, tra i 7 e i 17 anni, provenienti dal Conservatorio di Milano e da altre Scuole e Accademie musicali cittadine, impegnati a seguire annualmente questo progetto di formazione nato nel 2007 con l’obiettivo di per promuovere la cultura orchestrale tra i bambini avviati allo studio della musica.

La Stagione 2021/2022 è intitolata Ti racconto una storia ed è composta da sette spettacoli-concerti domenicali, con cadenza mensile, da ottobre ad aprile, tutti diretti da Daniele Parziani. Ogni concerto è dedicato a un testo di letteratura per l’infanzia e prevede la partecipazione di attori impegnati nella narrazione e la regia di Manuel Renga e Andrea Piazza, così da accompagnare il pubblico – composto in maggioranza da giovanissimi spettatori come i musicisti sul palcoscenico – nel modo più coinvolgente e emozionante.

Ultimo appuntamento domenica 10 aprile con un grande classico come “Biancaneve” dei Fratelli Grimm e le musiche di Mozart. Gli spettacoli hanno inizio sempre alle ore 11.

 

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Una chiave e Une chrononaute à Paris: il perdono di se stessi secondo Caparezza e Murubutu

 

Il confronto con il proprio passato è inevitabile: a tutti noi sarà capitato di guardare con un lieve senso di imbarazzo alla nostra versione più giovane, alle scelte e alle decisioni che quella persona ha preso, a determinati tratti del suo carattere; tuttavia, tutto ciò non fa che instaurare una spirale di negatività, nella quale rimpianti e rimorsi si avvinghiano a quella stessa immagine di noi, che diventa così un fantasma che ci portiamo dietro e con il quale, prima o poi, dobbiamo inevitabilmente fare i conti. E proprio di questa resa dei conti ci parlano Caparezza e Murubutu nei due brani citati nel titolo.

Nonostante il punto di partenza comune, nei due testi è possibile rilevare alcune notevoli differenze nella trattazione del tema cui abbiamo appena accennato. Murubutu lo fa con la solita vena narrativa che contraddistingue i suoi testi, trasportandoci in una grigia e piovosa Parigi nella quale incontriamo Greta, una giovane pittrice rinchiusasi nella sua soffitta e la cui depressione è alleviata solo dalla pioggia che copiosa scivola sui tetti, sui vetri e sulle grondaie della capitale francese, peraltro ormai l’unico paesaggio che riesca a stimolare la sua creatività artistica; un giorno sente fischiare alla finestra e, affacciandosi, vede una vecchia che non conosce, ma che un po’ le assomiglia. Al contrario di Murubutu, Caparezza mette proprio se stesso al centro del brano, e immagina di avere una conversazione con un Michele più giovane, verosimilmente adolescente, al quale cerca di infondere coraggio e forza per uscire dal labirinto senza pareti che lo imprigiona. Proprio in quest’ultimo brano, il Michele-uomo fa un’affermazione che potrebbe essere pronunciata anche dalla Greta-anziana di Murubutu:

Siamo la stessa cosa, mica siamo imparentati
Ci separano solo i calendari

A questo punto, però, i due testi divergono nettamente. Nel brano di Murubutu ci troviamo di fronte a una soluzione che potremmo dire lineare, in cui la Greta-anziana riesce a far riacquistare in più forme più forza ogni volta alla sua controparte giovane, che ritorna così ad aprire la finestra della soffitta nonostante il sole: la sua missione è compiuta, ha preso per mano la sua versione giovane e l’ha portata a una maggiore consapevolezza. Nel brano di Caparezza assistiamo invece a qualcosa di completamente diverso: se, come abbiamo detto, nelle prime due strofe il rapporto tra il Michele-uomo e il Michele-ragazzo si snoda sulla falsa riga di quello tra le due Greta, nell’ultima assistiamo a un ribaltamento di prospettiva in cui le certezze dell’uomo si sgretolano, nell’intuizione di ritrovarsi, decenni più tardi, ingabbiato in una prigione che, seppur nuova nella forma, rimane pur sempre tale. A questo punto, nel suo dialogo immaginario con il ragazzo, è proprio quest’ultimo che infonde coraggio all'uomo, ricordandogli che una via di fuga dalla prigione è sempre possibile, perché non è vero che non c’è una chiave.

Indipendentemente dalle differenze appena messe in luce, permane nelle due tracce un motivo di fondo comune: l’assenza di conflittualità nel guardare al sé più giovane. Ciò che i due artisti ci invitano a fare, quindi, è guardare al nostro passato con un’indulgenza priva di autocommiserazione, così da arrivare a liberarci da quei fantasmi che, lungi dall'intaccare il solo passato, si ripercuotono anche nel presente. 

 

Blog: Rock Targato Italia

Foto copertina: Facebook.com/Caparezzaofficial e Facebook.com/Murubutu

 

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LA FORMA DELLE NUVOLE, Intervista, Rock Targato Italia

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LA FORMA DELLE NUVOLE “Congiunti”

Chi sono i protagonisti della compilation ROCK TARGATO ITALIA #28?

LA FORMA DELLE NUVOLE - INTERVISTA 

Partiamo con una piccola presentazione: come ha origine il vostro percorso musicale e come si è sviluppato fino a oggi?

La nostra collaborazione musicale ha avuto inizio con il gruppo di Dario “La Svolta Psichedelica”, al quale Giulia si è unita come seconda voce, partecipando alla registrazione del cd “Il rigore esistenziale” (2011). Dopo lo scioglimento del gruppo, nel 2014 è nata “La Forma delle Nuvole”. Abbiamo iniziato a suonare in versione acustica i brani di Dario, precedentemente proposti in chiave elettrica dalla Svolta Psichedelica. L'esordio live è avvenuto nel novembre 2014, in un evento organizzato al Legend Club proprio da DivinAzione Milano. Abbiamo proseguito la nostra attività dal vivo nei contesti più disparati: locali, cortili, feste all'aperto, festival, serate di divulgazione astronomica, house concerts, matrimoni di amici. Nel 2016 abbiamo pubblicato il nostro primo album, “Il Debutto!”, autoprodotto in collaborazione con la U.d.U. Records. Nel frattempo il nostro repertorio si è arricchito di nuovi brani, composti da entrambi. Nel 2018 abbiamo presentato dal vivo anche un tributo a Syd Barrett, proponendo una scelta dei suoi pezzi, alternati alla lettura di testi relativi all'artista, a cura di Mirco Delfino. L'anno dopo abbiamo registrato la cover di “Love Song” dello stesso Barrett, che è stata inserita in una compilation a lui dedicata. Il progetto è stato realizzato da Dario in collaborazione con Nino Gatti (the Lunatics) e pubblicato nel 2021 dall'etichetta inglese Gonzo Multimedia. Al momento stiamo registrando il nostro secondo album. -

Come nasce un vostro brano? Che importanza hanno le parole all'interno della vostra musica? E di cosa parlano le vostre canzoni?

Di solito la nostra attività creativa inizia da uno dei due, che propone all'altro un nuovo brano in versione chitarra e voce. L'ispirazione quindi è solitamente individuale e funziona per entrambi con la nascita in contemporanea di parole e musica. Il passo successivo è il lavoro di arrangiamento e composizione delle altre parti strumentali, che viene svolto insieme. Ognuno quindi contribuisce con le proprie idee al brano dell'altro. In alcuni casi, come per “Congiunti”, la composizione invece avviene in maniera complementare: fin dall'inizio, ognuno partecipa alla creazione del pezzo. Abbiamo poi un archivio di libere improvvisazioni strumentali casalinghe, dalle quali potrebbero scaturire idee per nuovi pezzi. Per quanto riguarda le parole, sono una parte fondamentale delle nostre canzoni. Solitamente nascono spontanee, poi può esserci un lavoro di aggiustamento e rimodellamento. A Dario piace lavorare con la loro musicalità e sonorità. I nostri testi parlano a volte di stati d'animo, a volte invece raccontano storie, che spesso nascondono riflessioni esistenziali. I brani dell'album che stiamo registrando ruotano intorno a personaggi animali. Alcune canzoni hanno la leggerezza delle storie per bambini, ma possono avere anche altre chiavi di lettura. Abbiamo poi altri brani già presentati dal vivo, che trattano argomenti a carattere astronomico, proposti con un tocco ironico e surreale. -

Quali sono gli artisti che più stimate nella scena italiana contemporanea?

In ordine sparso, Tricarico, Carmen Consoli, Cesare Cremonini, Cristina Donà, Jovanotti, Bugo, Fulminacci. Ci teniamo inoltre a citare alcuni musicisti della scena locale della provincia di Como, collegati all'etichetta DES Records: Massilanciasassi, Samu, Tommy, Sench e i Potage, gli Animal Boy. - Raccontateci un aneddoto particolarmente significativo sul vostro percorso musicale. Potremmo raccontare del fatidico 28 giugno 2015, quando abbiamo fatto 3 concerti in un solo giorno. La mattina alle 8.00 siamo partiti con gli strumenti in spalla per un sentiero di montagna, per raggiungere la postazione a noi assegnata all'interno del percorso della “Via Melodiosa”. L'iniziativa prevedeva un itinerario musicale, con tanti musicisti diversi, lungo il sentiero che porta alla Basilica di S. Pietro al Monte, a Civate (LC). Abbiamo suonato per due ore, per poi ridiscendere e prepararci in fretta per il concerto successivo. Alle 15.00 eravamo sul palco di una piazza a Veduggio (MB), per una festa con eventi all'aperto. Ultima tappa, alle 18.00, alla festa dell'ANPI di Besana Brianza (MB), dove abbiamo suonato qualche brano, concludendo il nostro tour giornaliero con una bella mangiata partigiana. -

Guardandovi attorno, al di là della musica, qual è la vostra visione dell'Italia di oggi?

E' un tema talmente ampio, che non ci sentiamo adeguati a dare una risposta esaustiva. La nostra percezione è che a predominare sia la voglia di uscire dalla situazione difficile che abbiamo attraversato negli ultimi due anni a causa della pandemia. Ci sembra sia aumentata, in generale, la paura nelle persone. Questo ha portato ad accentuare sentimenti negativi, di intolleranza verso gli altri, verso chi è ritenuto diverso. La nostra canzone, “Congiunti”, esprime il desiderio e lo slancio opposti, di apertura e fiducia. -

Sogni, ambizioni o progetti per il vostro futuro?

Esprimiamo un desiderio inconfessato, quello di partecipare al Festival di Sanremo. C'è la canzone già pronta nel cassetto. Rimanendo più realistici, abbiamo in progetto la registrazione di diversi album, avendo già un bel numero di brani nuovi che aspettano. Infine, come tutti, speriamo di riprendere a suonare presto dal vivo, che è la cosa che più amiamo fare.

 

Francesco Caprini

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Fuori ora il nuovo singolo dei Sound's Borderline, "Shameless"

Chi sono i Sound's Borderline

I Sound’s Borderline nascono nel 2015 in Puglia e si distinguono da subito per il loro stoner rock/dirty rock con influenze blues rock.
Il loro progetto musicale nasce dall'esigenza di farsi sentire anche a costo di gridare a squarciagola, cifra stilistica della band.

Al sound distintivo del quartetto si accompagnano testi pungenti, coincisi, a volte strambi, e sonorità incalzanti.

La band è composta da Angelo Argento (voce, chitarra ), Ylenia Ancona(basso), Matteo Furio(batteria).

"SHAMELESS", il nuovo singolo


Shameless è la trasposizione delle emozioni che si provano nel momento in cui si viene traditi. Il tradimento (non solo amoroso) commesso senza vergogna, provoca emozioni negative, che vanno in contrapposizione con l’amore che si prova ancora nei confronti del traditore e con tutto ciò che abbiamo fatto per o con quella persona.

Nel brano viene descritta una scena di tradimento amoroso dove il protagonista non riesce a fare a meno di pensare ai tratti fisici indimenticabili della persona che ha amato, struggendosi in quella strana emozione mista tra rabbia, amore e delusione.

 

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